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1909: il manifesto che pubblicizzava la manifestazione. Si citava anche lo scalo ferroviario, segno della sua importanza
A Morciano dal 10 al 18 marzo si rinnova l’appuntamento. Uno tra i più sentiti in Romagna ed Alte Marche. Attese almeno 150-200 mila persone. Quella che era la fiera del bestiame, è diventata la vetrina delle aziende artigianali della Valconca. Mostra degli animali: bovini, equini. Piante da giardino, fiori.
E ancora spettacoli, concerti, rappresentazioni.
Al taglio del nastro Flavio Delbono, vicepresidente della Regione Emilia Romagna e Mauro Del Bue, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti
Cartellone spettacoli
SABATO 10 MARZO
Ore 15 – Padiglione fieristico – Inaugurazione con la Banda Musicale di Morciano
Ore 11 – Inaugurazione. Presenti: Mauro Del Bue, sottosegretario alle Infrastrutture Trasporti e Flavio Delbono (vicepresidente Regione Emilia-Romagna)
Ore 21 – Teatro Tenda – Concerto con Antonella Ruggiero (ex Mattia Bazar)
DOMENICA 11 MARZO
Dalle 9 alle 18 – Gara di bocce
Sala Lavatoio – ore 16.30 – Conferenza: “Castelnuovo di Auditore: immagini di un borgo dimenticato”, a cura di Alessandro Giovanardi e Mirko Traversari
Ore 17 – Teatro Tenda – “Danzara con l’anima” a cura del Centro danza “Blue Line”
Dalle 9 – Rassegna degli animali: pony. Nel pomeriggio salto ostacoli
Ore 21 – Commedia dialettale: “Come e pèss te paièr” dai “Volontari di turno”
LUNEDI’ 12 MARZO
Ore 20,30 – Teatro Tenda – Sfilata di moda
Dalla Mattina – XV Mostra mercato del cavallo e VI mostra dei bovini di razza romagnola e esposizione di ovini
Dalle 15 alle 18 – Annullo postale che reca il simbolo degli Olivetani
MARTEDI’ 13 MARZO
Ore 21 – Teatro Tenda – “La Plume” – saggio di danza classica e moderna
– Fabio Pecci dirige concerto di voci bianche
Ore 21 – Orchestra Bagutti Live Show
MERCOLEDI’ 14 MARZO
Ore 21 – Teatro Tenda – ‘Lui e gli amici del re” (canzoni di Celentano) e le poesie di Giuseppe Gacobazzi che ironizza sui luoghi comuni
GIOVEDI’ 15 MARZO
Ore 21 – Teatro Tenda – Gene Gnocchi
VENERDI’ 16 MARZO
Ore 21 – Teatro Tenda – “La Plume”, saggio-spettacolo di danza classica e moderna
SABATO 17 MARZO
Ore 21 – Teatro Tenda: Paolo Cevoli
Ore 9 – Lancia in mostra
DOMENICA 18 MARZO
Dalle 15 – Teatro Tenda – Match dell’Accademia Pugilistica Valconca
Ore 9 – Lancia in mostra
Ore 21 – Commedia in pesarese: “Pòch da vèda tutt d’arvèda’
Valconca, il suo spirito in sei libri di Emilio Cavalli
Personaggi, luoghi, avvenimenti, raccontati con un linguaggio piacevole, veloce e preciso
LA CULTURA
– Emilio Cavalli sa parlare ai cuori. E’ l’Edgard Lee Masters della Valconca. Ha raccontata quella del dopoguerra in sei libri che si possono trovare nelle edicole e librerie della vallata. I titoli: “La cometa variopinta”, “Pane, vino e mortadella”, “Girasoli: una vita col sorriso”, “Fiume Conca: quando era magico”, “Lanterne e preghiere della Valconca” e ” Esodi contro esodi”. Riportiamo un suo racconto.
