AMBIENTE E TURISMO
– Tanto per dare subito l’idea della gravità del problema, leggiamo insieme alcuni titoli di stampa degli ultimi mesi.
“Allarme Adriatico: ‘Rischia di diventare una enorme palude’ – Gli scienziati: la corrente del Golfo di Trieste si sta fermando per l’innalzamento della temperatura”.
“Lotta ai gas serra, la Cina meglio dell’Italia (41°) – Roma perde sei posti nella classifica dei più attivi contro i cambiamenti climatici (dati Associazione Germanwatch)”.
“Italia, la trincea dell’effetto serra – Conferenza mondiale sul clima – Rapporto shock: siamo tra i più a rischio del pianeta”. Commento: “L’Italia è particolarmente a rischio perché si trova al confine tra due aree climatiche e sarà sottoposta a pressione derivante dall’allargamento della fascia tropicale. Inoltre dei 3.975 chilometri di coste basse, oltre un terzo è minacciato: il mare può sfondare su un fronte lungo 1.384 chilometri e oltre trenta tratti di costa potrebbero cedere alla pressione del mare entro la fine del secolo”.
“L’Italia sotto una cappa di smog – Presentato l’annuario Apat: polveri sottili e biossido di azoto sono costantemente oltre i limiti”.
“La classifica Legambiente: Rimini 37° posto – Nei dati sull’ecosistema urbano perse 9 posizioni”.
“L’aria di Rimini è davvero gas…ata – Cattolica la più inquinante con 37mila tonnellate di CO2 per residente – La ricerca dell’assessorato all’Ambiente della Provincia rileva che le emissioni sono aumentate del 5% in tre anni”.
“Allarme inquinamento dell’aria da traffico – Tre macchine ogni cinque italiani, record in Europa – Sulle strade 35 milioni di vetture”.
“Allarme clima, turismo coinvolto – Se non è l’apocalisse, poco ci manca e riguarda da vicino anche il turismo: i cambiamenti climatici come emergenza globale, ovvero rivolta a tutti i settori produttivi compreso il mondo dei viaggi”.
Le ricerche e proiezioni suffragate da dati sono di: World tourism organization, Inter-governmantal panel climate change (Ipcc), Omt (Organizzazione mondiale turismo), Apat, Legambiente.
Come si può subito capire stiamo parlando del nostro pianeta: la Terra, e gli effetti ricadono anche sull’Italia, sulle nostre coste, sulla nostra città. Insomma siamo tutti immersi nella tragedia fino al collo.
Andiamo avanti con informazioni e dati.
“I cambi climatici modificheranno destinazioni e abitudini turistiche. L”Holiday 2030 Report’ del 2006, prevede per il futuro un riorientamento di ben il 70% dei flussi turistici mondiali”.
Ciò significa, ad esempio, che le tradizionali vacanze sulle spiagge mediterranee di inglesi e tedeschi potrebbero essere sostituite da località balneari dei loro stati. Perché l’aumento della temperatura comporterà estati insopportabili nel Mediterraneo e piacevoli nel mare del Nord e inglese. Il Mediterraneo dovrà mutare stagionalità e clientela. Bisogna prepararsi.
Lo studio “prevede per Italia e Spagna un aumento di 2 gradi nella temperatura media, che si tradurrà in oltre 21 giorni con temperature superiori a 35 gradi e notti soffocanti. Il caldo ridurrà la disponibilità idrica con la chiusura di piscine e campi da golf (i 200 impianti oggi esistenti nel bacino del Mediterraneo ‘bevono’ acqua quanto una città di 2,5 milioni di abitanti)”.
Riusciremo ad offrire la spiaggia in inverno? L’alta stagione diventeranno la primavera e l’autunno, più sopportabili come clima? Ci stiamo pensando? Ci stiamo attrezzando?
L’Ipcc prevede che “anche se la concentrazione di gas serra si stabilizzasse sugli attuali livelli, la Terra continuerebbe a riscaldarsi per diversi secoli a causa delle passate emissioni dei gas e dell’inerzia termica degli oceani. Nel contempo sarebbero più frequenti tifoni e uragani, ondate di calore e forti precipitazioni, a eccezione di quelle nevose. A molte nazioni potrebbe essere difficile raggiungere uno sviluppo sostenibile entro la metà del secolo, in assenza di strategie elaborate per affrontare le sfide connesse coi nuovi scenari”.
Altri dati.
“Aumento del livello del mare: 1,8 mm annui (dal 1961 al 2003) e 3,1 mm (da 1993 al 2003). Ogni millimetro d’innalzamento marino comporta la perdita di 1,5 metri di arenile. Nel 2030 i circa 7 cm guadagnati dai mari si tradurranno in spiagge cancellate per 108 metri di profondità. Se poi lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico continuasse ai ritmi attuali, i 7 cm salirebbero a 25 e i metri di arenile perduti a ben 375”.
L’impatto fisico di questi dati è facilmente immaginabile su coste e spiagge che già oggi hanno un’estensione angusta. Senza dimenticare altri fenomeni connessi: la salinizzazione di molte falde costiere di acqua dolce, l’accelerato avanzamento dei deserti e il forte aumento di fenomeni estremi come uragani o piogge alluvionali.
Chi perderà o vincerà questa inedita gara alla conquista del turista-tipo del prossimo ventennio?
Sono situazioni che potrebbero provocare una mancata crescita del turismo. Si pensi che “solo l’1% in meno farebbe perdere 198 milioni di presenze e 110 miliardi di euro”.
Dati Organizzazione mondiale del turismo (Omt): oltre 1,56 miliardi di arrivi internazionali e 720 milioni di viaggiatori nella sola Europa. Il tutto col crescente uso di automobili e soprattutto di aerei, che rappresentano tra i massimi inquinatori dell’atmosfera terrestre.
Serve una rivoluzione culturale che porti a nuovi stili di vita e di viaggio che possano contribuire a tutelare l’ambiente. Ci vogliono leggi e regole nazionali e locali che facciano dell’ambiente una risorsa preziosa e non una vacca da mungere.
Ma noi intanto cazzeggiamo. Discutiamo di luminarie natalizie, di notte rosa anche d’inverno, di miss culetto… Parliamo molto, e male, di promozione turistica senza renderci conto che ci sta franando la terra sotto i piedi. Rischiamo la base del fare turismo: clima, mare e spiagge.
I vertici delle associazioni di categoria si muovono col fiato corto in una visione strettamente corporativa. La classe di governo locale è spesso ignorante e inetta. Cosa possiamo fare noi e qui. Come incidere, mostrando i denti, sulle politiche ambientali nazionali e locali. Senza pretendere che siano solo gli “altri” a rinunciare e a mettersi in regola. Siamo il Paese delle “milleproroghe”, di condoni, indulti e amnistie… insomma una versione truffaldina e ipocrita del concetto di perdono cristiano. Il Paese dei furbi.
Non consumare altro territorio, anzi liberarlo. Governare l’inquinamento atmosferico (traffico, immissioni urbane, inceneritori). La difesa dell’ambiente deve diventare sacrale, sostenuta da una parte da una cultura che faccia leva su innovazione tecnologica e comportamenti virtuosi e sobri, dall’altra sull’applicazione severa delle leggi. Altrimenti, sotto l’ombrellone… niente.
di Ecci