– Venerdì 4 aprile, dal casello autostradale di Cattolica, all’ora di prima, siamo partiti con tre classi del terzo anno della Scuola Media “Arrigo Broccoli” di Morciano, alla volta di Marzabotto e di Carpi in visita con i giovani studenti, per una lezione storica direttamente sui luoghi ove tremendi fatti di sterminio, videro quelle terre che, forse mai prima d’allora, tanta ferocia si era ivi scatenata. Visite in programma anche per la altre terze classi e della Scuola di San Clemente.
Erano cinquantacinque, tra alunne ed alunni, più quattro valide insegnanti, cui va lodata la loro preparazione, disponibilità e dedizione e noi tre rappresentanti dell’A.N.P.I. (Elisabetta Raschi, Maurizio Castelvetro e lo scrivente).
La nostra associazione ha offerto il viaggio con i due autopulman per l’intera giornata.
Veramente proficuo sul piano dell’interesse, da parte dei giovani allievi, per la conoscenza in loco della storia dei terribili fatti di quei venti giorni a partire dall’alba del 29 settembre 1944 in cui i nazisti, al comando dello spietato Maggiore Valter Reder, con due reggimenti corazzati della divisione delle SS misero a ferro e fuoco i comuni di Marzabotto, di Grizzano e di Monzuno, distruggendo le case, le coltivazioni, i prodotti e massacrando 1.836 persone di cui 95 ragazzini avevano meno di 16 anni, 110 bambini di età inferiore ai dieci anni; 22 bimbi avevano meno di due anni, otto avevano un anno e 15 infanti avevano meno di un anno, uno aveva due settimane; 316 erano donne e 141 vecchi ultrassessantenni. La guerra può produrre anche queste aberrazioni.
Su quelle scoscese rupi e tra le verdi boscaglie di quelle terre di antica storia etrusca cui l’indomito amore delle formazioni partigiane per la libertà e per la loro Patria; che mai in un anno di aperta guerriglia, le fanatiche truppe teutoniche e i loro lugubri servi fascisti di Salò, erano riusciti a piegare, si sfogò il livore con una crudele rappresaglia sulle popolazioni.
Sterminarono tutti gli esseri viventi, compresi uomini e animali nelle zone di Marzabotto, Grizzana, Monzuno, Monte Sole e sulle altre alture circostanti abitate, fucilando, incendiando e massacrando donne, vecchi e bambini; distruggendo le case, le chiese e i cimiteri gettandovi le bombe a mano dopo aver chiuso all’interno la gente.
Poiché gli uomini validi in età di combattere e di difendersi non erano nelle case, rastrellarono la popolazione che trovavano e che incontravano, costituita principalmente di vecchi, donne e bambini, dopo aver cannoneggiato le case, poi l’ammassavano nei piccoli sacelli montani e nei minuscoli cimiteri e li passavano per le armi in maniera orrenda ed inenarrabile tutti quanti, compresi i parroci che ovviamente tentavano di opporsi a tante bestialità.
Pochissime sono le persone che, in maniera fortunosa, si salvarono sotto il mucchio dei cadaveri, perchè credute morte. Tra queste la maestra di scuola materna Antonietta Benni e due bimbi di 6 e 8 anni, che hanno riportato profondi traumi ed hanno poi narrato gli orribili fatti cui loro malgrado furono spettatori.
Di tanto in tanto guardavo il volto teso dei nostri giovani studenti.
In verità non reagivano tutti allo stesso modo. Al minore interesse di alcuni, si notava però una intensa partecipazione emotiva di altri, la cui seria attenzione mostrava un profondo coinvolgimento.
Nel Sacrario di Marzabotto, nello spazio centrale, sono appesi quattro cippi marmorei di quattro dei tanti eroi partigiani caduti, fra cui il Comandante Mario Musolesi (il mitico Lupo) ed il parroco Don Giovanni Fornasini.
Quando la guida, all’interno del sacrario, narrò l’orrendo episodio in cui la diciasettenne Bruna Zebri, incinta di sette mesi che era prossima a sposarsi nel mese che doveva seguire, fu presa e sventrata con la baionetta, poi estratto il feto dalla pancia, (che in pratica è già un bimbo a quello stadio di gestazione), da quelle belve gettato ripetutamente in alto per farne centro con le pistole da parte degli altri commilitoni onde mostrare la loro bravura nella mira con ripetuti colpi prima che ogni volta cadesse a terra; ha ammutolito per un istante noi tutti.