– Emotivamente parlando, la passione, la temerarietà e l’imprevedibilità sono atteggiamenti che non vanno per niente d’accordo con la più attenta e cauta Prudenza.
Nel caso della nubil-donna morcianese, Prudenza Palazzi, invece tali doti si sono rivelate una miscela vulcanica che ha caratterizzato l’intera esistenza terrena di questa energica donna, molto intraprendente ed irripetibile, della quale si è perso il calco. La sua innata virtù di grande organizzatrice e la sua virtù dell’arrangiarsi erano talmente abbondanti che trasudavano dal suo Dna.
Prudenza Palazzi è stata una delle figure femminili più conosciute e discusse di Morciano e della Valconca.
Nella Valle del Conca era davvero diventata una personalità di spicco per quanto riusciva a fare. Tranne le feste dichiaratamente di partito, qualsiasi cosa accadesse in paese era sempre in prima linea per organizzare, consigliare, spostare, urlare al microfono, nonché guidare il trattore con sopra la statua di un santo o della Madonna: felice matrimonio di santità e meccanica.
La piccola donna riusciva sempre a trovare molto tempo libero per dedicarsi a tutte le feste.
Mentre la sorella Vittoria mandava avanti la piccola caffetteria di famiglia in via Ronci, dove si preparavano deliziose colazioni a base di caffellatte con ciambella e biscotti fatti in casa, la Prudenza organizzava viaggi ovunque: Loreto, Padova, Assisi, San Giovanni Rotondo, Città del Vaticano; fino a raggiungere località molto più lontane come il santuario di Fatima (Portogallo), Lourdes (Francia) e addirittura in Terra Santa.
Fu la prima donna della Valconca ad organizzare i voli in aereo con destinazione Gerusalemme. Si racconta che tutti i sindaci che si sono succeduti dal 1959 fino al 1980 non le facessero neppure un baffo, compresi quelli di sinistra.
Tutto quello che si metteva in testa di fare, le riusciva alla perfezione; era nata per organizzare, i suoi pullman era no sempre pieni di fedeli e non. Il suo proverbiale dinamismo e la sua testardaggine riuscivano sempre a convincere le autorità comunali ed ecclesiastiche, vescovo compreso, che doveva procurarle le udienze presso il Santo Padre.
La Prudenza non aveva peli sulla lingua. Era schietta e dava del tu a tutti. Mentre parlava non stava ferma un secondo; camminava avanti ed indietro dondolando come un’altalena fino a quando non otteneva tutto ciò che aveva energicamente richiesto la sua fiumana di parole non si placava.
Su di lei ci sono una caterva di aneddoti, ma uno dei ricordi più tangibili quanto divertenti, significante, che ha lasciato riguarda sicuramente la sua ultima attività professionale: benzinaia con distributore in piazza del Popolo, di fronte al palazzo comunale.
Negli anni cinquanta quando il caffellatte passò di moda per lasciare via libera al più moderno cappuccino e cornetto, la Prudenza decise di cambiare mestiere.
Lei e le sorelle ci sapevano fare, ma forse due non le bastavano più tanto è vero che si alleò con la grande sorella della conchiglia chiamata Shell che distribuiva oro giallo liquido in cambio di denaro altrettanto liquido agli automobilisti.
Tra le sette grandi sorelle del petrolio scelse, forse per devozione, la conchiglia per lo stemma che lo contraddistingueva, cioè lo stesso simbolo che portava sul mantello il suo veneratissimo beato Amato Ronconi di Saludecio; conchiglie che testimoniavano del viaggio, allora a piedi, fino al santuario di Santiago di Compostela sull’Oceano Atlantico in Spagna.
Lo stesso simbolo che indossava anche la Prudenza sul berrettino e sul taschino del suo spolverino da lavoro mentre riempiva i serbatoi degli automezzi con l’olio di Pietro (come lei chiamava scherzosamente il petrolio). In via Mazzini il suo distributore a due pompe era situato nel punto più strategico di Morciano, proprio di fronte al palazzo comunale, dal quale vedeva entrare ed uscire il primo cittadino.
