Per preparare i pasti a bordo e per una parvenza di riscaldamento durante l’inverno, veniva usato il “focone” posto sottocoperta, leggermente decentrato rispetto al soprastante boccaporto, onde permettere al fumo di uscire e ai marinai di transitare.
In seguito, con l’avvento del motore sulle imbarcazioni, l’acqua raffreddante circolante nelle tubature, scaldandosi e contatto col motore, fungeva da precario termosifone.
Il “focone” era formato da una cassa di legno ricolma di sabbia sopra la quale con dei legni si generava la brace, e attorno venivano infilati nella sabbia gli spiedini di pesce che venivano girati alternativamente verso il calore secondo le esigenze di cottura di ciascuno.
L’usanza era diffusissima anche nelle abitazioni private e nei ristoranti, divenendo parte del folklore nelle ricorrenti sagre organizzate dall’Azienda Autonoma di Soggiorno, come documenta la bella foto Galvani dei fratelli Marchi eseguita nel corso di una manifestazione sulla piazza del porto di Cattolica. Agli ospiti venivano donati piccoli boccali in ceramica per bere il vino.