Inchiesta di Francesco Toti e Francesco Pagnini
– Un silenzioso cessato allarme è sceso dopo le piogge che hanno allontanato la chiusura dei rubinetti: le autobotti con il prezioso non meno che educativo carico di acqua per salire a Verucchio, Torriana e Poggio Berni erano già pronte. Poi il rosario (per i credenti, nulla di cui sorridere), la fortuna (per i non), è arrivata la pioggia ed apparentemente tutto è rientrato. A Ridracoli non c’erano che riserve d’acqua per soli 15 giorni. Insomma, la siccità dell’ultimo anno ha cacciato sotto il livello di guardia anche quel colosso che è la diga. Ubicata sopra Forlì, nell’Appennino Tosco-Romagnolo, ha una capacità di 60 milioni di metri cubi d’acqua l’anno; l’1 per cento viene ad usi civili, il resto produttivi. Prima delle piogge di fine ottobre, era al livello minimo.
Ma l’allarme acqua, a parere di tutti, non deve affatto rientrare. Anzi. Qualcuno auspicava il razionamento come fattore educativo, per quei giovani che non hanno ricevuto sobrietà dai padri. La provincia di Rimini ha un consumo giornaliero pro capite doppo rispetto alla media regionale. Perché?
La gravità porta un segno forte. I politici, insieme al prefetto Domenico Mannino, si sono riuniti in conferenza dei sindaci lo scorso 19 ottobre e hanno deciso che per l’acqua era allarme rosso. Nelle province di Ravenna e Forlì- Cesena hanno anche chiuso i rubinetti della migliore di tutte le cose, come affermava il filosofo greco Talete.
Se l’uomo può poco sulla sua produzione, può molto nel non sciuparla; ma qui si entra nel campo dei comportamenti: dell’etica della responsabilità.
“La piogge finalmente arrivate – dice Mario Galasso, presidente provinciale dei Verdi – ci hanno allontanato dall’emergenza, ma non dobbiamo dimenticare che la penuria d’acqua non sarà più un fatto occasionale ma strutturale. Le idee restrittive sull’uso dei pozzi, sull’innaffiamento dei giardini, o il lavaggio delle auto restano ancora valide. Non dobbiamo prendere la questione sottogamba e farci mancare lo stimolo per andare avanti nella giusta direzione. Il Riminese non ha razionato l’acqua solo perché area turistica e congressuale. Tutte le proiezioni scientifiche consigliano di conservare l’acqua quando c’è e di non sciuparla”.
L’agricoltura ha risentito dall’eccezionale siccità estiva, tanto che la Provincia ne ha riconosciuto lo stato di calamità. Ora, per gli indennizzi si aspettano gli enti superiori, Regione e Stato. Nelle vigne ci sono state punte col 60 per cento in meno, ad esempio.
Enrico Santini, presidente dell’Unione agricoltori provinciale, tra i massimi vignaioli del nostro territorio e non solo. Il suo Sangiovese è appena stato premiato come il migliore della regione Emilia Romagna. Argomenta: “La Provincia ha riconosciuto lo stato di calamità all’agricoltura. Il secco ha messo in ginocchio gli agricoltori; in alcuni casi il calo della raccolto delle olive raggiunge il 50 per cento. Nonostante le piogge di questi giorni l’avvenire non è rassicurante. Per la costruzione delle infrastrutture idriche i tempi sono lunghi e con investimenti notevoli. E’ inutile illudersi, negli ultimi anni c’è stata l’accelerazione dei mutamenti climatici: a periodi di siccità succedono piogge intense. Con il clima segue le bizzarrie dell’essere umano: l’uomo sta impazzendo, la natura pure. La tutela ambientale sarà la grande sfida: il grande scontro del futuro. Bisogna porsi la domanda: che cosa fare sull’ambiente in modo serio? Noi cerchiamo con un investimento di 100 milioni di euro, di far proseguire il canale Emiliano-Romagnolo fino al Conca. Canale che non è una preoccupazione economica locale, ma di interesse nazionale. Credo che per guardare con serenità il futuro dobbiamo ripristinare anche i laghetti collinari. Insomma, dobbiamo realizzare il necessario per trattenere l’acqua quando cade.
Poi c’è il ruolo del cittadino. Deve imparare a risparmiare la risorsa attraverso un corretto uso; diventato un vero e proprio abuso.
Fino ai nostri nonni per l’acqua c’era un rispetto sacrale: era impegnativo andare ad attingerla e a conservarla. Dobbiamo recuperare tale cultura in una cornice di agi. L’acqua sarà sempre più rara e sempre più cara. Gli esperti affermano che sempre di più ci saranno le guerre per l’acqua “.