Nonostante il nuovo lavoro la impegnasse a tempo pieno, la Prudenza aveva escogitato un sistema efficace per avvicinare ancora di più i suoi acquirenti alla chiesa; forse meglio di quanto facesse prima con i viaggi religiosi, e con meno dispendio di energie.
La Prudenza, che conosceva il Vangelo a memoria, un bel giorno ebbe una straordinaria intuizione che le fece inventare per prima la benzina con le rose. Mentre nessuna compagnia petrolifera aveva ancora pensato di regalare i punti, i gadget, o il gratta e vinci alla sua affezionata clientela. La Prudenza ordinò un esagerato quantitativo di coroncine di plastica color rosa: da regalare a tutti i clienti.
Nei primi tempi, la notizia fece molto scalpore, poi quando tutte le automobili della Valconca giravano con la coroncina del rosario avvinghiata allo specchietto retrovisore anche i più scettici si arresero alla sua volontà ed accettarono di circolare con la benzina alle rose della Prudenza.
Molto più tardi, le sette sorelle multinazionali del petrolio la imitarono promettendo oltre ai propri lauti guadagni, viaggi immaginari esotici, dove purtroppo non serviva più la coroncina rosa benedetta dalla nobildonna morcianese.
Un fatto clamoroso che fa ancora tanto parlare riguarda la sua ultima visita all’attuale papa, Giovanni Paolo II. Intrufolandosi tra i fedeli con una scatolina di plastica nelle sue mani, la Prudenza riuscì ad avvicinarsi al Santo Padre, dicendogli: “Santità tenga è un rosario; lo metta nella sua automobile”. Il papa le appoggiò una mano sulla fronte, impartendole una speciale benedizione, mentre nell’altra mano teneva ben stretta il regalo della Prudenza: una coroncina da 50 lire! Ma il cuore non è acqua…
“La Fiera della civiltà contadina”
Si veniva a scambiare e comprare il bestiame prima dell’inizio della stagione agricola
San Gregorio: degustarela Spianata Sfogliata
– La Spianata Sfogliata è una delle specialità della Fiera di San Gregorio: assolutamente assaggiare. Tempo fa mi misi alla ricerca di colui che realizzò questa fantastica focaccia. La ricetta giunse a me attraverso la famiglia Giannini, che a sua volta la ricevette dalla famosa signora Malvina negli anni Sessanta. Le tracce poi retrocedono all’inizio del ‘900. Da qui, a ritroso, un largo buco ci porta agli antichi scritti dei monaci benedettini dell’abbazia di San Gregorio a Morciano di Romagna.
E’ con orgoglio e passione che custodisco quest’antica ricetta, conservando modi e tempi di una lunga lavorazione manuale seguita da mani sapienti, senza tralasciare la bontà degli ingredienti. Essi sono legati alla tradizione della nostra terra, come la farina proveniente dal solo grano romagnolo, nonché lo strutto della famosa razza suina Mora Romagnola e dal Sale di Cervia.
Dopo questa lunga lavorazione, si arriva nella salumeria gastronomia “Il Custode degli Antichi Sapori”. Nel tempo questa salumeria non era più sufficiente per rispondere ala grandissima richiesta nella settimana della Fiera di San Gregorio, quindi dal 2000 ci troviamo in strada con uno stand sul fronte del negozio con la fatidica mortadella Igp Bologna; anche questo merita una parola: una ricetta tramandata nel tempo e conservata gelosamente nelle mani del Norcino. Siamo arrivati a quintali e quintali di mortadella degustata e ogni anno si supera l’apprezzamento degli anni precedenti.
Paolo Comanducci
Morciano una grande capitale
Durante le giornate passano circa 150-200.000 persone
San Gargor e i fig
Ste fat per capil ben
l’è facil, ec la maniera,
se us va fina Murcen
per San Gargor i fa la fera
cu jé da i fig fina e trator.
