La manifestazione non era come tu l’hai definita, sminuendone i valori, una cena di beneficenza, ma un evento che aveva lo scopo di lanciare un messaggio, quello di dare la possibilità a chi avesse avuto la voglia di mettersi in gioco, di avere un assaggio dei pensieri che un qualsiasi ragazzo costretto sulla sedia a rotelle sente quotidianamente.
La cosa bella è che chi ha avuto il coraggio di sedersi si è anche divertito. I 35 euro donati dai partecipanti serviranno alla “Freewhite sport disabled onlus” a portare dei ragazzi seduti, amputati o ciechi, a fare sport abbattendone i costi (come il corso di sci nautico conclusosi con successo la settimana scorsa). E’ vero che sui giornali è stato scritto che sarebbero stati con noi dei Vip, informazione data contro il mio volere, perché non vera. Ci ha fatto compagnia solo l’argento Olimpico ad Albertville 92, il discesista Gianfranco Martìn, ma evidentemente ai giornali non interessava.
La cosa che mi fa dispiacere di più è leggere “che noi abbiamo fatto dei problemi drammatici della disabilità una cosa da avanspettacolo”: probabilmente tu sai come dovremmo affrontare “questi problemi drammatici”.Io ho imparato insieme agli amici della Nazionale di sci alpino disabili, della quale faccio parte da anni, a ironizzare sulle nostre difficoltà motorie.
Sai una cosa? Uno dei problemi più difficili da combattere da disabile è proprio questo, il pregiudizio degli altri, che sono sicuri di sapere. In conclusione credo che con il tuo articolo tu volessi criticare Pazzaglini e l’amministrazione per fini politico/elettorali. Io non ho interesse a difendere nessuno, solo quello in cui credo e mi impegno a fare.
Dico grazie ai partecipanti e a chi in comune mi ha aiutato. Faccio i complimenti a chi ha stretto i denti fino a fine della serata e della salita di via Mancini, che da salire in carrozzina è faticosa, dimostrando di aver capito il nostro spirito e il messaggio dell’evento, “se è difficile tiro fuori le unghie e in un modo o nell’altro ce la faccio”.
Emanuele Pagnini
La risposta
– Caro Emanuele,
la rubrica “Palazzate” (che curo da 15 anni) è uno spazio di satira; e la satira graffia non per fare ridere, ma per fare riflettere. L’iniziativa “La cena a un metro e 20” che ho seguito tramite gli articoli di stampa, e ben consapevole che era una tua grande e lodevole idea, è stata trattata in maniera poco edificante, sparando titoli sulla partecipazione dei vip della politica (poi, naturalmente, assenti). E qui ci sarebbe un lungo discorso da fare sul cattivo gusto dei giornali di spettacolarizzare di tutto e di più. Tu stesso mi scrivi che volevi evitare questo tipo di pubblicizzazione. E’ proprio perché sono sensibile a queste problematiche che ho voluto stigmatizzare tutta questa sovraesposizione spettacolare.
Pazzaglini ha fatto bene a recepire la tua iniziativa, ma a mio parere, doveva stare quel
“pelino” in disparte per lasciare l’intera scena ai veri protagonisti. Il nostro sindaco ha questo viziaccio della scena e dell’happening. Diciamo che ha il flash facile…
Come hai ben intuito era lui (oltre ai giornali) il bersaglio della “palazzata”. Infatti ho scritto che il problema vero, quello dell’abbattimento delle barriere architettoniche presenti a volontà nella nostra cittadina, è compito di chi dirige un’amministrazione pubblica. Ecco, penso, che da quella bella inizitiva doveva venire anche un impegno pubblico preciso del primo cittadino ad attuare fino in fondo questo progetto.
Per la questione dei 35 euro della cena, la cosa mi è stata riferita da uno dei disabili che ha partecipato all’iniziativa. Lui riteneva che dovessero essere presenti molte più persone (“normali”) per raccogliere più soldi per l’associazione Freewhite Sport Disable onlus e che il Comune, che aveva patrocinato l’iniziativa, doveva fare anche uno sforzo economico per integrare i fondi. Questo è il suo parere.
Caro Emanuele, come vedi, con me sfondi una porta aperta; trovi sensibilità e disponibilità. Invece mi viene una forte rabbia quando vedo i politici che direttamente o indirettamente, sono pronti a strumentalizzare qualsiasi cosa. Forse il vero pregiudizio sta proprio lì. La cultura dell’accoglienza, della pace, dei diritti del disabile, ecc. si fa prima di tutto con i fatti.
Questi fatti li devono adempiere i rappresentanti delle istituzioni. Penso che per un disabile il primo “pregiudizio” invalicabile sia un marciapiede alto 40 cm., uno studio medico al primo piano senza ascensore, un locale pubblico, un albergo, ecc. senza scivoli. Purtroppo sono situazioni presenti a Cattolica. Io voglio che si abbattano nei fatti queste barriere.
Se nella mia “palazzata” ti sei sentito offeso, chiedo a te e quelli che hanno condiviso la tua iniziativa, serenamente scusa. A Cattolica sei un personaggio; basterebbe solo il 10% del tuo coraggio per avere degli amministratori pubblici migliori.
Cecco