– Se uno beve fino allo sfinimento all’una e un quarto di notte è meno pericoloso se la stessa operazione l’effettua alle due e un quarto? Non è con il divieto di vendere gli alcolici nei locali di intrattenimento dopo le due di notte che si rendono più sicure le strade e si salva la vita dei giovani. La sicurezza è un fatto di educazione e di cultura. E di regole ferree del Codice della strada. Lo affermano in coro i gestori di bar e ristoranti ed i politici, sia delle cittadine della costa, sia di quelle dell’entroterra.
Luigi Pritelli ha 58 anni ed è il presidente del Consorzio Maranodoc, del quale fanno parte cinque locali: “Hacuna Matata”, “Moyto”, “Operà”, “Beach Paradise” e Beach Caffè”. La zona è il nuovo tempio giovanile della riviera romagnola. D’estate, nei fine settimana, passano almeno 15.000 persone a sera: una città con gli abitanti di Cattolica e poco meno della metà dei residenti di Riccione.
A chi gli chiede della bontà della legge, risponde Pritelli: “La legge è sbagliata e controproducente. Non tutela la sicurezza sulle strade. Premetto che sono babbo di due figlie e che la vita dei giovani viene prima di ogni interesse. Gli italiani sono i più bassi consumatori di alcol d’Europa. Per cercare di risolvere il problema giovanile dobbiamo seguire semplicemente la legislazione delle altre nazioni: Gran Bretagna, Olanda, Francia. Hanno tolto il divieto della vendita degli alcolici dopo certi orari, ma hanno un Codice della strada severissimo, con pene forti sia per i consumatori di alcolici, sia per i consumatori di droghe. Con queste premesse nessuno si sogna di prendere l’automobile se ha le funzioni alterate”.
“Sempre in queste nazioni – continua – ci sono servizi pubblici efficienti ed a buon mercato, sia autobus, sia taxi. Inoltre, dentro i locali non si servono bevande a chi è sotto una certa età e chi mostra un’allegria forzata.
Voglio aggiungere anche questo, ha poi senso che l’alcol può essere venduto nei locali che non fanno intrattenimento? E che differenza c’è se uno decide di ubriacarsi all’una ed un altro alle due?
La legge è sbagliata e dettata dalla fretta. Va certamente modificata, come hanno fatto nel resto dell’Europa, come detto sopra. Adesso succede che i ragazzi si riforniscono di alcol, lo lasciano in macchina. Escono, bevono un sorso e rientrano nei locali”.
Pritelli alza lo sguardo sull’offerta turistica? Dice: “Come prodotto turistico siamo poco competitivi rispetto ai nostri concorrenti e siamo l’unico paese del Mediterraneo che ha adottato tale legislazione. Quando il giovane decide di andare in vacanza, magari preferisce la Spagna o il Portogallo. Col proibizionismo da anni ’30, da Al Capone, non si risolve nulla. Poi, ci sarebbe da affrontare la natura sociale del fenomeno giovani ed alcol, ma qui non vorrei entrare, altrimenti andremmo molto lontano”.
Renzo Ceccarelli, 47 anni, da 12 anni gestisce l'”Osteria della Strega”, nel borgo di San Giovanni in Marignano. Ha strutturato il locale in una cucina tradizionale, semplice, dove si può andare anche solo per un caffè ed un bicchiere di un buon vino. “Da me vengono cinque amici, magari tre mangiano, uno prende il caffè e un altro preferisce solo il dolce. Argomenta sulla questione alcol sì, alcol no, dopo le due di notte: “Secondo me non è giusto. Non è così che si risolvono i problemi; fosse la soluzione sarei d’accordo. Ci sono una marea di escamotage per continuare a bere. Uno si può portare le bottiglie in macchina, come abitualmente avviene. Il gestore serio non ha nessun piacere che il cliente si ubriachi. In 12 anni di attività, dal mio locale non ne è uscito uno alticcio. Il bere non è legato ai divieti, ma alla persona. L’età a rischio è quella compresa tra i 16 ed i 24 anni: pensano di essere grandi invece si fanno forza con il bere. Non insegniamo ai figli ciò che dovremmo. Risolvere poi il problema quando è degenerato è un cattivo passo; credo che ci vogliano più controlli prima: la classica prevenzione”.
Guglielmo Gaia, 63 anni, da 4 è il presidente del Circolo Arci di San Giovanni, storico locale che sui affaccia su piazza Silvagni. Argomenta: “Ai miei tempi il problema superalcolici non esisteva; si faceva fatica a mettere la benzina nella Vespa. Allora il 97 per cento dei giovani alle due di notte era a letto da un pezzo. Certi abitudini sono la conseguenza del benessere. Non credo che in un Paese equilibrato ci debba essere il bisogno di una legge simile, ma dato che il problema esiste sono favorevole. Sarà un deterrente, un aiuto a consumare meno. Spesso l’uomo è come i somari, senza che nessuno ti tiri la corda non vai da nessuna parte”.
