Considerazioni religiose e sociali importanti, si fondono e si confondono. Alcuni passaggi suonano come tirate d’orecchio alla politica e alla gestione della cosa pubblica, soprattutto locale. Alcuni stralci.
“Occorre ripensare gli ‘Stili di vita’ personali, familiari e comunitari tornando alle fonti che alimentano e guidano i desideri e le attese più vere dell’uomo. …Possiamo dire che la stessa vita politica della nostra città attende dai cristiani quel supplemento d’anima che sappia individuare le strade e le iniziative da intraprendere. … Le stesse politiche sociali languono nella nostra città, preoccupata più a creare immagine che di incidere sui nodi veri della vita. Per uscire da questa situazione non è sufficiente qualche intervento di facciata; occorre la ‘carità del pensiero’, della progettazione a lungo termine; occorrono soprattutto esperienze reali che testimonino la possibilità e la bellezza di percorsi di vita significativi e liberanti. … Stiamo vivendo come città un tempo di carenza di progettualità. Sembra non vi siano idee, forza per formulare progetti che guardino in modo complessivo la vita della città. Alla domanda legittima: ‘Verso dove cammina questa nostra città di Cattolica?’ è difficile rispondere e sembra quasi non vi sia alcuno capace di spiegare, dire, quali siano le linee di marcia o, addirittura, se si stia camminando o si voglia fare un percorso. Questa difficoltà ha radici profonde in una cultura che ha smarrito il valore della persona inserita in una rete di relazioni solidali e aperte. Urgente è far crescere modalità di azione politica disponibile al confronto, al camminare insieme, per la formulazione di obiettivi capaci di interpretare le domande reali della città. Perché questo avvenga necessitano persone libere interiormente da interessi di parte, dedite al bene della città, capaci di attivare forme di aiuto e collaborazione con le diverse realtà sociali che, in diversi modi, lavorano per il bene comune…”.
E’ un testo che stimola riflessioni franche, anche laiche. Vogliamo chiamare con nome e cognome le cose? La legge Bossi-Fini, la precarizzazione del lavoro (legge Biagi), il consumismo (si veda il Natale cattolichino – perfino la lettera di Babbo Natale riportava degli sponsor), la speculazione edilizia (Cattolica in prima fila), il massacro del territorio e dell’ambiente, i diritti, l’etica, la legge ex Cirielli, la dignità offesa…
Cattolica: è vero! – mancano iniziative sociali e culturali di largo respiro per attrezzare i cittadini su un fenomeno dirompente: la convivenza multiculturale. La colata di cemento del Video-Gioco-Sport, un Parco del Conca come motore immobiliare, un ecomostro-alveare al porto per una manciata di posti barca (privati) e poco più, una marea di opere pubblico-private che hanno dissanguato le casse pubbliche e favorito gli appetiti della speculazione privata, la svendita del patrimonio pubblico, una città drogata dalla speculazione e dalla rendita parassitaria che mina le stesse fondamenta della nostra economia. Un primo cittadino che non risponde alla Magistratura (confidando nella prescrizione) e tutta la sua maggioranza lo difende. Anni di sprechi, bugie, anche nell’esercizio di pubbliche funzioni. La bramosia dell’immagine, anche personalizzata. Immagine, soldi e potere: quasi un cancro. Un po’ ovunque tutto gira intorno a questo motore.
E allora sobrietà, onestà, etica (soprattutto nella gestione della cosa pubblica), trasparenza, solidarietà concreta, partecipazione democratica, conoscenza… vogliono dire: iniziative, servizi, diritti, strutture, istruzione, cultura, sanità… Una critica incisiva indica nomi e cognomi. L’occupazione arrogante del potere, dove la nobile arte del buon governo si trasforma in… comandare… in nuovi padroni… in clientele… in sistema. Una città dove la cultura è stata seppellita dalla frenesia dell’intrattenimento paratelevisivo eno-gastronomico-folkloristico-danzante-populista.
Il bene comune… tutti i politici ci dicono di agire per il bene comune, “per il bene della città” dicono quelli del Palazzo cattolichino. Poi hanno caricato di debiti i cittadini, anche i neonati, per diverse generazioni. Bisognerà intendersi bene cos’è ‘sto bene comune. Partiamo almeno dall’etica! Non basta coltivare i propri orticelli. Città che ha delegato (o relegato?) alla parrocchia le problematiche più spinose e urgenti: l’immigrazione, le politiche sociali, i giovani, la famiglia…
Consiglio un approccio più laico, in città ci sono tante energie nuove, oneste e competenti, fuori dal Palazzo. Ci sono cittadini che hanno messo la loro faccia, oltre alle loro energie, per avviare un cambiamento. Si pensi al referendum… guardandolo solo dal punto di vista dell’opportunità partecipativa: un grande momento. Di mercanti nel tempio sono piene le istituzioni e i Palazzi, ma la chiesa non è da meno; non copriamoli, scacciamoli!
Il Vangelo, credenti o no, non va usato come “strumento” morale, ma, se necessario, anche come “clava” contro governanti, potenti e ingiustizie. Questo significa anche schierarsi. Pane al pane, vino al vino. Ce l’ha insegnato la vita di Cristo. O no?! Grazie.
di Ecci