Battazza, un po’ di poesia: “Le sfide vanno fatte col cuore, per i nostri figli e per il nostro territorio”
“…perché sui motori immobiliari si può
trattare, sui principi no”
Partito democratico, più coppie di fatto che mattone
…e (soprattutto) se davvero il Pd potrà cambiare certi equilibri, certe politiche ormai vecchie e logore, anche se di centro-sinistra.
Chicchi, parlamentare Ds: “…un processo di rinnovamento necessario dei partiti, che parta proprio da noi Ds”
In vista del 14 ottobre il dibattito sul partito si sviluppa su due livelli. Ci sono i notabili, altrimenti detti gli amministratori del partito, con le loro interminabili riunioni e le discussioni fatte di vizi privati (in privato) e pubbliche virtù (in pubblico)
L’INCHIESTA
– La Valconca, si sa, è terra generosa, intraprendente (qui trovano intelligenze e energie il primo polo mondiale della nautica da diporto) e eccellenze, sempre mondiali nella moda e non solo: porte e finestre, macchine per l’alluminio, circuiti stampati.
Alcune idee, le ha portate quella mente accorta di Claudio Battazza, segretario dei Ds della Valconca, lo scorso 7 maggio, in occasione del congresso di vallata del suo partito.
Tirato a lucido, sicuro, affilato assestatore di colpi, capacità riconosciutegli sia dentro, sia fuori dal suo partito, Battazza non si è fatto pregare, dando indicazioni da svolta, rispetto agli atti amministrativi del suo partito negli ultimi anni.
Ha iniziato, con la politica, rivolgendosi a Andrea Gnassi, ovvero a Rimini: “Le polemiche congressuali non appartengono a questo territorio. Però una cosa la voglio dire. Caro Andrea [Gnassi, ndr], avrai il nostro appoggio, a patto che questo territorio abbia la sua dignità. Se pensi di fare senza, se ci escluderete, saremo dall’altra parte. Per numero di iscritti siamo la quinta realtà a livello provinciale. Sono nate sezioni a Montescudo e Montecolombo”.
Poi è giunto l’affondo, la svolta, la sterzata. Con voce calma, ha incalzato Battazza: “Ma alcune cose non sono state fatte: la reale valorizzazione del territorio. Tema, per la nuova classe dirigente, che il partito vorrebbe costruire dal basso. Con un partito che guarda al futuro e in grado di interpretare le aspettative della gente. Il Partito democratico non può essere la sommatoria di due componenti, ma l’unione di due culture complementari. Dobbiamo lavorare sullo sviluppo sostenibile, partendo dalle domande: quanti residenti servono in Valconca? Quanti uffici? Uno sviluppo capace di valorizzare il territorio, con la natura che possano e la storia che possano diventare opportunità di crescita. Dobbiamo rafforzare il rapporto con la Valmarecchia per essere il terzo segmento turistico della provincia: mare, fieristico-congressuale e arte. Siamo tutti d’accordo che dobbiamo porre un freno all’utilizzo del territorio. Ma dobbiamo essere credibili. Non è sufficiente dirlo. La rendita fondiaria deve essere a beneficio di tutta la collettività. Se per un’opera pubblica, bisogna far fare al privato gli appartamenti, dove andiamo a finire? Tutte queste cose le dico soprattutto ai nostri amministratori e alla Margherita di Morciano”.
Battazza finisce con un po’ di poesia: “Le sfide vanno fatte col cuore, per i nostri figli e per il nostro territorio”.
Rimini
E a Rimini? Secondo coloro che ne faranno parte, nel Partito Democratico di Rimini si discuterà più di coppie di fatto che di motori immobiliari e urbanistica. Intanto, però, si discute di chi dovrà ricoprire le principali cariche al suo interno.
E gli oratori, e (soprattutto) se davvero il Pd potrà cambiare certi equilibri, certe politiche ormai vecchie e logore, anche se di centro-sinistra.
Un lucido ritratto della situazione l’ha fatto Ermanno Vichi al congresso comunale della Margherita qualche mese fa, parlando del “disamore per la politica, che sta toccando molti: è segno che qualche errore l’abbiamo fatto”. Possibile rimediare? Secondo Vichi “l’esperienza unitaria del governo Prodi è funzionale alla nascita di un buon Partito democratico. I tempi sono maturi, a Rimini partiamo già dall’esperienza dei gruppi unici dell’Ulivo”. Tra gli obiettivi che secondo Vichi il Pd deve aiutare e perseguire, “un allargamento della nostra base elettorale richiamando coloro che si sono allontanati dalla politica”. E rimediando, così, a quegli errori di cui lo stesso Vichi parlava.
Un altro convinto ulivista che ora sta a Roma con Vichi è l’onorevole Giuseppe Chicchi. Che guarda già oltre al Pd: “Credo che debba essere la base di partenza, da ampliarsi poi con gli altri partiti del centro-sinistra, ad esempio lo Sdi, e soprattutto con altre aree culturali, a partire dai sindacati e dal volontariato. Ma questo sarà possibile – mette il dito nella piaga Chicchi – se la nascita del Pd deriverà da un processo di rinnovamento necessario dei partiti, che parta proprio da noi Ds”.
Un processo auspicato anche dal vicepresidente la storia della politica. E’ sempre stato così. E, almeno per ora, nonostante la grande novità, anche il Pd dà questa impressione.