Quattro giovani amici misanesi, Alessandro Bordoni, Gianluca Battarra, Luca Santini e Venusta Vitali, quattro anni fa hanno aperto il Caffè Dinner Bagus” a Misano Adriatico, in piazza Gramsci. Chiuso lunedì e martedì, è un pub-ristorante che ha una clientela tra i 20 ed i 30 anni. Afferma Alessandro, 27 anni: “Non è una legge corretta: porta dei danni a noi, con gli alcolici che si trovano in ogni cantone ed a qualsiasi ora. Andrebbe abrogata. Nel nostro locale la clientela è attenta al bere; anche se ogni tanto c’è chi alza il gomito. Quando qualcuno esagera non gli serviamo più una goccia. Sono anche del parere che la disposizione non eviterà le morti del sabato sera. Propendo per più controlli, anche se già se ne fanno molti”.
Fausto Bertuccioli ha 54 anni, da 3 si occupa del Circolo Arci di San Giovanni, da 22 invece siede nel consiglio della cooperativa: “Il problema abuso di alcol va discusso all’interno della famiglia. Infatti, colpisce in larga parte i minorenni, anche se la vendita è loro vietata. E’ nella situazione di famiglia che cresce il vuoto e la sete di fuggire attraverso una bevuta. A livello di Circolo non ci tocca. Chiudiamo al massimo all’una di notte; non è con la legge che si combatte il fenomeno. I giovani acquistano prima, si ritrovano nella tavernetta ed alzano il gomito. Voglio rimarcare che il fenomeno alcol c’è sempre stato, anche se in forme diverse. Ai miei tempi gli amici in branco, con qualcuno di loro che aveva alzato il gomito, importunavano le ragazze altri e magari si finiva in scazzottata. La variante di oggi è la coltellata, un livello più in basso”.
Pritelli, Riccione: “La legge è dettata dalla fretta. Se ci si ubriaca alle due, lo si fa anche alle due. Ci vuole un Codice della strada molto severo come avviene all’estero”
Gaia, San Giovanni: “E’ una conseguenza del benessere. Ai miei tempi non avevamo neppure i soldi per la benzina della Vespa, altro che acquistare i liquori. Siamo come asini, ci vuole sempre che qualcuno ci tiri la corda”
Ceccarelli, San Giovanni: “La legge è ingiusta ci sono una marea di escamotage per continuare a bere.
In 12 anni di attività non è uscito un solo cliente alticcio”
Amministratori: “Magari fosse una questione di orari”
– Il divieto di mescere alcolici dopo le due di notte per una località che fa turismo significa anche confrontarsi con i competitori internazionali. Dunque l’atto politico romano, deve essere letto anche a livello locale, con ripercussioni economiche.
Daniele Morelli, è il giovane assessore al Turismo di San Giovanni in Marignano: “Il problema degli incidenti non viene risolto col divieto. La questione è molto più complessa: magari fosse una questione di legge. Credo che la pubblica amministrazione dovrebbe muoversi sul versante della comunicazione attraverso appropriate campagne di sensibilizzazione. Slogan: ‘L’alcol uccide’. Punto. Tale campagna può essere fatta negli stessi locali durante la serata.
Il motivo è molto semplice; esci dalla discoteca e ovunque puoi trovare la bottiglia con cui sbronzarti.
Una buona scelta è di mettere a disposizione delle navette che fanno spola dai centri di ritrovo ai vari punti della città. Un altro suggerimento è che uno, a turno, si incarica del dovere di guidare, con l’obbligo morale di non assaggiare neppure un goccio.
Un deterrente è la tolleranza zero per chi guida ubriaco; mette a rischio la propria vita, quella degli amici e il malcapitato sulla sua strada. Credo che tale rischio sia inammissibile per una società avanzata. Un ruolo importante lo gioca anche il gestore; ha l’obbligo di astenersi di fronte ai giovani che palesemente vanno fuori giri”.
Antonio Magnani, sindaco di Misano, sulle cui colline si trovano tra i più blasonati locali del Riminese: “La motivazione del legislatore è comprensibile; non è accettabile che tutti i fine settimana ci siano morti sulle strade causa l’ebbrezza: la cultura dello sballo. Se l’alcol fa male, lo è sempre. Non ha orari. E neppure luoghi. Sono del parere che bisogna lavorare sulla cultura dei giovani, i comportamenti dei gestori. Costoro hanno grosse responsabilità sociali. Mi viene in mente quella commovente commedia teatrale dal titolo ‘Sono tutti figli miei’, dove la bomba costruita dal babbo uccide il figlio. Capisco che la strada è più lunga ed impervia, ma è da iniziare a percorrere. Mi viene anche da pensare che in altri paesi, dove per cultura si beve più che da noi, chi si mette al volante non trangugia una goccia. Questo è il modo di passare in serenità le serate. Invece, è stata trasformata l’ansia e la preoccupazione in legge. Chi frequenta, chi gestisce e chi controlla dicono che non serve. Ha senso poi che con due bicchieri di vino si è fuori dai parametri fissati? A me viene da sorridere”.