Mario Garattoni, consigliere comunale della Lega nord a Morciano (già vice-sindaco del Partito repubblicano), passione per la natura e esperto di acqua, ha una visione critica della politica sulla migliore delle cose.
“Il problema – afferma – è che queste piogge hanno rimandato una serie di provvedimenti. La nostra provincia sta scontando gli errori del passato. Hanno sposato appieno la diga di Ridracoli; l’invaso va benissimo, ma non può essere l’unico bacino d’acqua della Romagna. Dovevamo puntare anche al conoide del Marecchia e all’invaso del Conca. Quest’ultimo ha una potenzialità di 10-12 milioni di metri cubi l’anno. Inoltre, è una diga diversa, anche con il compito di alimentare le falde.
Mentre il Marecchia ha la potenzialità di 45-50 milioni di metri cubi d’acqua l’anno. Sono del parere che far proseguire il canale Emiliano-Romagnolo fino al Ventena è una scelta pessima. Porteremmo a casa nostra le inquinate acque del Po a costi stratosferici; anche se andrebbero bene per i fini agricoli”.
A Santa Maria del Monte (Saludecio), famoso per il santuario mariano, si venera anche San Vincenzo Ferreris, Santa Maria del Monte; viene invocato contro le calamità: troppa pioggia, troppo vento, troppo sole.
LA POLITICA
Organizzato da Mario Garattoni, Lega nord
Acqua, convegno a Morciano?
– Mario Garattoni, Lega nord, già repubblicano, ha organizzzato un convegno-dibattito sull’acqua nella sala Lavatoio di Morciano. L’appuntamento è il 24 novembre, con inizio alle 16. Tra i relatori Duccio Forlani, geologo di livello assoluto, progettista dell’invaso del Conca. Dato la disponibilità all’incontro anche esponenti politici di Misano e Cattolica.
ECO-COMPATIBILITA’
Consumi, 43 milioni di metri cubi l’anno
– I circa 290.000 abitanti della provincia di Rimini per usi civili consumano 30,3 milioni di metri cubi d’acqua l’anno; il 50 per cento è attinto dalle falde. Le sue reti di distribuzione sono tenute in buona efficienza. Le perdite si attestano sul 18% rispetto alle acque prelevate.
L’uso irriguo ed industriale si equivale. Per l’agricoltura (1.877 ettari di terra irrigati) si consumano mediamente 6,9 milioni di metri cubi l’anno; 5,2 da falda. L’industria necessita di 6,6 milioni di metri cubi l’anno: 3,9 da falda, 2,5 dall’acquedotto e lo 0,2 da acque superficiali. Afferma uno studio della Provincia raccolto nel libro “Lo stato dell’ambiente”: “…oggi le risorse idriche non sono più disponibili in elevati livelli di quantità e qualità; nel corso del tempo, infatti, a seguito delle sfruttamento e della mancata difesa delle aree di ricarica acquiferi, le acque sotterranee sono andate man mano peggiorando non solo in termini qualitativi, ma riducendo anche i livelli delle falde”.
Acqua, consumiamo il doppio rispetto agli altri italiani
Romani, assessore provinciale all’Ambiente: “Se non si cambia la cultura, si rincorrono sempre i problemi”
– “Se non cambi la cultura rincorri sempre i problemi. Sono battaglie costose e perse. La nostra provincia consuma il doppio delle altre della regione. Ogni cittadino utilizza, in media, 300 litri al giorno, contro i 150; dato che non si spiega col turismo, che vale tra il 25-30 per cento in più”.
Cesarino Romani è l’assessore provinciale all’Ambiente e sta lavorando al Piano provinciale di tutela delle acque. Piano che dovrebbe essere adottato tra alcuni mesi ed approvato entro la fine del 2008.
Continua la sua argomentazione Romani: “La scommessa del nostro futuro non è trovare nuove fonti ed avere più acqua, ma utilizzare meglio quella che abbiamo. Sull’emergenza va bene tutto, ma dobbiamo pensare ad un discorso educativo. Insomma, i problemi non si risolvono con nuove dighe, nuovi investimenti, ma con la cultura: dobbiamo bandire il concetto dello spreco. Inoltre, possiamo incidere sulle perdite, magari portandole al 10% contro il quasi 20 di oggi. Ci aiuta la tecnologia, come utilizzare il goccia a goccia per l’irrigazione, i riduttori di flusso ai rubinetti, fare la doccia e non il bagno in vasca, riutilizzare l’acqua di prima pioggia per irrigare, o altro, grazie alle vasche. Purtroppo, la cementificazione dei fiumi fa arrivare l’acqua a velocità altissima in mare e questo non aiuta: è altro spreco. Alla fine il risultato sarebbe doppio: favoriremmo il nostre bene e quello delle generazioni future”.
