Riflessioni di Pruccoli (Verucchio), Antonini (Torriana), Sanchini (Saludecio), Ciotti (Morciano), Pierpaolini (consigliere provinciale di minoranza). In ogni caso, al di là del ruolo di regia della Provincia, il futuro è nelle mani dei sindaci e delle amministrazioni comunali. E del mercato, della capacità di attirare gente
– Troppo cemento? Cacciate i sindaci. Parola di Nando Fabbri, Ds, presidente della Provincia di Rimini. Questo il motivo di fondo del tour dell’amministratore che ha portato il Ptcp (Pianio territoriale di coordinamento provinciale) nelle varie comunità del territorio: da Cattolica a Saludecio, da Misano a Riccione, passando per Coriano e finire a Santarcangelo. Suadente, avvolgente, elegante, Fabbri ha fatto sfoggio di sicurezza e in qualche caso anche troppa. Tipo: “Lei non sa quel che dice…”.
E’ abbastanza netta la divisione, tra Valconca e Valmarecchia, rispetto al giudizio che viene dato sul Piano territoriale di coordinamento della Provincia.
Se infatti lungo il Conca il giudizio è per lo più negativo, quelli dell’entroterra del Marecchia paiono contenti, quando non addirittura soddisfatti.
Il sindaco di Verucchio Paolo Pruccoli, infatti, parla di un Ptcp “molto positivo, e in linea con quella che è la nostra storia amministrativa presente e futura”. Tradotto: “Da tempo noi avevamo lanciato l’allarme racconta Pruccoli rispetto alla tutela del nostro territorio. E troviamo che questo Ptcp rappresenti una sfida innovativa e d’avanguardia per la tutela del territorio”.
Non solo: Pruccoli rivendica anche un po’ della proposta, che Fabbri sta portando avanti a margine del Ptcp, dedicata proprio all’entroterra, dell'”Ici solidale”. In sostanza i Comuni della costa dovrebbero dare un po’ della loro Ici e degli oneri di urbanizzazione all’entroterra, per consentire di chiudere i bilanci, in cambio dell’impegno a non cementificare gli ultimi fazzoletti di verde del territorio provinciale.
“Ci sono molte nostre richieste che vanno proprio in questa direzione precisa Pruccoli e abbiamo anche predisposto il nostro Piano strutturale comunale in modo che sia funzionale a queste e ad altre ipotesi contenute nel Ptcp”.
Stesso parere, sia sull’Ici che sul resto, anche dal primo cittadino di Torriana Franco Antonini: “Noi avevamo chiesto dei sistemi perequativi sull’intero territorio provinciale. Sono indispensabili perché altrimenti vi sarebbero troppe disparità tra costa ed entroterra, a sfavore nostro, visto che non siamo più nemmeno Comunità Montana” ironizza Antonini pensando al decreto Santagata sul taglio degli enti.
“Credo aggiunge il sindaco che l’Ici potrebbe essere un primo passo in questo senso”. Più in generale, “gli strumenti strategici che la Provincia ha voluto inserire in questo Ptcp, e cioè la tutela del territorio, non possono che essere condivisibili”.
Antonini aggiunge, comunque, quelle che sono state le osservazioni del “suo” ente al piano provinciale: “Chiediamo che la strada di Gronda arrivi sulla Marecchiese: col traffico che ormai c’è non se ne può fare a meno”.
Quindi “serve la valorizzazione del Centro Didattico Ambientale, che sta andando molto bene”. E infine, “tutta una serie di infrastrutture che servirebbero per la valorizzazione di una vocazione turistica, che pur c’è nelle nostre zone, e che andrebbe potenziata. A partire dal Marecchia e dalle sue cave”.
Ma il giudizio sul Ptcp cambia se ci si sposta in Valconca.
Diverse le riserve, ad esempio, del sindaco di Morciano Giorgio Ciotti (esponente della Margherita che guida una lista civica di centro-destra). Ciotti ricorda che l’aspettativa del comune di Morciano a confermarsi luogo vocato ad essere punto di riferimento provinciale per i servizi alla popolazione ed alle imprese. Ma molta attenzione va data, secondo il primo cittadino, anche al commercio, minacciato da un nuovo ipermercato a Riccione.
Poi tutto il tema della Ghigi, e dell’insuccesso del relativo piano. Ma le preoccupazioni principali sono quelle sulla viabilità: “La Morciano-Riccione e la Morciano-Cattolica con la urgentissima necessità di porre in essere il nuovo ponte sul Conca” (tema sul quale però da Rimini giungono rassicurazioni).
