– Il potere dei poteri è quello della politica, recitano gli studiosi. Un’altra conferma, e un’altra affermazione, arriva da Romano Ricciotti, un riminese che fa onore alla propria città. E’ capace di unire equilibrio insieme a dosi di sano umorismo. Magistrato in pensione, 77 anni, ha sempre esercitato fuori per almeno due ragioni. La prima, per non pronunciarsi sugli amici e sul “parentado”. La seconda, per l’irriverente commento degli amici: “La sentenza l’è de che pataca ad Ricciotti…”.
Ha appena pubblicato “Sotto quelle toghe: le radici delle correnti nella magistratura” (Edizioni Settecolori, 146 pagine, 12 euro). La chiave di lettura: “L’impulso alla politicizzazione venne da Magistratura democratica, vero e proprio organismo politico schieratosi sul fronte del movimento operaio. Persi consensi per tale scelta di campo, Magistratura democratica ha abbandonato l’ispirazione scopertamente politica, recuperando adesioni. Oggi a teorizzare la giurisdizione (ossia la giustizia) come funzione politica sono anche i partiti del centro-destra…”.
Il volume raccoglie una serie di più, sintetizzabili in: onestà intellettuale e profondità dell’argomentazione. E’ un testo colto, ma scritto lontano mille miglia dallo sterile sapere degli eruditi. Le poche pagine, dopo tutto i Dieci comandamenti utilizzano meno di 200 parole, hanno la forza per aiutare a comprendere una delle istituzioni del vivere civile: il potere giudiziario ed i suoi legami. Alla fine si esce migliori. Cultura di destra (ma all’inglese: rispetto, ironia, non meno che cultura), Ricciotti appartiene a quella categoria di uomini per la quale valgono due cose: l’educazione e la professionalità. Al servizio dello Stato, nel dubbio, preferiva assolvere.