– Non sa esattamente cosa vuole, la gente che nelle conversazioni nei bar afferma che la politica italiana ha bisogno dell’uomo forte. Questo, almeno, pensiamo noi, che distinguiamo tra i motivi di questa invocazione comprensibilissimi e il programma politico che si vorrebbe vedere realizzato dall’ “uomo forte”, un programma che resta avvolto nella nebbia.
I motivi sono chiari: ci sono troppi partiti; i partiti sono in mano alle forze economiche; la corruzione dilaga e dilagano le truffe ai danni dello stato; l’evasione fiscale è enorme, e (anche per questo) le tasse sono troppo alte e ce ne sono troppe; ci sono in giro troppi immigrati clandestini, non di rado autori di furti e rapine; la droga distrugge i nostri giovani ecc. ecc.
Verissimo. Ma a questi problemi, o a parte di essi, i francesi rispondono non già con l’uomo forte, bensì con Sarkozy (che chiama diversi socialisti nel suo governo), i tedeschi con la signora Merkel (che governa con i socialdemocratici), gli inglesi con Gordon Brown (che è uomo dalle idee chiare, non uomo forte). E’ vero che un uomo forte la Francia l’ha avuto, nel generale De Gaulle. Ma De Gaulle resta una solitaria eccezione, nella storia europea del secolo XX: è stato un eroe della Resistenza contro il nazifascismo e ha dato l’indipendenza all’ Algeria. La Francia è vaccinata contro gli uomini forti all’italiana e alla tedesca: ha avuto il 1789 con i suoi princìpi di libertà eguaglianza e fraternità. Ogni 14 luglio tutti i Francesi lo ricordano, e festeggiano uniti.
La richiesta dell’uomo forte è, storicamente, un’istanza di destra. Nell’ Italia del 1920-22 è stata ripetuta mille volte da coloro che avevano intravisto in Mussolini l’uomo che avrebbe fatto rigar dritto i troppi scioperanti e riportato l’ordine. Con il concorso di un re vile e fedifrago quell’uomo forte instaurò un regime totalitario, distrusse ogni libertà, si alleò con l’antisemita Hitler imitandone le leggi razziali e condusse l’Italia alla catastrofe della seconda guerra mondiale. Non era questo, ciò che volevano nel 1920-1922 i sostenitori dell’uomo forte. Ma tant’è.
Anche nella Germania devastata dalle conseguenze della grande crisi del 1929 i nazionalisti, i detentori del grande capitale e gli antisemiti intravidero in Adolf Hitler colui che avrebbe castigato socialdemocratici e comunisti, emarginato la finanza ebraica e risollevato le sorti del paese. Andò a finire che grazie ai suoi successi elettorali il signor Hitler ottenne nel gennaio 1933 la cancelleria del Reich. Occorre ricordare l’uso che egli fece di quella cancelleria? Quasi nessuno, tra i fautori nel 1932 dell’uomo forte, pensava che Hitler avrebbe scatenato la seconda guerra mondiale e si sarebbe spinto fino ad adottare la soluzione finale (Auschwitz!) in materia di ebraismo: eppure ciò accadde.
Dunque in Italia e Germania, dopo questi precedenti, non sembrerebbe opportuno invocare oggi l’uomo forte. A ciò si aggiunga l’infantilismo che una simile invocazione presuppone. I problemi della moderna società globalizzata sono estremamente complessi. Un fanciullo può pensare che un capo politico possa risolverli grazie alla propria personalità. Un adulto, no.
Oppure qualcosa di non detto si nasconde dietro quella richiesta. Che cosa? Non sarà per caso proprio l’insofferenza per la democrazia e il pluralismo, ossia per il libero confronto delle opinioni e dei programmi? Se è vero, come riteniamo, che ogni popolo ha il governo che merita, allora occorre chiedere, a coloro che si appellano all’uomo forte, un bell’esame di coscienza. Lei paga le tasse? Lei denuncia all’ INPS la badante? Lei si serve di lavoro nero? A Lei piace o no, il progetto di cacciare dalle Camere i condannati con sentenza passata in giudicato? Lei legge ogni tanto qualche giornale e qualche libro o guarda soltanto la tv, magari Rete 4? Lei applica agli immigrati i precetti cristiani di solidarietà e di umanità, o si limita a farsi vedere in chiesa la domenica?
Assai preferibile all’appello all’uomo forte pare a noi l’appello all’uomo preparato, onesto e democratico. Lo stanno rivolgendo al sindaco della mia città, Veltroni, promettendogli di votarlo alle primarie del 14 ottobre, una donna colpita dalla mafia come Maria Falcone, scienziati come Veronesi o Rita Levi Montalcini, architetti come Renzo Piano e Massimiliano Fuksas, esponenti dell’ebraismo come Tullia Zevi, industriali come Matteo Montezemolo, sacerdoti impegnati contro la droga come don Ciotti, magistrati di altissimo livello come Francesco Saverio Borrelli ecc. ecc.: in una parola, l’ Italia degli intelletti che tutto il mondo ci invidia.
Altro che “uomo forte”
di Alessandro Roveri – Già Professore di Storia contemporanea all’Università di Ferrara
P.S. Mentre scrivevo questo articolo, ricorreva il primo anniversario della scomparsa di Guido Paolucci. Mi sia consentito ricordare qui il grand’uomo che abbiamo perduto.