Le cannonate arrivano invece dal borgo fortificato di Saludecio. Il sindaco Giuseppe Sanchini (già Margherita, oggi Udeur con lista civica) fa un po’ di storia: “Io ero consigliere provinciale quando, nel ’98, si votò il precedente Ptcp varato dall’allora presidente della Provincia Ermanno Vichi e alla cui stesura partecipò un professore dell’Università la Sapienza”.
“Quel piano – racconta Sanchini – prevedeva alcune edificazioni in collina, lo stop delle costruzioni lungo la Statale 16, il no sul sul Colosseo a Rimini, area che veniva ritenuta già troppo urbanizzata, e altri paletti”.
“Pochi mesi dopo accusa Sanchini il presidente Fabbri lo modificò. Nacquero l’area produttiva di Raibano, l’area Celli, Casarola. E guardate cos’è successo nella zona Befane?”.
Sanchini aggiunge che “quel Ptcp fu costruito in accordo con un po’ con tutte le località, sentendo anche le esigenze degli altri”.
E questo invece? “Va in un’unica direzione: bloccare la collina. E non credo che dietro ci sia solo una improvvisa sensibilità ambientale. Credo che vi sia una politica mirata a far sì che l’entroterra resti lo stuoino della costa. Sulla costa si costruisce, nell’entroterra, dove davvero vi sarebbero più possibilità senza compromettere nulla dal punto di vista ambientale, non si può. Vengono ancora calpestate le nostre speranze di sviluppo turistico: dobbiamo restare il posto in cui si fa una gita, e non si lascia un’euro. Senza nessun tipo di ricettività”.
Sanchini fa anche un po’ di numeri: “Io avevo alcune idee di varianti per portare residenti a valle, radunandoli e creando servizi, senza spargerli sul territorio, che diventa costoso. Ora è impossibile. Così Saludecio che negli anni ’50 aveva 5.000 abitanti resterà a 2.000, mentre sulla costa Cattolica che è passata da 2.000 a 15.000 continuerà a crescere…”.
Secondo Sanchini, “la Provincia sembra uno strumento degli albergatori, senza alcun interesse neppure per l’agricoltura dell’entroterra, che sta piano piano sparendo”.
Risultato, “io lotterò con tutte le mie forze contro questo Ptcp. Anche se noto che tutti i sindaci che in passato hanno cercato di lavorare per il proprio territorio politicamente non sono ben visti?”.
Ma cosa ne dice l’opposizione della Provincia, di questo strumento urbanistico? An sta approfondendo i temi “e ci esprimeremo più compiutamente, anche se qualche dubbio ce l’abbiamo” anticipa il consigliere Filippo Airaudo.
Critico è l’azzurro Massimo Pierpaolini, per di più residente a Saludecio, e che comunque fa un discorso complessivo.
“Mi sembra attacca che questa logica del Piano a maglie larghe, con pochi vincoli, lasci troppa discrezionalità. E quando c’è discrezionalità c’è, di conseguenza, qualcuno che vuol esercitare un potere che invece verrebbe ridimensionato se ci fossero regole più strette”. Tradotto, laddove il Ptcp non entrerà nel merito di previsioni urbanistiche, che comunque dovrebbero essere condivise, le singole amministrazioni comunali faranno ciò che vorranno”.
“Ma solo sulla costa precisa Pierpaolini -, perché invece per la collina non c’è nulla”. Alternativa? “Andavano fatti accordi coi Comuni piccoli conclude l’azzurro e poi fatti rispettare con norme rigide. Invece così si è proceduto d’imperio, ma lasciando discrezionalità. Il modo migliore per mantenere del potere da esercitare”.
Mario Galasso, presidente Verdi della provincia: “I Verdi hanno scelto di astenersi sull’adozione del Piano. Pur valutando positivamente gli obiettivi strategici contenuti nel documento preliminare e in particolare ‘la sostenibilità come condizione dello sviluppo’, l’arresto del consumo di territorio, la riqualificazione dell’assetto territoriale e urbano, riteniamo che, nella versione proposta, il piano non risponda pienamente a questi enunciati.