FUTURO
Valconca, si ritorna a parlare di due dighe
A Montefiorito (la Val Ventena tra Gemmano e Montefiore Conca) e a Valsecco (sopra Mercatino Conca)
– Con l’emergenza idrica di quest’anno in alcuni incontri pubblici i politici sembrano che abbiano fatto tornare di attualità anche l’ipotesi di costruire due invasi in Valconca. Uno è detto di Montefiorito; è nella bellissima Val Ventena: da visitare per lo stato naturale in cui l’hanno lasciata gli uomini. Quasi completamente disabitata si allunga nel territorio di Auditore e si trova tra le colline di Montefiore e Gemmano. Rientrerebbe in una discussione regionale che prevede la costruzione di 7 nuovi invasi.
L’altra diga in Valconca è tutta in territorio marchigiano. Sopra Mercatino Conca ed è denominata di Valsecco.
AMARCORD ROMAGNA
Turen: “…sorella acqua” e le nubi di Montetauro
– La mi ma’, che tradotto dal corianese significa la mia mamma, racconta forte e lucida dei suoi 95 anni, che il nonno Turen, che sta per Salvatore, quando le prime gocce d’acqua attese e bramate, iniziavano a scendere dai nuvoloni gonfi e plumbei su Montetauro, lui usciva dal portico e correva sull’aia come i bambini felici senza televisione e a contatto con la magia della natura.
Il nonno Turen era maestro dell’olio nel mulino dei Tononi, in dialetto “Mestre”, da cui deriva l’inglese Mister, e vedeva la riviera da Cesenatico a Gabicce avendo alle spalle il Titano, a sinistra Scorticata e a destra, nelle giornate limpide dopo la pioggia, il Catria.
Insomma, era il luogo più bello del mondo ed io gli portavo la Domenica, che è anche la mia mamma, il toscano perché il fumo, come il vino, era un piacere non proibito e come dice Baudelaire: “Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere”.
Il nonno nasava l’aria e conosceva benissimo il valore della pioggia e la necessità delle stagioni. Sapeva che l’inverno duro e freddo era fondamentale perché la neve che biancheggiava la Carpegna già a novembre, mentre si raccoglievano le olive, rappresentava la certezza di un buon raccolto nell’estate gialla di grano e di orzo; e quelle piogge primaverili intense e continue dove si rimaneva a giocare nella stalla, erano il viatico per le messi autunnali.
Poi la Fede lo accompagnava ed era normale chiedere all’Altissimo quello che spesso mancava nel quotidiano.
Quest’anno non ha piovuto. A gennaio la temperatura sfiorava i 15 gradi, a marzo qualche “sborone” era già in spiaggia a racchettare in slip. Da maggio a settembre non abbiamo sbagliato un fine settimana.
La stagione è andata alla grande, nonostante i pochi soldi, così si dice.
La falda si abbassa sempre più, ma chi se ne frega… I pozzi pompano, pompano che è un piacere, sembrano la Ducati di Stooner.
Il mattone non ha colore e non si mangia, però ti fa star bene. E allora cosa vogliono questi agricoli che hanno, con un mese di anticipo, chiuso la peggior vendemmia che si ricordi?
Però c’è qualità, c’è gradazione. Peccato che manchino i quintali, tanti, troppi.
In collina, nei luoghi più vocati, non c’è il prodotto. Invece degli ottanta quintali per ettaro siamo scesi sotto i quaranta.
La media generale dice meno 35%. La media è che se io mangio un pollo e tu no, abbiamo mangiato mezzo pollo a testa, ma tu hai lo stomaco vuoto e sei un po’ “grillato”.
Le due grandi cantine sociali “Terre Riminesi” e “Rocche Malatestiane” hanno lavorato complessivamente attorno ai centotrentamila quintali. Negli anni buoni era il risultato della raccolta di un’unica struttura.
Se non piove, se non c’è acqua, il primo a lasciarci le penne è l’agricoltore.
Lo sapeva bene il nonno Turen che andava incontro a “..sorella acqua”, con il sorriso e la gioia dei bambini.
di Enrico Santini
Presidente provinciale dell’Unione agricoltori