-Ad un ammiraglio, Luciano Bigi, nel suo speciale curriculum storico-sociale Morciano deve affiancare anche un generale di brigata d’artiglieria, seppur molto particolare, come vedremo più avanti. Si chiama Pier Paolo Migani (patrizio è il fratello). Ha quasi 63 anni, ma ha appeso i libri al chiodo soltanto un paio di anni fa, tuttavia i suoi documenti sono ancora depositati all’Università di Milano, Filosofia. Due lauree, Sociologia e giornalismo, negli anni è stato iscritto a diverse facoltà per sostenere esami su argomenti a lui particolarmente cari; per dare un senso forte alla sua vita e evadere dalla routine del servizio militare. Ricorda: “Era una necessità personale; cercare delle risposte alle mie domande. Quando davo gli esami a 40 anni ero su un altro livello; piacere puro. Una volta, fui scambiato per il professore, cosa che mi evitò la fila”.
La sua carriera inizia a poco più di 20 anni. Dopo il Liceo, si iscrive all’Università di Roma e si arruola. Prima di approdare a Milano (dove è rimasto negli ultimi vent’anni e vi risiede) è stato alcuni anni anche a Forlì. Per convinzione, ha trascorso la sua esperienza lavorativa sempre sul campo e pochissimo negli uffici. Per una dozzina d’anni ha fatto fotografie sui punti militari sensibili e facilmente identificabili. E quelli più sensibili sono i campanili; grazie alle necessità in caso di guerra, Migani ha ammirato la maggior parte dei campanili del Nord e Centr’Italia: un vero e proprio record e piacere.
E’ molto legato alla Sardegna. Dice: “Per certi versi sono molto vicini ai romagnoli della campagna: carattere forte, schietto, sempre decorosi. In gamba. Caratteristiche difficili da trovare nel resto d’Italia”.
Ad una caterva di interessi nel sapere, corrispondono una caterva di interessi nel tempo libero. Negli anni: bicicletta, atletica, cavallo, viaggiare, la barca a vela, la fotografia. L’ultimo colpo di fulmine sono le immersioni, trasmesse dal caro amico Lele Guerra. Afferma Guerra: “Nonostante che abbia iniziato pochi anni fa, ha già fatto delle immersioni che richiedono molto più esperienza”.
In genere, con gli anni si diventa più esigenti e selettivi. “Frequento solo gli amici e non perdo più tempo con gli altri. E difficilmente esco a cena con persone che non siano amici”. Spessissimo a Morciano per attaccamento e per i genitori, Quinto e Pina, gli amici morcianesi sono: Lele Guerra, Carlo Pari, Nando Cappai, Fiorenzo Mancini, Arrigo Morri, Oscar Fabbri, Cleto Quadrelli, Giovanni Gennari, Toni Ottaviani e Gateano Broccoli (questi ultimi due abitano fuori). Il legame tra Migani e Morciano è fortissimo. Riflette Migani: “L’esperienza educativa di un paese piccolo è unica, particolare, impagabile. Sin da piccolo si vede tutto quello che c’è nella vita, in grande. Tale educazione è poi fondamentale nei rapporti di vita. Nel piccolo va tutto in piazza, nei bar; si è capaci di scherzare su tutto, anche sulle cose più serie”.
I militari sanno ubbidire e comandare, ma qual è il segreto del comando? Migani: “Credo che ci voglia una certa predisposizione nel dare dei comandi. Credo che il segreto sia nel rispettare gli altri, soprattutto coloro che stanno alle tue dipendenze. Penso che lo studiare, il documentarsi, rispondere a tutti con cortesia e fermezza aiuti. Inoltre, bisogna saper valorizzare i propri collaboratori; da soli non si riesce a far niente”.
Migani ha conosciuto gli italiani da Pantelleria al Brennero, quale spunto trarre. Analizza: “I giovani sono tutti eccezionali; poi vengono rovinati dal tempo. Diciamo che uno dei difetti del nostro Paese è l’incapacità di prendersi delle responsabilità. E’ difficile trovare chi dà disposizoni chiare e di sostanza. L’esercito è una cartina di tornasole del resto dell’Italia. I quasi 40 anni di servizio, Pier Paolo Migani ha avuto alle sue dipendenze anche due ragazzi morcianesi: Lele Quadrelli e un altro di cui non ricorda il nome se non che è il nipote di Gilberto Ciotti.