I temi della sostenibilità ambientale, territoriale, economica, sociale, istituzionale risultano declinati prevalentemente come obiettivi, ma le indicazioni relative ad essi, in buona parte condivisibili, risultano talvolta in contraddizione tra loro”.
di Francesco Toti e Francesco Pagnini
Pierpaolini, Fi, consigliere provinciale: “Mi sembra che questa logica del Piano a maglie larghe, con pochi vincoli, lasci troppa discrezionalità. E quando c’è discrezionalità c’è…”
Galasso, Verdi: “‘la sostenibilità come condizione dello sviluppo’, il Piano non risponda pienamente a questi enunciati”
Ciotti, sindaco a Morciano: “La Morciano-Riccione e la Morciano-Cattolica sono strade urgentissime da fare”
Sanchini, sindaco di Saludecio: “Questo Ptcp va in un’unica direzione: bloccare la collina. Non credo che dietro ci sia la sensibilità ambientale”
I NUMERI
Abitanti, affollati come l’Olanda
– La provincia di Rimini conta 290.000 abitanti. La sua densità abitativa (cioè quante persone vivono in un km/q) è quasi come quella olandese: la più alta del mondo. A Bologna ci sono 253 abitanti, in Emilia Romagna 210. Tra il ’71 ed il 2001, c’è stato il più alto tasso di crescita della regione: più 17,7 per cento; al secondo posto Ferrara con il 13,5%. Gli abitanti di oggi dovevano essere raggiunti, nell’ipotesi peggiore/migliore, entro il 2020, dicevano le previsioni negli anni ’80. E dagli anni ’80, cresce la quantità di ricchezza sulle tavole e in banca, ma diminuisce la qualità, cioè il bel vivere.
Ptcp, idee generali di governo provinciale
– Il Ptcp sta per Piano territoriale di coordinamento provinciale. In pratica sono delle idee generali di sviluppo urbanistico e ambientale dei 20 comuni del Riminese. La Provincia traccia delle linee, ma sono poi i Prg (Piani regolatori generali) dei comuni a dire quanto cemento, quanti alberi, quanti fossi, quanti fili d’erba, e il come, devono costituire il proprio perimetro comunale. Il Prg è l’unica legge propria di un comune. Ed è per questa ragione che Nando Fabbri, presidente della Provincia, si diverte a dire: “Scontenti? Cacciate i vostri sindaci!”.
Tre gli obiettivi fondamentali del Ptcp. Il primo, arresto ulteriore dell’espansione urbana (ma oramai i buoi sono tutti usciti, nel senso che ognuno dei 20 comuni ha messo nel Prg quantità industriali di cemento).
Il secondo, riqualificazione e riuso delle aree urbane.
Il terzo, aumentare la dotazione reale dei servizi pubblici: trasporti, scuole, sport, sanità.
“Sviluppo incessante e disordinato”
– Il territorio della provincia di Rimini è stato il protagonista di “uno sviluppo incessante e disordinato”. La riflessione non è di uno studioso, o di un oppositore politico, ma della Provincia di Rimini.
– Nei comuni della costa risiede il 65 per cento della popolazione, pari a 190.000 abitanti.
– San Giovanni e Santarcangelo, insieme, fanno 27.400 abitanti (il 10 per cento).
– I centri della Valmarecchia hanno 7.700 abitanti, con una crescita maggiore negli anni ’80 e non nei ’90. Diversamente dai comuni della Valconca, che hanno avuto uno sviluppo maggiore negli anni ’90. Gli insediamenti sparsi rappresentano il 15% della popolazione, 40.000 abitanti.
Su ogni km, 800 metri di auto
– Tra il ’91 e il 2001 il settore delle costruzioni in provincia è cresciuto del 60 per cento; l’agricoltura è diminuita del 20 per cento. Il consumo dell’acqua, ad ogggi, è di 317 litri per abitante l’anno; nel 2024 sarà di 421. Ogni anno, i 290.000 abitanti della provincia producono 242.157 tonnellate di rifiuti; saranno 460.000 nel 2024.
Su ogni chilometro di strada ci sono 118 automobili, (media italiana 91,7), che messe in fila occupano 800 metri.
E per 50 giorni l’anno le polveri sottili sono oltre i limiti previsti dall’Unione europea. Insomma, quanto ad inquinamento non ci si può proprio lamentare.
APPROVAZIONE
Piano adottato dal Consiglio provinciale
– Il Consiglio provinciale ha adottato il Piano territoriale di cordinamento provinciale lo scorso 31 luglio, con i voti di Ds, Margherita e Comunisti italiani. Contro: Rifondazione e Padalino (gruppo misto), astenuti il verde Garattoni, An e Fi.
Prima del voto sono stati respinti molti emendamenti di Rc e di Garattoni.
