– Un’ottima idea un bel lavoro, con due nei. Si tratta di un libro che racconta le cellette votive di Montefiore Conca dal titolo “Crocevia”.
Iniziamo dal bel lavoro che ha coinvolto una bella fetta della comunità montefiorese, con un intreccio tra la curiosità dei bambini e la memoria storica degli adulti. Le note sulle venti cellette (da recuperare perché molte sono malandate) sono state fatte dagli alunni della scuola elementare di Montefiore, con il contributo e la partecipazione agli incontri di: Massimo Ricci Piccari, Domenico Del Bono, don Emilio Maresi, Maria Palmerini, Mario Fonti, Andrea Guagneli, Virginia Romani, Serafina Cecchini, Giuseppe e Concetta Giannei.
Il libro si apre con le riflessioni di un gigante del pensiero riminese e non solo, don Piergiorgio Terenzi.
Scrive il fondatore del Ponte, il giornale della curia riminese: “Il territorio parla… e per di più dobbiamo riconoscere che parla bene, molte lingue. Spiego meglio. Se un botanico analizza il territorio del comune di Montefiore, questo puntuale e volentieri gli offrirà delle risposte. Gli parlerà del pregio degli ulivi presenti su queste colline… della bontà… per non dire della qualità, delle castagne qui prodotte… dei filari che producono uva nera ed ancora bianca… dei cereali, dei campi e degli ortaggi nei piccoli ma numerosi orti…”. Terenzi ha scritto cinque pagine che sono dei monumenti di valori da far leggere ai giovani nelle classi, agli adulti. Parole bellissime.
Se il contenuto è di valore, il contenitore, il libro, purtroppo ha due nei. Ha una brutta impaginazione che allontana. Insomma, è il classico esempio dei vini italiani e francesi; noi facciamo vino migliore e loro però lo mettono in bottiglie bellissime.
Il secondo neo sono le pagine a colori, nella seconda parte del volume, che raccontano le brutture (capanni e roba simile) costruite dai montefioresi che deturpano il loro raffinato paesaggio. Domanda: che cosa c’entrano col libro? Particolare non trascurabile, le foto delle cellette sono in bianco e nero.