AMARCORD
– Salvatore (Rino) Ceccarelli è morto lo scorso 25 marzo, improvvisamente e prima del tempo. Aveva 64. Lascia la sorella Cecilia (per tutti Lilia). Medico molto impegnato nel sociale (Caritas, Casa di riposo), protettore di quel personaggio di Ettore Mariani (Sciròl), ha lasciato indelebili ricordi e molti rimpianti. Era sempre gentile, sorridente, con incontri sempre festosi. Durante il funerale don Daniele Giunchi ha detto: “Del bene che ha fatto non conosciamo che la punta dell’iceberg. Sapeva farsi voler bene in modo molto naturale. Molto umano. Le associazioni di Saludecio e dintorni lo hanno ricordato con affettuosi manifesti: Pro Loco di Saludecio, Opera Pia di Saludecio, Comune di Saludecio, Parrocchia di Sant’Ansovino, Tre Esse, Caritas interparrocchiale Saludecio-Mondaino-Montegridolo, Centro dantesco san Gregorio in Conca. Si leggeva nel saluto del Centro dantesco: “Di cui hanno conosciuto la profonda sensibilità e altissime doti culturali”. Ecco come Emilio Cavalli nel libro “Girasoli. Sciròl, una vita col sorriso” lo racconta.
– Quando un paese è piccolo il mormorio si amplifica. Da varie fonti si è appreso con molto piacere che Ettore ha avuto per diversi anni una specie di angelo custode.
Una persona colta dal comportamento elegante e gentile si è occupata per gestire con grande umiltà gli interessi del povero Ettore.
Questa persona sempre disponibile ad ascoltare gli altri dopo aver curato tante persone presso un famoso ospedale di Padova si è distinta per le sue gesta di grande civiltà umana.
Quest’uomo tutta casa e chiesa è di una modestia inraccontabile anche perché vuole continuare ad agire indisturbato dietro le quinte.
È con grande rispetto che si vuol comunicare a questa persona di aver molto apprezzato il suo continuo operato (purtroppo non visibile).
A questo (dottore di vita), che non ha curato solo il corpo, ma anche l’anima delle persone giunga il nostro più sentito grazie per aver scelto di vivere nella nostra comunità saludecese.
Un anno dopo la morte di Ettore quella che doveva essere una scodinzolante festosa attraversata per andare incontro al “buon samaritano”, il dottor Ceccarelli, si è trasformata in un fatale incidente stradale che è costata la vita alla graziosa bestiola.
A nulla è servita la frenetica corsa in macchina del dottor Rino per raggiungere in tempo le cure del veterinario di Montegridolfo. Il piccolo Birbi non c’è la fatta.
Fatidicamente un anno dopo l’addio del suo padroncino, è volato in cielo.
Che peccato per Ciarli e per i vecchietti del ricovero, che tutte le mattine gli davano una brioche. Quel giorno faceva un gran freddo, come un anno prima, quando Ettore è morto nell’ospedale di Riccione. Chissà: le condizioni climatiche quasi uguali, la vettura che ben conosceva, che era solita trasportare Ettore? forse Birbi sperava di rivedere il suo padroncino.
Dopo l’impatto, durante il tragitto da Saludecio a Montegridolfo, gli parve di udire una voce.
A quell’ennesimo richiamo Birbi non seppe, o non volle più resistere. Forse l’uno aveva bisogno dell’altro, sicuramente si stavano cercando a vicenda: c’è voluto un lungo anno per poter di nuovo ballare insieme.
Il destino ha voluto regalare a Birbi un ultimo (viaggio – premio), facendolo morire tra le braccia di quell’uomo che più di ogni altro aveva aiutato il suo amato padroncino negli ultimi anni della sua esistenza.
Jean Vanier: “il coraggio non è fare cose straordinarie ed eroiche, ma cose ordinarie con tenerezza”.