Rossini: “Consumata troppa terra, aria e acqua”
– Alberto Rossini è assessore provinciale alla Pianificazione territoriale. Uomo colto, alle spalle numerosi libri tutto fuorché banali (l’ultimo si intitola “Il Palazzo vuoto: la politica nell’epoca della fine dello Stato Nazione), ha il dono di rispettare gli altri, con un approccio di umanità, una rarità, oggi. Argomenta: “Il nostro Ptcp si base sul concetto di sostenibilità, soprattutto ambientale. La nostra provincia deve fare i limiti del proprio passato; ha consumato territorio, aria, acqua, terra. La sostenibilità si deve coniugare con un’economia dinamica, con un forte equilibrio: cittadini, ambiente, equità sociale. Un esempio è questo. Noi produciamo 40 milioni di metri cubi d’acqua; se cresceremo con questi ritmi, 3.500 abitanti in più l’anno, avremo bisogno di altri 20 milioni di metri cubi d’acqua. Solo che non li abbiamo. Lo stesso discorso vale per i rifiuti”.
“I Comuni – continua Rossini – hanno due anni di tempo per recepire il Ptcp e devono introdurre il concetto della perequazione territoriale. Anche se i Comuni hanno la loro autonomia e previsioni che non possono essere azzerate. Ma dobbiamo assolutamente passare da un concetto di quantità a quello di qualità. Un territorio bello e piacevole fa la differenza sul mercato del turismo e anche per il cittadino che lo abita. Gli urbanisti usano il concetto di città compatta, con criteri di servizi e bellezza. Non può più essere il caso a farla da padrone. Dobbiamo assolutamente fare un ragionamento di programmazione e pianificazione”.
IL PUNTO DI VISTA di Cecco
Dal Villaggio Argentina a Sant’Andrea in Casale
Il primo insediamento è un ottimo modello di sviluppo tirato su tra gli anni ’60 e ’70
Il secondo invece rappresenta un vero insulto all’umanità, un intrigo di case, capannoni e disordine
– Gli anni ’60-’70 migliori degli anni ’90-oggi. E la vecchia Villaggio Argentina che surclassa la giovane Sant’Andrea in Casale. Ma chi l’ha detto che la storia è progressiva; portato a migliorare le condizioni di vita. Invece no, ogni tanto senza una specifica ragion d’essere (la famosa ratio) si rotola indietro. Ci si mette pure la classe politica a dire che è meglio oggi di ieri, per favore non dite fesserie!!! Naturalmente, nessuno gli crede e viene punita nelle urne.
Il Villaggio Argentina (Misano Adriatico) è uno degli insediamenti urbani più belli della provincia di Rimini. E non solo. Con poche eccezioni, tutte figlie degli irresistibili ultimi anni, ci sono soltanto case famigliari, attorno un giardino dove ci sono spazi per tutte le età: dai piccolissimi fino agli anziani, un campo di calcio, una scuola materna, una chiesolina col campanile a vela (diventata troppo piccola). Il giardino è opera di un intelligente Comitato cittadino che con il proprio lavoro ha anche realizzato un anfitetaro naturale (solo movimentando la terra), costruito una grande sala in cui ritrovarsi (una club house), buona per tutte le occasioni, dai compleanni, alle tombole, un campo di bocce e uno spazio arredato con i giochi per i piccoli. Il Comune ha contribuito con i materiali, il resto è stato fatto dallo spirito di iniziativa e comunità tutto romagnolo. Inoltre, nella frazione ci sono i servizi fondamentali: tabaccaio, farmacia, supermercato. Non manca la piazza, che senza fretta aspetta un arredo urbano.
L’insediamento è nato negli anni ’60 e ’70 e in gran parte è abitato da famiglie scese dall’entroterra della Valconca. In origine, era una zona di operai e piccoli artigiani. Oggi, per avere una casa simile non è sufficiente essere industriali; sono autentiche ville. Espansioni cugine al Villaggio Argentina, potrebbero essere quelle di Torconca a Cattolica, le Fontanelle e San Lorenzo (Riccione), Miramare, Ghetto Turco Rimini).
Doveva essere dieci, cento, mille volte meglio Sant’Andrea in Casale (San Clemente). Mentre la vecchia frazione, quella dalla strada Riccione-Tavoleto verso monte, è in tinta col Villaggio, la nuova espansione (verso il Conca) è un caos, dove convivono capannoni industriali e civili abitazioni, strade strette e il nulla. Uno sviluppo che mette tristezza e fa infuriare l’indignazione. Dietro c’è l’attenta volontà dell’amministrazione comunale di San Clemente e la Provincia di Rimini. Il motto di quest’ultima, vergato da Nando Fabbbri, presidente della Provincia di Rimini, è: “i territori… devono fare della qualità dell’intrapresa e della sostenibilità ambientale il binomio che li guida nel futuro”. Domanda, se questo cooncetto generale lo caliamo nella realtà dello sviluppo riminese, calza o no?