Io lo avevo già sentito raccontare in un’altra visita di anni fa, in quel luogo di raccoglimento, i nostri ragazzi ancora no, alcuni di loro sono rimasti colpiti dalla immane ferocia cui l’uomo può giungere.
Sull’altura di Monte Sole, su quelle terre teatro di quei terribili eventi, oggi è stato istituito un “Parco Storico Regionale” che ha lo scopo di promuovere la rinascita di quelle terre montane, un tempo coltivate e di recuperare i segni del passato in una tenace rimembranza della necessità della Pace, attraverso il culto civile della memoria.
Allo scopo è stata pure istituita una “Scuola di Pace” che ha come finalità quella di “Valorizzare la forza simbolica di Monte Sole, un territorio come pochi in grado di comunicare l’orrore della guerra e la necessità della Pace”.
E’ questo un luogo di incontro e di educazione internazionale per giovani, in un apposito edificio con la scuola, la biblioteca, l’aula didattica attrezzata e 25 posti letto, tendente ad ospitare le associazioni dei giovani che operano per la pace nel mondo.
Nel cimitero di Casaglia, uno di quei luoghi di pace e di mestizia, violati da tanta feroce barbaria, è sepolto dal 1996, data della sua morte, Don Giuseppe Dossetti un grande italiano tra i padri costituenti della nostra Repubblica, che già ultraottantenne, quattordici anni fa si sentì di dover difendere la nostra Carta Costituzionale.
Il pomeriggio lo abbiamo dedicato alla visita al “Museo del deportato” nella città di Carpi. Qui sulle pareti, le frasi scritte dai condannati a sicura ed imminente fine della vita, destano sensazioni tristemente e difficilmente descrivibili.
All’arrivo, colpisce il visitatore nell’entrata la prima scritta murale che si legge, dettata dal grande scrittore, drammaturgo e poeta Bertolt Brecht, che richiama gli uomini all’attenzione verso le cose del mondo che li riguardano, perchè non abbiano a ripetersi le grandi tragedie:
“E voi, imparate che occorre vedere e non guardare in aria; occorre agire e non parlare.
Questo mostro stava, una volta, per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancora fecondo.”
Bertolt Brecht
Poi, per finire, una visita al Campo di Prigionia e di Concentramento di Fossoli, ove i fascisti ed i nazisti radunavano i prigionieri, gli avversari politici e poi gli ebrei, prima di inviarli nei campi di sterminio racchiusi in vagoni bestiame come, anzi molto peggio, degli animali.
Il pensiero rivolto a quelle migliaia di persone, che sono in quel campo transitate, la cui innocente vita fu troncata dal fanatismo di quegli aguzzini invasati: nazisti della Wehrmacht, (che portavano stampato sulla placca del loro cinturone l’emblematica frase: “Gott mit uns” = “Dio è con noi”), ha intristito vieppiù la serata sulla strada del ritorno a casa.
Devo ammettere che i nostri ragazzi sono stati bravi durante questa intensa giornata nella quale sono stati messi di fronte ad una inaudita brutalità cui la natura umana può giungere. Hanno solo 14 anni e sono nati ed abituati, fortunatamente diciamo, ad una vita ben diversa ed il calarli d’improvviso, in faccia a tanto orrore, provoca un naturale notevole turbamento, cui la sensibilità delle insegnanti nella preventiva preparazione ha sicuramente contribuito ad attutire e a far meglio assorbire tanta pena.
Sono fatti che al solo sentirli narrare fanno perdere il sonno anche agli adulti.
Un plauso quindi alla Scuola Media “Arrigo Broccoli” di Morciano, al corpo docente ed in particolare alle brave quattro insegnanti: Maria Adele Migani, Francesca Martignani, Bruna Staccoli ed Adriana Guidi, che in quella giornata hanno dimostrato la loro professionalità con tanta volontà e passione per la meritoria opera di educatrici.