Daniele Imola è il indaco di Riccione, che rappresenta il tempio del divertimento giovanile italiano. Dice: “La soluzione non risolve assolutamente nulla. Oltre ad essere un punto di vista, abbiamo alle spalle uno storico. Mi ricordo i bivacchi davanti a molti bar e locali di Riccione alla fine degli anni Novanta, sia in centro, sia sulla Statale. Poi ci sono i rave party che fioriscono come funghi nelle case di campagna. Il tema su cui lavorare è fare prevenzione, sia dentro i locali, sia fuori. Il proibizionismo, è dimostrato, genera solo trasgressione. Invece, con capillari alcol-test all’uscita delle strutture di intrattenimento si darebbe sicurezza ai ragazzi. Questa è la via da percorrere per far diventare abitudine che la guida deve essere lasciata a chi si astiene dal bere. E’ una misura applicabile in collaborazione con gli stessi esercenti. Altrimenti, i giovani si portano le bottiglie nei bauli e si fermano nei parcheggi a bivaccare E’ meglio? Inoltre, per noi che facciamo turismo, allontaniamo verso altri lidi una parte della gioventù”.
Morelli, San Giovanni:“Il problema degli incidenti non viene risolto col divieto. La questione è molto più complessa: magari fosse una questione di legge”
Imola, Riccione: “Oltre ad essere un punto di vista, abbiamo alle spalle uno storico. Mi ricordo i bivacchi davanti a molti bar e locali di Riccione alla fine degli anni ’90, sia in centro, sia sulla Statale”
Magnani, Misano: “Sono del parere che bisogna lavorare sulla cultura dei giovani, i comportamenti dei gestori, che hanno grosse responsabilità sociali”
Bar “Pacina”, specchio di Morciano
Al secolo Enrico Mancini (ma in pochi, amici intimi compresi, ne conoscono le generalità anagrafiche), il suo locale, da 10 anni, mette in mostra le vittoriose coppe di Valetino Rossi. E il tedesco, mestiere traduttore, che si posiziona in un angolo del bancone con il bicchiere di vino in mano
– E’ il bar dei trofei di Valentino Rossi. E’ il bar frequentato dal traduttore tedesco (si è cimentato anche con Paolo Volponi) che si mette in un angolo di bancone e ordina il bicchiere di vino. E’ il bar che rispecchia la morcianesità. Conosciuto come “da Pacina”. Si trova in via Serrata, numero uno (una cifra fatidica), sulla strada che porta a Montefiore Conca. “Pacina” non è altro che il soprannome di Enrico Mancini (se chiedi informazioni per nome e cognome in pochi te le danno a Morciano), prima una bella persona e poi un personaggio: sorriso, battute, in italiano e in dialetto. Come vengono. E senza noia. Ogni mattina, si rinnova il rito dello sfottò con Gianni Ghigi, il suo pasticciere. “Pacina” è supertifoso del Torino; Gianni invece con lo stesso impeto della Juve. L’immaginazione non è sufficiente per raccontare l’irriverente “bellezza” del dialogo.
“Tifo Juve – argomenta ‘Pacina’ – perché quando ero ragazzo il Torino era anni luce davanti alla Juve. E di molto”.
La fotografia del bar “da Pacina” inizia da molto lontano, ma non è mai sbiadita. I colori si sono sempre rinnovati.
Viene aperto un piccolo chiosco nel 1961; ha 25 anni. Anno dopo anno, si ingrandisce. Quattordici anni fa, è trasferito dove si trova oggi. Da alcuni anni lo affianca il figlio Rocco (ha anche una figlia, Tania), che ha portato un po’ di gioventù, diversificando l’offerta. Un esempio sono le quattro pedane per il gioco delle freccette. Attira i giovani e si fanno anche delle gare, che richiamano appassionati anche da Rimini. Disseminati per il bar ben cinque televisori, tra cui due mega schermi.
“Da Pacina” è anche il covo dei tifosi rossiniani (inteso come Valentino). Il benvenuto lo dà uno striscione sulla veranda dell’ingresso. All’interno, appena entrati sulla sinistra, in mezzo ad immagini che raccontano le gesta del Toro, su un ripiano, fa bella mostra di sé un casco di Valentino, regalato tre anni fa. E in quella parete vengono esposte, da 10 anni, le coppe delle vittorie del campionissimo di Tavullia. Questo grazie a Flavio Fratesi, ragazzo di Tavullia che abita a Morciano per via del matrimonio.
Il locale apre i battenti con largo anticipo sull’alba, alle quattro e tre quarti; a quell’ora fanno tappa i cacciatori che dal mare vanno in collina e chi va a lavorare; riccionesi, cattolichini, misanesi. Sigaro in bocca, berretta in testa, da personaggio di Hemingway, “Pacina” è un ottimo cacciatore.
Per certi versi i tre sgabelli posizionati sull’angolo sinistro del bancone potrebbero ispirare lo scrittore americano. E’ il luogo dove si siede Enrico: il traduttore che legge “der Spiegel”.