– Giuliana Marchini è conosciuta come donna riservata. Ma lo scorso 27 ottobre, ha prima emozionato e poi sorpreso la platea rotariana Riccione-Cattolica che le ha assegnato il Premio professionale 2008, riservato a coloro che hanno fatto bene nella vita.
Anche i bambini sanno che dietro il luccichio delle passerelle di moda c’è il fruscio, il passo avvolgente del nulla, ma è un nulla che serve al made in Italy. Che viene raccontato e fa fieno in cascina. Tuttavia dietro c’è il lavoro, lavoro ed ancora lavoro. Idee che si scontrano. Umiltà. I dubbi prima di prendere una decisione: sarà giusto o sbagliata la strada?
La signora Marchini, insieme al marito Silvano Gerani ed al fratello Luciano, fondarono la Gilmar (acronimo di Giuliana Marchini) e da un sottoscala l’hanno fatta diventare una firma nel patinato mondo della moda. Nel 2008, il fatturato si assesterà attorno sui 130 milioni di euro; grazie al contributo di 500 dipendenti diretti.
Ma ritorniamo alla serata rotariana. La signora non ha parlato a braccio, bensì letto la sua storia. In genere quando si legge, si perde in freschezza, spontaneità e quel calore della voce che comunica sentimenti, invece non è stato così. Anzi. Più che dell’azienda ha parlato della famiglia, di uomini, di relazioni interpersonali. Un excursus personale che ha raccontato un pezzo importante della storia economica di Cattolica e della provincia di Rimini. Come diceva Tolstoj: “Se sai raccontare il tuo borgo, parli al mondo”. E così è stato.
Cinque fratelli, il babbo camionista che con grandi sacrifici si costruisce la villettina di due piani. Impossibilitata a studiare, per ragioni economiche, impara a fare la magliaia da una signora cattolichina. Dice la signora Marchini: “Trarre dai fili il maglioncino per me era emozionante. Una gioia”. Non senza fatica acquista la prima macchina da maglieria che viene collocata nel salotto della casa di famiglia. Si producono maglie su misura, che piacciono. Si apre un negozio a Cattolica in via Mancini. Poi, ci si allarga a Riccione, Rimini, in regione. Nelle regioni limitrofe. Italia, mondo. E il su misura viene soppiantato dal catalogo.
Il successo commerciale, significa problemi, ostacoli da superare. L’azienda ha bisogno di spazi; non senza difficoltà la signora Giuliana col fratello Luciano convincono il babbo a buttare giù la villettina costruita con i sacrifici per uno stabilimento.
Una svolta fondamentale è quando la classica maglieria Gilmar diventa anche sportwear, da tempo libero. Si crea un nuovo marchio Iceberg. Si scommette sulla Formula 1, sponsorizzando il Gran Premio del Canada. In un’ora e mezzo di televisione si brucia il budget promozionale di un anno. Mossa vincente; i fatturati raddoppiano anno dopo anno. A metà anni ’80, c’è la costruzione della nuova sede a San Giovanni in Marignano, un gigante di quasi 50.000 metri quadrati.
Nel giugno del ’94, quattordicesima donna in Italia, il presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro la nomina Cavaliere della Repubblica.
Oggi, le redini dell’azienda sono nelle mani del figlio Paolo.