Informazione e mondo del lavoro, sguardi su altri mondi e culture. Questi alcuni dei temi del premio “Ilaria Alpi” giunto ormai alla sua XIII edizione
Per Curzio Maltese in Italia, di mafia, se ne può parlare, ma solo “spettacolarizzandola”. Per Saverio Lodato risulta faticoso parlare di qualcosa che si conosce poco e la quale esistenza, per molti anni è stata rinnegata anche dagli stessi magistrati che dovevano combatterla
– Il premio dedicato ai giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, ha sempre avuto un occhio attento alle tematiche legate alla pace, alla solidarietà e alla giustizia, senza perdere mai di vista l’attualità e le tematiche che, anno dopo anno, sono state al centro dell’agenda setting dei grandi mezzi di comunicazione di massa, così come quelle tematiche che gli stessi media hanno lasciato sullo sfondo.
Tra i temi privilegiati in questa edizione quelli del rapporto tra lavoro e informazione, tra mafie e giornalismi e la libertà di stampa in Russia, con la serata finale dedicata alla giornalista russa Anna Politkovskaja, uccisa a Mosca lo scorso ottobre e alla quale l’Associazione Ilaria Alpi ha conferito il premio alla libertà di stampa, consegnato al figlio Ilya Politkovsky, intervenuto per l’occasione.
Alla libertà di stampa in Russia, inoltre, è stato dedicato il dibattito cui ha preso parte, oltre a Ilya, anche Zoe Eroshok, giornalista di Novaja Gazeta e collega di Anna, nonché Mimmo Candito, Presidente di RSF Italia.
Tra i dibattiti che hanno animato la settimana dell’informazione riccionese, quello dedicato al lavoro, cui hanno partecipato Fulvio Fammoni Segretario Confederale Cgil, Rosa Rinaldi, sottosegretario al Ministero del Lavoro, Paolo Berizzi, giornalista di la Repubblica e Roberto Scardova, giornalista di Rai 3.
Molti gli spunti che ne sono venuti fuori, dalla necessaria istituzione di una “rubrica fissa” sul lavoro da inserire nei quotidiani, all’idea che al di là della cronaca e degli incidenti occasionali, si debba parlare in modo sistematico e continuativo di questo tema sociale, sino ad affrontare le modalità attraverso le quali, sino a questo momento si è parlato di questo delicato tema.
Spunti interessanti anche dal dibattito “Giornalismi e mafie” che ha visto tra gli ospiti Don Luigi Ciotti, Saverio Lodato e Curzio Maltese.
“Non bisogna occuparsi di mafia solo in relazione alle emergenze e non bisogna considerarla solo una questione di criminalità, ma anche di connivenze e legami”, esorta don Luigi Ciotti. Ma qual è l’atteggiamento dei mass media rispetto ai temi della legalità, della criminalità e della giustizia?
Se per Curzio Maltese in Italia, di mafia, se ne può parlare, ma solo “spettacolarizzandola”, per Saverio Lodato risulta faticoso parlare di qualcosa che si conosce poco e la quale esistenza, per molti anni è stata rinnegata anche dagli stessi magistrati che dovevano combatterla. “Oggi – continua Lodato – il modo in cui facciamo informazione è poco efficace, poiché tutto ciò che si vuole comunicare si trasforma in una grande retorica nazionale, spuria di consapevolezza profonda”.
Africa, Afghanistan, Kashmir e gli Obiettivi del Millennio, sono invece i temi protagonisti delle mostre realizzate che hanno raccontato la storia e le vicende di popoli troppo spesso dimenticati dai media e gli sforzi fatti per creare la pace ed eliminare la povertà.
Gli sguardi intensi, i sorrisi coinvolgenti, la semplicità dei viandanti che si portano dietro il loro fagotto, l’inquietudine dei bambini soldato: 40 scatti fotografici e gli scritti di uno dei maggiori narratori dell’Africa, Ryszard Kapuscinski, sono il contenuto della mostra “Dall’Africa immagini e poesia di un reportage” che è stata esposta all’interno del Palazzo del Turismo.
Accanto agli scatti di Kapuscinski il Premio ha proposto anche le immagini di Gabriele Torsello in un suggestivo allestimento. Nelle suo foto Torsello, rapito in Afghanistan lo scorso ottobre, racconta la vita, il dolore, le speranze dei popoli dell’Afghanistan e del Kashmir. Un’esposizione che ha voluto focalizzare l’attenzione sulla comprensione di culture diverse con l’idea di aprire un dialogo di pace e collaborazione “Ho creduto, ha detto il giornalista, nella libertà di una informazione indipendente e trasparente e nel ruolo del giornalista capace di smontare e analizzare il muro della divisione e del conflitto.
La mia ultima esperienza afghana ha violentato la mia libertà. Partecipare ad un evento legato alla memoria e continuazione del lavoro di Ilaria Alpi, riaccende una emozione e una luce interna”.
A corollario la mostra didattica “Dammi un?zero, sette!!! Mostra del Millennio” che ha come obiettivo quello di sensibilizzare i cittadini, la società civile, gli enti locali e le istituzioni sugli Obiettivi del Millennio che, nel settembre del 2000, 189 capi di Stato e di Governo promisero di raggiungere entro il 2015, impegnandosi ad aumentare lo sforzo per eliminare la povertà, incrementare l’accesso ai servizi sociali di base, promuovere la pace, i diritti umani e la sostenibilità ambientale.
di Angela De Rubesi