E fig l’è una gren roba,
l’è dolc c’un sni pò più,
senza fé tenta boba
us pò magné in dù
te fes una careza.
A es pù sora la pienta,
magnel fresc, matur,
la gioja la è tenta
c’us ved enché te scur
se uj si met la tenereza.
Vocia l’è la tradizion,
fors og dé tent lan funziona
mo l’era questa un’ucasion
per tanté indulcì una dona,
presentes ben mes, tut lecc.
Dep intent cus pasigeva
per Murcen ti dé dla mimosa,
ragaze e giuvne is aduceva
per tantè fes la murosa,
ben gradid l’era i fig sec.
Rigales un pac ad fig
l’era quasi una pruposta
che us puteva dvanté amig
se la dona la era disposta
ad acité sta cortesia.
Cum ho det e fig da fresc
l’è dolc tent coile sora
mo stefat l’ha de fiabesc,
apasid l’è mej ancora
se e Su Dolc un è andè via.
Un gné età per vles ben,
i fig jauta, una maniera
che da tent a Murcen
i la ha capì e ij fa la fera.
Cu gl’ava det San Gargor?
Questo fatto per caprilo bene
è facile, ecco la maniera,
se si va fino a Morciano
per San Gregorio fanno una fiera
che c’è da i fichi fino al trattore.
Il fico è una gran cosa,
è dolce che non se ne può più,
senza fare tanta confusione
si può mangiare in due
nel farsi una carezza.
essere poi sopra la pianta,
mangiarlo fresco, maturo,
la gioia è tanta
che si vede anche nel buio
se ci si mette la tenerezza.
Vecchia è la tradizione,
forse oggidì tanto non funziona
ma era questa un’occasione
per tentare di addolcier una donna,
presentarsi ben messi, luccicanti.
Dopo intanto che si passeggiava
per Morciano nei giorni della mimosa, ragazze e giovani si adocchiavano
per tentare tentare di farsi la morosa,
ben graditi erano i fichi secchi
Regalarsi un pacco di fichi
era quasi una proposta
che si poteva diventare amici
se la donna era disposta
ad accettare questa cortesia.
Come ho detto il fico da fresco
è dolce tanto coglierlo sopra
ma questo fatto ha del fiabesco,
appassito è meglio ancora
se il Suo Dolce non è andato via.
Non c’è età per volersi bene,
i fichi aiutano, una maniera
che da tanto a Morciano
l’hanno capita e ci fanno la fiera.
Che glielo abbia detto S. Gregorio?
di Mario Tonini
Nato a Misano Adriatico ( frazione Casacce), da 55 anni vive a Riccione. Ha scritto oltre 750 poesie in dialetto
Fichi, se ne acquistano 300 quintali
– Il fico secco è (soprattutto era) una delle caratteristiche della tradizione della Fiera di SanGregorio, detta anche Fiera dei Fichi. Un tempo tutti i visitatori li acquistavano; oggi la stragrande maggioranza degli avventori ne mangia almeno uno ed una confezione la porta a casa.Durante la fiera se ne vendono circa 300 quintali. Una cifra che potrebbe sembrare alta, in realtà negli anni addietro se ne consumavano oltre 500 quintali.
Originario dell’Asia Minore, Persia, il fico fu introdotto in Italia in tempi remoti; è ampiamente coltivato ma cresce anche spontaneamente sulle rupi e sui muri nelle zone calde. E’ un arbusto con la corteccia liscia di colore cenerino e contiene un latice bianco acre, amaro, bruciante e irritante che imbeve tronco, rami, foglie e persino il peduncolo dei frutti. Il lattice ha azione vermifuga e purgativa molto violenta e pericolosa. Esternamente invece è adoperato per far sparire le verruche e i porri. Le foglie di forma ovale cuoriforme hanno un lungo picciolo e sono divise in lobi con il margine dentato. Ottimo lassativo e digestivo.
