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Home Località Misano

Torsani, quella dinastia di amanti delle carni

Redazione di Redazione
16 Febbraio 2007
in Misano
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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– Gioli (vezzeggiativo di Angelo) da adolescente cercava di catturare vivi i cardellini che si posavano sui girasoli della cascina dei Torsani di Misano Cella in via Sant’Andrea. Lo faceva attraverso un ingegnoso sistema che aveva come esca la peluria delle vacche.
L’aneddoto forse riesce a raccontare Gioli Torsani; una bella mente che è riuscito a concretizzare delle passioni in prodotti che fanno reddito e conoscenze. A Misano dire Torsani significa dire macelleria. La loro bottega risale a più di mezzo secolo fa e parte da Misano Cella. Il primo luogo di vendita fu poco lontano dalla loro cascina (un bel podere di Broccoli, un signore di San Mauro Pascoli), sulla strada Riccione-Tavoleto, dove oggi si trovano l’edicola e il barbiere. Successivamente, per due milioni, si trasferiscono poco lontano, nell’angolo della piccola rotonda di Misano Cella. Il pioniere è il babbo di Gioli, Cesare, che prima di iniziare allevava manzi e maiali e faceva anche il mediatore di bestiame.
Nel ’53, attirati dal boom turistico, la famiglia scende a Misano Mare e apre altri due macellerie: una al minuto in via Marconi e un’altra per gli albergatori in via Platani, sotto l’albergo “Misano”. Quest’ultima chiusa nell’86. Cesare ha quattro figli; oltre a Gioli, Bruno, Sauro e Giorgio. Saranno tutti macellai, eccetto l’ultimo, Giorgio, bancario.
La macelleria della Cella viene animata dal babbo (morto nel ’77 a 70 anni), prima insieme a Bruno e poi con Sauro (scomparso prima del tempo nell’82). Anno in cui Gioli sale alla Cella. Con lui c’è Geo Cialotti (il fratello della moglie), prima come dipendente e poi come socio. La macelleria della Cella, sinonimo di qualità, non meno di sorrisi larghi e genuini, ha clienti che giungono anche da molto lontano, Milano, Bologna, Rimini, Riccione, Cattolica. Ha sempre proposto carni pregiate: romagnola, chianina, marchigiana. L’ultima prelibatezza scovata da Gioli è la piemontese, una carne tenera, saporita, senza grassi. La serve da alcuni anni. Gioli acquista i vitelli che vengono dati a allevatori delle Langhe (Cuneo) per la crescita.
Attraverso la macelleria si legge il cambiamento della ricchezza e dei costumi alimentari dei misanesi e non solo. A chi gli chiede come sono cambiate le passioni culinarie, risponde Gioli: “Una volta si vendeva molto bollito e molto spezzatino. Adesso si preferiscono le fiorentine, la tagliata, il controfiletto e il filetto. E ultimamente c’è stato il ritorno del maiale”.
Mente raffinata, che approfondisce quella di Gioli Torsani. Ha affiancato alla macelleria prima la produzione dei salumi e poi quella della pasta fresca. Erano due passioni, Si divertiva a produrre per sé e gli amici dei salami che portava ad essiccare a Montefiore. Poi ha pensato: “Perché non farne un’attività economica?”.
Così ecco il salame romagnolo, la salsiccia e il Torsanino. Ingredienti: sale, pepe e tempo, oltre alle carni naturalmente. Con lo stesso percorso è nata la pastafresca; specialità tipiche romagnole: dai cappelletti (ricetta della mamma Rina), agli strozzapreti, passando per le classiche tagliatelle.
Sperimentatore nato, Gioli ha un piccolo tesoro. Nella sua speciale cantina, 5 ettolitri di aceto balsamico a riposo da quasi 20 anni.
Ma chi è il bravo macellaio? Gioli: “Bisogna saper riconoscere la bontà di una bestia da viva, conoscere le caratteristiche delle razze e saper tagliare. Dimenticavo la simpatia nel servire i clienti. Il complimento più bello che posso ricevere è chi mi dice che gli devo dare le carni dell’altra volta.
Ma ricordo con particolare gioia questo. Una nonna acquista da noi la pasta fresca. La nipotina le dice: ‘Nonna, oggi hai fatto dei cappelletti buonissimi’. Erano i miei”.
L’azienda di Gioli è tutta familiare. Insieme a lui la moglie Maria Pia, il cognato Geo e i figli Massimiliano ed Emanuele.

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