In vista del 14 ottobre il dibattito sul partito si sviluppa su due livelli. Ci sono i notabili, altrimenti detti gli amministratori del partito, con le loro interminabili riunioni e le discussioni fatte di vizi privati (in privato) e pubbliche virtù (in pubblico).
E poi c’è la base, coloro che hanno montato e montano gli stand delle feste de “l’Unità” o che hanno fatto volontariato alle Acli, che si chiedono come si concilieranno le bandiere rosse (benché sbiadite) con quelle del vicepresidente della Provincia Maurizio Taormina, da poco nominato membro della commissione nazionale che dovrà “vigilare” sul passaggio del patrimonio dei Dl al Pd. Ruolo che, ha detto, metterà al servizio “del territorio, e degli aggregati di società civile e di rappresentanza cui sono da sempre sensibile. Ad esempio nel volontariato”. Taormina, esponente di spicco dei rutelliani a livello nazionale, già da tempo spinge sulla leva del rinnovamento nella sua azione sia politica che amministrativa, sulla quale sta creando un gruppo di giovani che travalica anche i confini riminesi.
Un politico che del volontariato è espressione diretta è Stefano Vitali, il quale spiega che “solo un pazzo non capirebbe che il Pd è necessario: è la gente che ce lo chiede. Certo che se sarà una mera divisione di poltrone franerà in un anno”. E a Rimini com’è la situazione? “Sono abbastanza ottimista – aggiunge Vitali – ma quelli che credono di avere il bastone del comando devono cominciare a coinvolgere anche gli altri” pur con la consapevolezza che “ogni volta che c’è una novità dev’esserci un cambio ai vertici”. Tradotto, se in sella restano i soliti, vuol dire che non c’è stato vero rinnovamento.
Stesso concetto viene espresso da un diessino un po’ “anomalo” come Massimo Lugaresi, ora “di passaggio” nella Rosa nel Pugno ma che sostiene che “il Pd rappresenta i miei confini politici ancor meglio dei Ds”. Sempre che, però, “non diventi un miscuglio orrido delle vecchie rimanenze”. Invece “dobbiamo rinnovarci per allargare la base elettorale: ora i partiti non rappresentano se stessi, figuriamoci la gente”. Secondo Lugaresi tra i pericoli che minacciano il nuovo Pd di Rimini “c’è da una parte quello di ricadere nel solito dualismo Vichi-Melucci, dall’altro quello di esagerare col moderatismo: su alcuni temi, dalla scuola pubblica e laica ai diritti, bisognerà ritrovare un’attenzione che ora neppure i Ds hanno più”.
Ma diritti fa eco con (ad esempio) coppie di fatto. La domanda sorge spontanea, direbbe Lubrano: nel Pd si litigherà più per le coppie di fatto o per i motori immobiliari? Secondo Roberto Biagini, assessore nella giunta di Alberto Ravaioli, nonché giovane in crescita tra i Ds, “litigheremo di più sulle coppie di fatto, perché sui motori immobiliari si può trattare, sui principi no. E mi pare che in certi ambienti vi sia ancora una certa influenza vaticana. Anzi – precisa il diessino – credo che la base litigherà sulle coppie di fatto e i vertici sul motore immobiliare”.
Ma allora le “basi” potranno andare d’accordo? Biagini è ottimista e di qui il suo ottimismo sul futuro Pd: “Faccio riferimento alla sezione di Viserba: lì anche i compagni un po’ più attempati sono favorevoli al Pd, anche se sanno che favorirà di più i 30-40enni. Sanno che è una necessità. Coloro che non erano favorevoli alla nascita di un partito moderato sono già confluiti a suo tempo in Rifondazione”.
Il portavoce provinciale di Democrazia è Libertà, Gigi Bonadonna, fa appello “a tutti gli uomini di buona volontà per dare vita ad un partito che sia in grado di portare il vero bipolarismo nella vita politica italiana”. Basterà? Sente buoni auspici il vicesindaco di Rimini Maurizio Melucci: “Il dibattito, nella base, c’è stato, almeno da noi, nell’ultimo congresso Ds. E da lì si procederà verso il Partito Democratico. E poi è evidente che la gente vuole il Pd”.
Come verrà costituito, poi, è un altro discorso. Ma da qui al 14 ottobre ci sarà modo di riparlarne. A Rimini come a Roma. Forse nella capitale si discuterà più di coppie di fatto. In Riviera, probabilmente, dei motori immobiliari.
di Francesco Pagnini e Francesco Toti
NOMI
Ds Valconca, grande platea
– Il congresso della Valcona dello scorso 7 maggio aveva una platea importante. Un parterre da grandi occasioni in una sala stipata, nonostante il caldo del tardo pomeriggio. Alcuni nomi: Andrea Gnassi (segretario provinciale dei Ds), Atos Berardi (per 20 anni, anzi ancora oggi, grande dominus della politica morcianese), Dilvo Polidori (ex sindaco a Saludecio), Giuseppe Lopalco (segretario Ds di Morciano), Andrea Pula (sindaco a Montescudo), Carlo Forlani (Margherita, Montefiore), Massimo Villa (San Clemente), Luigi Liverani, Corrado Piva (potente diessino di Cattolica), Gilberto Avanzolini (Sdi), Nicola Battistoni (Mondaino), Oriana Bertucciioli (Mondaino), Iva Tagliaferri (figlio di Ennio, già vice-sindaco di Morciano), Andrea Palazzi, Sergio Funelli (già sindaco a San Giovanni), Daniele Morelli (assessore a San Giovanni), Donato Saini (Pri).