– “Da Paolino si mangia benissimo e al giusto prezzo. Merita un articolo”. La segnalazione allo scriba giunse da un misanese perbene lo scorso anno ai primi di settembre, ma lo storico locale avrebbe chiuso da lì a pochi giorni. Eccoci.
Estroso, casinaro alla romagnola, cioè con la capacità di toccare le corde della simpatia e la sua leggerezza scambiata per un far leggero. Invece, Paolo Torsani, per tutti Paolino, ha sorpreso prima gli amici e poi tutti gli altri misanesi. Il complimento più commovente che ha ricevuto è questo: “Sta seguendo le orme di Vasco e Armando”; due montagne della storia del turismo misanese.
Trentotto anni, sposato, due figli, Torsanino ha iniziato a gestire il locale di famiglia, l'”Hochey”, angolo tra le vie Marconi e Platani (nel pieno centro di Misano Mare), lo scorso anno, ma il primo tentativo di coronare il proprio sogno fu quando aveva 20 anni, ma vinsero le ragioni dell’inquilino-gestore. Il locale ha contrassegnato la storia di Misano; aperto nel lontano ’63.
Racconta: “Chi mi conosce, lo sa. Io non ho mai ascoltato i miei genitori. Forse l’ho fatto una volta solo, dopo le scuole medie. Io volevo seguire il mio istinto, iscrivermi ad una scuola per cuochi, ma mi dirottarono su ragioneria”.
Invece, a 37 anni, dopo aver fatto una caterva di mestieri, bagnino di salvataggio, grafico, ragazzo di bottega, ha centrato il sogno del bambino.
Fa tutto: carne, pesce, pizza. E lo fa con l’estro dimostrato quando giocava a calcio: un campione mancato. Ad esempio, ogni tanto, per intrattenere, cucina la fiorentina davanti ai clienti su un barbecue mobile. Argomenta, con profondità: “Utilizzo prodotti semplicissimi e di qualità assoluta e li lascio stare così come sono. Il segreto è tutto qua. Serviamo il Parma stagionato 21 mesi, il Parmigiano di 24 mesi. Vi prego di assaggiare la ‘Pizza Paolino’: mozzarella di bufala campana, scamorza affumicata e cime di rape”.
Famiglia originaria di Misano Cella, Paolo Torsani non si è buttato nella ristorazione, ha fatto corsi per barman, per cuochi. Quando parla di cucina gli occhi brillano. E coinvolge. Serve una birra naturale, cruda, per caduta: unica. Se ha sorpreso amici e misanesi per la bontà dei piatti, i turisti ci trovano il romagnolo del loro immaginario: il vocione, la simpatia naturale, la generosità. Alle pareti del locale, incorniciate, le camicie dei team del motomondiale. Gliele ha procurate Denis Pazzaglini (soprannominato Canè, come il babbo) suo amico e meccanico del grande circo dei motori. Altro pezzo di Romagna.