LA STORIA
Edito da Famija Arciunesa. Alla prsentazione presenti ben tre sindaci: Terzo Pierani, Massimo Masini e Daniele Imola. Quel giovane-vecchio di Lucio Berardi. Quelle strade polverose simbolo di miseria e pulizia
– “C’era una strada, polverosa e delimitata ai lati da due fossi nascosti dall’erba (nei quali tuttavia scorreva acqua limpida) che si chiamava via Raibano. Andava dall’attuale corso Fratelli Cervi, sul lato Rimini dell’Ospedale Ceccarini, fino più o meno all’incrocio di via Livorno, che allora non esisteva come non esisteva l’attuale circonvallazione (parliamo degli anni ’40-’50 il cui tracciato taglia…”.
Della strada poi vengono raccontate tutte le famiglie di allora, con i cognomi (Rinaldi, Fabbri, Tonti, Siboni, Abati, Pesaresi…) e i soprannomi (Lòss, Prinoun, Cruìn, Barboun, Gavagna, Magàra…).
Tutto questo ben di dio si deve alla ferma memoria e alla curiosità di Edmo Vandi. Ha raccontato la Riccione prima, durante e dopo la guerra in un libro, “L’andare del tempo” (edito dalla Famija Arciunesa). Sottotitolo, “Racconti di vita e poesie dialettali, reca la prefazione della bellissima mente di Rosita Copioli e le illustrazioni di Enzo Maneglia.
I suoi racconti sono una specie di soffitta della nonna che schizza affettuosi frammenti color pastello della riccionesità. Dove si rinviene di tutto e di più. Edmo è molto benevolo; più un testimone di vita che uno storico severo.
Nella sua speciale soffitta trovano posto persone famose e non, ma a modo loro. Personaggi che hanno avuto ruoli nella città: dai birri, ai sindaci di Riccione (da Biagio Cenni a Daniele Imola, passando per Terzo Pierani e Massimo Masini, ai tanti nomi che ne hanno solcato i viali (che poi sarebbero viuzze): Pelè, Renato Zero, Gianni Morandi, Vasco Rossi.
Per 36 anni impiegato comunale (ufficio stampa), animatore dei locali notturni, Vandi parla bene il tedesco; lingua che gli ha permesso molti ricordi intimi. Mai troppi, come ama ribadire.
Il suo vaso dei ricordi è stato presentato lo scorso 24 maggio al Palazzo del Turismo. Accanto a lui, Giuseppe Lo Magro (presidente di Famija Arciunesa), Lucio Berardi (assessore al Turismo) e ben tre sindaci: Pierani, Masini e Imola. Un platea anche Attilio Cenni, figlio di Biagio e numerosi amici e estimatori.
Insipide, melense, senza emozioni di solito sono le conferenze stampa, questa invece è scivolata via scintillante. Chi è intervenuto ha tirato fuori intelligenza.
Imola: “Racconti che sono lezioni di vita. Ci si trova gran parte delle basi culturali di Riccione, con leggerezza e profondità”.
Masini: “Edmo è l’uomo delle tre ‘C’ e della quarta ‘I’. E’ chiaro, è competente (anche se dà l’impressione che non ne voglia) ed è curioso. Lui è anche inossidabile; c’è da una vita e sembra che ci sarà per altre vite”.
Rosita Copioli: “Con Edmo vengono fuori gli antenati, le famiglie, la sostanza dei rapporti con gli stranieri che abbiamo già sperimentato. Edmo ha mantenuto quella freschezza che stenta a riproporsi nei giovani. Gli siamo grati per la varietà dei suoi sguardi. Nel libro si specchia la spettacolarità futura di Riccione”.
Il libro è scritto con un italiano semplice, piacevole ed elegante. Dove i vizi, uniti al sorriso, alla voglia di fare di una comunità, diventano punti di forza, capaci di costruire una delle capitali europee del turismo. Ora, c’è da scrivere un’altra pagina: quella della qualità, senza dimenticare lo spirito narrata da quel monello di Vandi. Il tempo del moscato di San Marino è nelle soffitte. E non c’è nulla di cui vantarsi.