S. Gregorio: spettacoli, cultura, sport
Gene Gnochi, Paolo Cevoli e Antonella Ruggiero i nomi di richiamo
Kermesse di Lancia d’epoca grazie a Roberto Tordi. Presentazione del libro della Sinatti: “Il mistero del silenzio” (Raffaelli editore). Nella boxe debutta Matteo Bonetti, un avvocato con una caterva di interessi: dall’orto al canto lirico
APPUNTAMENTI
– Gene Gnocchi. Antonella Ruggiero. Paolo Cevoli. Le Lancia d’epoca. La boxe. Il karate. Le commedie dialettali. La razza romagnola. I cavalli. Gli ovini. Musica. Sfilate di moda. La cultura. Il cartellone degli intrattenimenti è un grande contenitore con di tutto e anche di più. Con lo scopo di attirare e divertire più persone possibile nella capitale della Valconca.
La cultura
Se Gene Gnocchi e Antonella Ruggiero (già voce dei Mattia Bazar) sono i nomoni da richiamo, il momento culturale clou è la presentazione del libro “Il mistero del silenzio: il ritorno del re longobardo” (Raffaelli editore) di Franca D’Amico Sinatti. L’assessore alla Cultura di Morciano, Maria Rosa Gostoli, ha chiamato a presentarlo Alessandro Cilla e Maria Lucia De Nicolò. Si tiene il 14 marzo, alle 16.30 al Lavatoio.
La boxe
Sempre molto seguita, grazie al calore e alla bravura di Rico Maestri, il factotum della Pugilistica Valconca di Montecolombo, che è solito dire: “Sul ring i pugili non fanno a botte; si ammira, tecnica, passi di danza”.
Si combatte il 18 marzo, con inizio alle 15, Teatro Tenda. Per i morcianesi sarà un pomeriggio da mandare a memoria, perché si esibisce Matteo Bonetti, peso medio. Avvocato, dirigente in una primaria azienda di San Marino, Bonetti appartiene ad una bella covata di morcianesi che ballano con intelligenza sui trent’anni. Ha una caterva di passioni e tutte richiedono lavoro, impegno e pure molto estro. Se in palestra gli piace incrociare i guantoni con i più bravi (si veda Gianfranco Viola, altro morcianese di talento in palestra e nella vita), fuori prende lezioni di canto lirico. Fa l’orto, cucina (dicono, bene). Va in bicicletta. Vivi da solo e verso gli amici ha perso qualche punto da quando hanno saputo che il suo appartamento è tirato a lucido e le camicie sono stirate da una giovane signora, anche attraente. Con l’amico Stefano si sbizzarriscono con lo spirito degli adolescenti.
Per gli allenamenti arriva in giacca e cravatta, si mette la canotta e via. La prima volta, gli amici di pugni gli diedero un mese; invece è ancora lì ad imparare i movimenti della nobile arte. Maestri, uno da idee, nel manifesto promozionale con i suoi ragazzi in posa, ha rotto l’equilibrio lasciando Bonetti incravattato ma con guantoni.
La moda
In questa edizione della Fiera, nel Teatro Tenda, c’è spazio anche per la moda e per il ballo: domenica 11 marzo (ore 17.00) con lo spettacolo “Danzare con l’anima” a cura del Centro danza Blue, lunedì 12 (20.30) con la sfilata di moda a cura di Art’arte 3000, venerdì 16 (ore 21.00) con il centro danza “La Plume” che si esibisce in un saggio spettacolo di danza classica e moderna.
Gli animali
Il Foro Boario è la zona dedicata agli animali: bovini romagnoli (ottimi da tiro e carne pregiate). Il battesimo del pony, domenica 11 marzo (dalle ore 9) apre la rassegna che vede gli animali protagonisti in primo piano. Nel pomeriggio sono sempre di scena i cavalli che fieri si esibiscono nel concorso di salto ad ostacoli. Lunedì 12 marzo si entra nel vivo dello spirito commerciale della fiera di San Gregorio con la quindicesima mostra mercato di cavalli e la sesta mostra provinciale di bovini di razza romagnola; uno spazio è dedicato anche all’esposizione di ovini.
