[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/gennaio08/storie-di-mare.jpg[/img]
Questa poesia-filastrocca è stata scritta negli anni ’60 da Agostino Paolucci (Biligari), cattolichino, nato nel 1914 e deceduto nel 1999 all’età di 85 anni. Storica famiglia di marinai, per molti anni svolse, tra le tante mansioni, anche quella di direttore di macchina sul peschereccio atlantico. Per la pesca si spostavano fino nel Senegal e le altre coste africane. Partivano dal porto di San Benedetto del Tronto e la navigazione durava circa dai 3 ai 5 mesi.
Iniziamo la bordata,
gente allegra e spensierata,
prima tappa alle Canarie
bunkeraggio e spese varie.
Due sere di franchigia,
senza tante pire piglia,
poi si va destinazione
con un po’ di soddisfazione.
Non si prendono i calamari,
pare ben siano guai,
cambio zona inutilmente
dove vai non prendi niente.
Preoccupato il capitano,
l’equipaggio diventa strano,
il retiere si dispera
il nostromo se ne frega.
Noi speriamo nel domani,
non troviamo che gabbiani,
i gabbiani nostri amici
e con loro siam felici.
Quando è mezzogiorno,
un brodino di san pietro,
pesce lesso e pizzaiola
non ci passa più alla gola
Cinque mesi siam passati,
come tanti disgraziati,
sempre in mezzo i Marocchini
da sembrare Beduini.
Terminata la bordata,
siam sempre gente disperata,
e malgrado si ritorni
dove troverem le corna.
Arrivati con salute,
dove i figli le raccontan tutte,
poi la moglie che interviene
certo come le conviene.
Da quel giorno amore mio,
sin dal dì che sei partito,
m’è venuta la tentazione
mi son presa la decisione.
Mi recai da don Mariano,
mi baciava senza affanno,
cinque volte ogni sera
soddisfatta in tal maniera.
Non fosse stato per i bambini,
avendo bisogno di quattrini,
e pensando al tuo ritorno
maledivo pure il giorno.
Ora che tu sei venuto,
sappi pur che sei cornuto,
caccia tutti i quattrini
fai ritorno fra i Marocchini.