IL FATTO
– Alfiero Gentilini muore 30 anni fa, il 14 luglio del 1978. Ha 47 anni, lascia la moglie e due figli. Medico condotto, sapeva farsi voler bene dai suoi concittadini. Se lo chiamavano in piena notte, in pieno inverno, anche dalla cascina più lontana da Misano Mare, dove abitava, si intabarrava e partiva. Il 14 luglio del ’79, nel giardino della scuola materna, ne venne scoperto il busto di bronzo; realizzato dall’impulso degli amici. Ecco come Antonio Semprini, allora sindaco, penna raffinata, lo ricordò.
di Antonio Semprini
– Celebriamo l’anniversario della morte di un uomo la cui vita si è ritenuto di ricordare, da parte di amici, dell’amministrazione comunale e della comunità misanese, con la creazione e lo scoprimento di un busto alla memoria. Quello che proponiamo, quindi, non è soltanto un semplice ricordo di un uomo che ci ha lasciato troppo repentinamente ed in età ancora giovane e non è neppure un voler rinnovare a distanza il dolore e lo sgomento per le sua sua scomparsa.
Siamo convinti, d’altronde, che ben difficilmente, saremmo poi capaci di descrivere un dolore che riteniamo indescrivibile.
Pensiamo in questi momenti il dolore della moglie, dei figli, dei famigliari, nei confronti del quale il nostro atteggiamento di oggi non può essere dissimile da quello di un anno fa.
Il profondo rispetto che nutriamo per il dolore per la morte del padre, del marito, del figlio, del fratello ed, anche delll’amico, è quello che ci fa anteporre questi sentimenti ad ogni altra considerazione.
Detto questo, però, riteniamo altrettanto giusto sviluppare quelle considerazioni che stanno alla base, che ci hanno portato alla odierna cerimonia.
Se non vogliamo, infatti, che la cerimonia sia fine a se stessa e se non vogliamo cadere nella retorica delle celebrazioni, dobbiamo riuscire a cogliere i sentimenti, le emozioni, gli stati d’animo ed, anche, i ragionamenti che hanno fatto maturare la convinzione che era giusto andare oltre il semplice ricordo.
Non è comunque facile il compito di sviluppare queste argomentazioni. Non è facile perché si corre continuamente il rischio di omettere cose più importanti.
Le interpretazioni dei fatti, così come quelle della vita di un uomo rischiano di peccare di soggettività e di essere fatte con l’ottica di chi le sviluppa e descrive, che non necessariamente o non sempre è l’ottica corrente, o per lo meno dei più.
Personalmente, cercherò di essere all’altezza del compito che mi è stato affidato, cercando di non far torto con le mie considerazioni alla memoria del dottor Alfiero Gentilini.
E perché questo non avvenga, cosa dire, allora, del medico, cosa dire, dell’uomo?
Deve essere un dire del sindaco, oppure del cittadino e del paziente?
Mi pare, comunque, di poter dire che, se è vero come è vero che il dottor Gentilini ha lasciato tanta impronta a Misano, questo è il frutto, non di un aspetto solamente della sua personalità ma del suo essere complessivo.
Non è possibile, a mio avviso scindere l’uomo dal medico, il cittadino dedito con capacità ed impegno estremo ad una professione importante ed il cittadino parimenti impegnato a vivere intensamente la vita cittadina con i suoi problemi di ordine politico, sociale ed umano.
Se fosse possibile, con una definizione, riassumere la vita di un uomo, penso che quella di Alfiero Gentilini potrebbe definirsi come lo sforzo costante di dedicare tutto ad una professione volta a salvaguardare e proteggere la salute umana, senza rinunciare ad essere uomo impegnato sia nella famiglia che nella società.
Che lo sforzo di contemperare questi molteplici impegni ed interessi fossse veramente tale lo dimostra in modo più che eloquente la sua stessa morte.
Lavorava, non solo troppo, ma nella totale incuranza dei limiti che anche la sua forte tempra fisica aveva.
Dedicava tutto con impegno professionale ma anche sociale per curare i mali altrui senza curarsi dei propri.
L’impegno verso l’infanzia, non solo come specialista della malattia del bambino (e sappiamo tutti che specialista lo era veramente), ma come uomo impegnato a far sì che per l’infanzia si sviluppasse una rete di strutture sociali capaci di formarla e curarla.
Quando, assieme anche al compianto assessore Angelini, maturammo la convinzione che fosse giusto erigere il busto alla memoria del dottor Gentilini nel parco dell’asilo nido, lo facemmo avendo presente l’impegno profuso, come pediatra incaricato allo scopo dall’amministrazione comunale per far sì che questa importante struttura fosse corrispondente alle esigenze del bambino per la quale era nata.
Ricordo anche qualche nostra insofferenza quando la sua insistenza per migliorare qualche aspetto importante di questo nido ci costringevano ad inventare finanziamenti che non esistevano a bilancio.
Possiamo dire oggi, purtroppo col senno del poi, che quelle insistenze non solo erano fondate ma è stato anche giuste accoglierle.
Ma forse questi aspettti della personalità del dottor Gentilini non sono sufficienti a completare da soli, la figura che rimane nel cuore dei cittadini. Si può dire, in breve, che rimane nel cuore della gente perché era uno nel quale la gente, indipendentemente dal ceto di appartenenza, si riconosceva: “Era uno dei nostri!”.
Ma perché lo era? Perché fondamentalmente non lo ha mai fatto pesare nel rapporto col cittadino e col cliente, né la sua indubbia e riconoscibile capacità professionale, né la sua superiore cultura. Sapeva essere semplice col semplice. Non metteva in imbarazzo.
Il paziente, il cliente, diventava per lui non solo l’oggetto delle sue cure, ma l’amico da capire e da curare moralmente prima ancora che coi farmaci.
Questa sua profonda umanità, questo suo essere normale, alla pari con tutti; questa sua capacità di vivere la vita di tutti i giorni di una cittadina tutto sommato piccola e che non ha perso ancora le caratteristiche del paesotto di campagna; la capacità, non comune, di trovare, sempre, un sorriso o una battuta tra il burbero e il bonario per sollevare il morale di qualcuno o per risolvere situazioni difficili o imbarazzanti.
Queste sono alcune delle qualità che hanno reso popolare e indimenticabile Alfiero Gentilini: medico, uomo, amico e cittadino che Misano oggi ricorda.