to. Ma non solo. In meno di dieci anni la situazione dei contenitori culturali della città di Rimini è molto cambiata. Tanto che la grande scoperta della “magione” del chirurgo diventa “solo” la punta di diamante di tutto quanto la città ha da offrire da questo punto di vista. E che l’assessore alla Cultura, il professor universitario Stefano Pivato, ha intenzione di arricchire ulteriormente e mettere a sistema nei tre anni di legislatura che restano. A partire dal teatro Galli. E, perché no, per dare una mano al turismo.
Assessore, poche settimane dopo essersi insediato, nel ’99, in piena discussione sul futuro del teatro Galli, lei organizzò una conferenza stampa per dire che il teatro non era tutto per la vita culturale riminese, e che c’erano anche altri “contenitori” di cui ragionare. Che bilancio fa ora, dopo quasi due legislature e mezzo?
“Il bilancio è molto positivo. Allora feci una scommessa e la scommessa ora è vinta”.
Vuol descrivere con quali risultati?
“C’è il museo archeologico, che tra l’altro a marzo si arricchirà dell’ala moderna che ospiterà il museo Fellini. Sono molto avanti anche i lavori per gli Agostiniani e per l’ultimo piano del Lettimi. Circa 18 mesi fa è stato inaugurato il museo degli Sguardi”.
E adesso?
“Ci stiamo concentrando sulle arti contemporanee, per le quali stiamo acquisendo spazi. E la mia idea è quella di mettere in relazione le arti figurative con il teatro. Un altro progetto in corso è legato alla redazione del Piano Strutturale: vi sono alcuni giovani che stanno lavorando ad una mappatura dei luoghi di valore del territorio”.
Lo stesso successo lo si può annoverare anche per le manifestazioni?
“Diciamo che in 5 anni, ad esempio, il pubblico della Sagra Malatestiana è aumentato del 50 per cento. Grandi soddisfazioni ce le sta dando anche Antico Presente. Mentre, per tornare sul contemporaneo, e sui giovani, quest’anno ci sarà la terza edizione di Assalti al cuore, anch’essa molto positiva”.
Sempre poco dopo il suo insediamento lei disse anche che non la scandalizza il concetto di “cultura di servizio”, cioè a supporto di altro, ad esempio il turismo.
“Ma non solo. Cultura di servizio, ad esempio, è la biblioteca Gambalunghiana, che ormai è un po’ obsoleta: dovremo intervenire. Comunque stiamo mantenendo le posizioni. Per andare avanti con gli esempi c’è la stagione teatrale del Novelli. Una piccola grande soddisfazione ce la sta dando la cineteca comunale: in due anni abbiamo avuto 11mila presenze. E tra l’altro è diventata un buon luogo di socializzazione e con dei bei film di qualità che altrimenti non sarebbe quasi possibile vedere sui circuiti normali”.
E per affiancare il turismo?
“Beh, faccio un nome: Fellini. Sono anni che stiamo lavorando per utilizzare la sua immagine, in senso buono ovviamente, alle fiere. E ora lo stiamo facendo: leghiamo il suo nome agli appuntamenti turistici. Tra poco saremo a Londra? E stiamo lavorando al progetto della ‘via felliniana’ nella zona pregiata di Marina Centro. Sarà una carta in più da giocare. E poi, visto che parliamo di turismo, allora non posso non citare la Domus del chirurgo. Si è già detto e scritto di tutto e di più. Io voglio aggiungere soltanto che sono particolarmente soddisfatto di questo che è un progetto tutto mio”.
Ora per concludere adeguatamente il ciclo manca solo qualcosa?
“Il teatro?”
Il teatro.
“Già, il teatro. Come ha detto lei all’inizio di questa intervista, nove anni fa dissi che non c’era solo il teatro. Ora dico che invece manca solo il teatro. E di conseguenza è il momento di aprire il cantiere. In questi anni abbiamo speso tanto quanto costa il teatro, cioè 50 miliardi di lire, per gli altri ‘contenitori’ culturali. Per cui nel 2009 è giusto che si apra il cantiere, recentemente finanziato da Roma”.
Mai avuto il ripensamento che forse era meglio non stare ad andare tanto per il sottile, e far costruire il teatro col progetto Natalini?
“No. E le dichiarazioni che ho sempre fatto in proposito sono lì a testimoniarlo”.
di Francesco Pagnini