– A Morciano un tempo la scuola di musica era gratis. Era di preparazione all’ingresso nella mitica banda cittadina. Infatti, l’istituzione si chiamava “Scuola di musica di Morciano ad indirizzo bandistico”.
Trentuno anni fa, Umberto Gnassi è un bambino di 8 anni; i genitori lo iscrivono alla scuola; sono ottimi pomeriggi formativi. In quella mandata c’era anche il fratello Dino (anch’egli affermato musicista) e i fratelli Marzi (Mario, sassofonista al teatro alla Scala e Stefano, clarinettista) una carriera di musica e soddisfazioni.
Loro professore era Francesco (per tutti Checco) Imola, un autentico mito, maestro per decine e decine di allievi, di Morciano e non solo. Così lo ricorda Gnassi: “Un uomo dalla pazienza infinita. Carismatico. Parlava poco. Prima di farci suonare lo strumento, ci faceva lavorare. Potevamo accarezzarlo dopo un anno e mezzo-due di solfeggio. Forse questa è una delle ragioni per le quali a Morciano sono nati tanti musicisti bravi. Chi resisteva alla fatica, veniva fuori. Aveva dentro il sacro fuoco della musica”.
A 12 anni, la famiglia Gnassi si trasferisce a San Giovanni. A poco più di 20, Umberto si sposa e fa tappa a Misano Adriatico, dove ancora oggi abita.
A chi gli chiede che cos’è la musica, risponde: “La vita. Tutto. La possibilità di vivere bene l’esistenza. La cultura, in generale, teatro, cinema, pittura, è un bel motivo per vivere. Sono strumenti che ti fanno apprezzare le cose che vedi e ti circondano. Non so se attraverso di esse la sensibilità aumenti o ce l’abbianmo già dentro, ma sicuramente aiutano”.
La sua vita racconta quanto detto: un lungo, e continuo, corso di formazione. E di sorprese. Dopo il diploma di sassofono presso il conservatorio Rossini di Pesaro, frequenta il primo corso jazz; per specializzarsi nel ’93, dopo 4 anni di studio. Una sua data importante è il ’97; insieme ad ltri 21 elementi viene scelto per formare di jazz, diretta da Demo Morselli, che accompagna Maurizio Costanzo nel suo show e a “Buona domenica”. Sempre con la band di Morselli ha inciso dischi per Venditti, Jovanotti. Nel 2003, per non perdere il filo con lo studio e la curostà, si diploma in clarinetto. Oggi, è affascinato dal pianoforte.
Parallela all’attività artistica, ha tenuto lezioni di lettura e interpretazione jazz. L’ultima pochi mesi fa a Udine, insieme al cattolichino Marco Gerboni (la classica).
Per Gnassi è arte, emozione a tutto tondo, senza affettati distinzioni di generi. Ama il jazz, non disdegna la classica. Suona anche nell’orchestra di liscio Castellina Pasi. Davvero, c’è la cattiva abitudine di non suonare. La maggioranza delle orchestre di piazza, o da locali, fa finta. Suona in play back. E’ sufficiente notare le mosse degli orchestrali con il ritmo musicale. In tanti, si grattano la schiena nel bel mezzo del motivo. Gli appassionati si dovrebbero ribellare.
Ha appena fondato una sua band jazz “Welcome to the Django” (in onore del talentato jazzista degli anni Trenta).
Lontano dal palco ha una marea di passioni; primi tra tutti la buona tavola e gli ottimi vini.
Quest’anno è finita la sua collaborazione con Costanzo. Ha aspettato il famoso uomo di spettacolo per un saluto. Per Umberto prima do ogni cosa c’è l’uomo.