– Berlusconi continua a prendere in giro il popolo italiano. Con le tasse e con la giustizia.
Le tasse. Bisogna assolutamente diminuirle alle famiglie monoreddito con più figli, che non ce la fanno più. E invece niente: non ci sono più soldi, dopo l’abolizione dell’ Ici. Ma l’Ici già Prodi non la faceva più pagare alle fasce più deboli della popolazione. Adesso non la paga più nessuno, sulla prima casa. Ma chi ci guadagna maggiormente, e non di poco, sono le fasce più ricche della popolazione, proprietarie di vasti appartamenti ora esentati dall’imposta comunale. Altro che Robin Hood. Qui si dà ai ricchi, non ai poveri, ai quali aveva provveduto il governo precedente. Diceva Goebbels, il campione della propaganda nazista, che, avendo a disposizione radio (allora) e giornali, occorre ripetere mille volte una bugia, perché così facendo quella bugia finisce per essere accettata come verità. E i berlusconiani hanno ripetuto fino alla noia che quello di Prodi era stato il peggior governo della storia italiana. Gli elettori l’hanno creduto.
La giustizia. Tutti sanno che il vero suo problema è la durata lunghissima dei processi. I magistrati hanno avanzato una serie di proposte per ottenere l’accorciamento dei processi. Ma non è questo, ciò che preoccupa Berlusconi. Al quale, anzi, giovano i mille cavilli procedurali che, prolungando all’infinito i processi (ricusazione della corte, richiesta di trasferimento delle cause ecc.), finiscono per prolungarne l’iter fino alla prescrizione dei reati. E il lodo Alfano? Qui interviene un’altra applicazione del pensiero di Goebbels. Si continua a ripetere, da parte dei berlusconiani in servizio permanente effettivo, che i capi di governo non sono processabili in nessun paese, e fanno l’esempio della Francia di Chirac. Non è vero: non lo sono i capi di Stato, non i capi di governo. In questi giorni in Israele il primo ministro è sotto processo per corruzione. Chirac è stato salvato dal processo perché presidente della Repubblica!
Che la giustizia possa essere politicizzata è un’eventualità che ogni democratico deve temere. Ma che cosa sta meditando di fare Berlusconi? Sta preparando una riforma (con licenza parlando) intesa a diminuire la presenza di membri eletti dai giudici e ad aumentare la presenza dei politici (eletti dal Parlamento) nell’organo di autogoverno della magistratura, il Consiglio Superiore (Csm). E’ così che i magistrati sarebbero meno esposti al pericolo della politicizzazione della giustizia? Anche un bambino è in grado di rispondere a questa domanda.
Noi saremo all’antica, ma riteniamo che avesse ragione, nell’Assemblea Costituente (1946-1947), il nostro maestro di vita politica diritto costituzionale, Piero Calamandrei del Partito d’azione, il quale, affinché il Consiglio Superiore della Magistratura fosse davvero l’organo di autogoverno dei giudici, si oppose (invano) al progetto poi attuato (dieci soli giudici eletti dai loro colleghi su un totale di quindici), e avrebbe voluto che il Consiglio Superiore fosse composto «unicamente da magistrati eletti dalla stessa magistratura» (Giovanni Fagiolo, La Costituzione della Repubblica italiana. L’iter parlamentare articolo per articolo, vol. III, Editore Logos, Roma 1992, p. 1451).
Questa è la risposta che il Partito democratico dovrebbe dare a Berlusconi in materia di riforma dell’ordinamento giudiziario. La darà?
di Alessandro Roveri
Libero docente
dell’Università di Roma
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