Motori
Per gli appassionati di rally, infine, ben due appuntamenti, sabato 17 e domenica 18, a partire dalle 9, dove sono di scena i più belli esemplari di Lancia, grazie a Roberto Tordi, ex corridore di rally.
“Nella natura i misteri della terra”
Questa pagina ricorda la figura di Tullio Becci scomparso nel dicembre 2004 causa un incidente
– Tullio Becci è morto il 24 dicembre del 2004 per le conseguenze di un incidente stradale. Aveva 80 anni. Cantante (faceva parte del Coro Città di Morciano), poeta, persona buona, da anni per la Fiera di San Gregorio era solito regalare ai lettori della Piazza una delle sue poesie che affrescono la natura con i colori della natura: semplici, avvolgenti, dirompenti. Capisci che le devi stare dentro assecondandone l’inclinazione. Per onorare la figura di Tullio Becci pubblicheremo una delle sue gemme per San Gregorio. Quest’anno riproponiamo l’articolo con il quale Carla Chiara presentava il libro di Becci appena uscito nel febbraio 2004.
IN RICORDO
– I colori sono pastello, il tratto gentile. Un’attenzione genuina e rispettosa alla vita con parole per le storie, i sentimenti, le cose. Due “dee”: flora e fauna. Il ritmo interiore è offerto con semplicità affettuosa. Come a dire:- Non ho nulla da insegnare se non la bellezza dell'”accorgersi”.
L’invito è generoso: a non distrarsi, a rileggere quel che succede, perché ci sono particolari che sfuggono, o sembrano irrilevanti, e invece valgono la pena di essere sottolineati.
Pagina novantasei: “Le mani” – Pietra su pietra i versi “ri-costruiscono” le sette meraviglie del mondo antico come conforto e testimonianza dell’incessante lavorare dell’uomo.
Pagina ventotto: “Lo scricciolo” Malizioso e curioso nel suo coraggio di “volare alto”, più alto dell’aquila: in vedetta, acquattato sulla schiena dell’ardito rapace.
Pagina ventidue: il martello pneumatico e il Picchio! Una identica ostinazione sonora. Nella simile reciproca fatica sta l’orgoglio di iniziare tutto dalle fondamenta.Così, è abbastanza chiaro, che non avrà mai le ali chi dimentica le radici.
Le radici, per Tullio Becci, sono nella Madre Terra – violentata, prosciugata, certamente, ma che sa esprimere ancora tutta la sua solennità religiosa
Il passato porta al futuro: siamo in un laboratorio dove le generazioni, come i mesi dell’anno, possono e devono impegnarsi ad offrire autentici frutti di stagione. L’occhio, che sa vedere il quotidiano, avrà sempre l’orizzonte più vasto, nel quale, anziché perdersi, cercherà l’infinito del piccolo. Il libro ha il profumo d’inchiostro del quaderno di “bella copia” e in calligrafia…
Angelo Leoni lo propone e lo illustra nella gradevolezza di disegni e foto.
di Carla Chiara
LA POESIA
La civetta
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E’ un rapace notturno. Molti superstiziosi dicono che il suo canto porti sfortuna. Stiamo invece molto attenti ad altre civette!…
L’illustrazione di Angelo Leoni è tratta dal libro
“Natura e amore” di Tullio Becci
Ascolto la tua voce al chiar di luna,
bella civetta che di notte voli.
Dicono tutti che porti sfortuna,
ma sentirti cantare mi consoli.
Non fu così quella bambina bruna
che cantava di giorno, quanto duoli
mi procurava e al cor mi diè una stretta!
Canta pure per me, bella civetta.
Okinawa karate club, dal 1973
Per San Gregorio classico meeting di karate tra gli appuntamenti sportivi
– L’Okinawa Karate Club è una delle istituzioni sportive di Morciano e della Valconca. Venne fondato nel lontano ’73.
La sua attività poggia su due aspetti principali.
Il primo. E’ il settore agonistico, dove bambini e ragazzi partecipano attivamente a gare di livello locale, provinciale e interprovinciale con discreti risultati.
In questa fase evolutiva è bene non esasperare l’agonismo, ma piuttosto stimolare la partecipazione a eventi a fini educativi, come la socializzazione, il rispetto delle regole, degli avversari, degli arbitri, ricordando che la parola “panchina” nel karate non esiste e che quindi tutti possono gareggiare ai propri livelli.
Il secondo livello. E’ prioritario, per la società sportiva morcianese, la partecipazione a tutti gli eventi e manifestazioni per divulgare e far conoscere questa arte marziale.
Sono stati presenti anche a manifestazioni di un certo livello, come la Fiera Nazionale del Fitness di Rimini ed altre similari in molte citta’ italiane.
Ivano Montebelli, il maestro, è particolarmente orgogliosi di aver partecipato sin dalla prima edizione alla Fiera Provinciale dello Sport, splendidamente organizzata dal Coni di Rimini, dove per una volta all’anno tutte le Federazioni sono presenti e i visitatori possono provare tutte le discipline sportive.
Dice Montebelli: “Sperando di avere chiarito alcuni aspetti di questa splendida disciplina e invitando bambini e adulti a praticarla, come li invitiamo a praticare qualsiasi sport”.
Il karate è una delle 10 discipline sportive più praticate al mondo con oltre 20 milioni di appassionati in tutti i continenti.
Purtroppo attende ancora il riconoscimento olimpico sia a causa del Cio (Comitato olimpico internazionale) che tende a snellire la partecipazione olimpica sia a colpa di divisioni a carattere internazionale del karate stesso.
L’Italia è ai massimi livelli internazionali nelle due specialità agonistiche che sono il kumite (combattimento) e il kata (gara tecnica).
A conferma di quanto detto si porta a conoscenza di tutti che l’Italia a Tampere (Finlandia) dal 12 al 15 ottobre scorso è arrivata prima nel medagliere dei campionati del .ondo davanti ai maestri giapponesi.
Kumite. E’ il combattimento controllato peculiare del karate. E’ una disciplina altamente specializzata dove i colpi di pugno, calcio e proiezione vengono portati con velocità e potenza eccezionali, ma con controllo assoluto al viso e contatto limitato al tronco.
Il controllo dei colpi viene instillato nelle menti di adulti e bambini fin dalle prime lezioni e questo porta a un vero e proprio controllo della mente e del corpo.
Milioni di pugni e calci “controllati” portano un esperto a decidere la portata dell’affondo, che sara’ totale nel sacco o colpitore,robusto con un pari livello ed inesistente con un principiante o un bambino.
Per rendersene conto, basta vedere un combattimento fra cinture nere, in quanto le stesse non solo allenano il controllo, ma anche l’aggressività e la precisione dei colpi che devono arrivare in punti del corpo che non danneggiano il compagno.
Questa precisione può chiaramente essere indirizzata, in caso di necessità estrema, verso i cosiddetti punti vitali che possono bloccare o frenare un eventuale aggressore.
Kata. E’ la gara di forma tecnica ed è un po’ l’essenza del karate inteso come arte marziale.
Ben 26 kata sono annoverati nella Scuola Shotokan (stile di karate fondato dal maestro Funakoshi ) la cui provenienza viene da molte regioni asiatiche, tra cui India, Cina, Okinawa (isola giapponese dove è nato il karate ) e Giappone.
Vera enciclopedia di questa arte di combattimento, il kata contiene tutte le tecniche ispirate dai combattimenti degli animali, esercizi per la respirazione, equilibrio, agilità, acrobazie, salute, concentrazione mentale.