LA CULTURA
di Claudio Casadei
– A volte il giornalino del Comune porta anche belle notizie. A volte lo leggi e ti scappa un sorriso anche senza ironia. Succede quando in qualche maniera la notizia ti riporta alla mente una parte importante della tua vita, episodi e luoghi che in qualche modo avevi nascosto nel cuore.
Sono soddisfazioni sottili quelle che suscitano, ad esempio, come la riapertura del vecchio lavatoio posto proprio lì dove il Rio Acqua Viola si atteggia a fiume e crea un’ansa un tempo delimitata dai vecchi e ormai rarissimi “canadà”.
La non ancora nata provincia di Rimini, come la Romagna di cui è parte, nei primi anni ’70 era ancora assetata d’acqua e le case di Sant’Andrea soffrivano, soprattutto d’estate, questa carenza.
“Andè ma l’Aqua Viula”, era uno dei compiti degli adolescenti. Ci si andava con l’amico del cuore, bottiglione per l’acqua da bere in una mano e lattina da 5 litri per altri usi nell’altra. Si scendeva il greppo che sta di fronte il mostro di cemento (quello del supermercato chiuso), poi, lungo un viottolo che costeggiava il campo, si arrivava lì, dove l’acqua corrente dimostrava che in fondo la Romagna non era così secca? magari bastava avere voglia di governarla quell’acqua.
Là spesso ritrovavi la ragazzina del cuore, e ti fermavi a parlare sperando di rubarle un bacio innocente. I quattro lati della vasca, il lavatoio di mattoni e cemento avevano tutte le sfumature del grigio, e lì dove le “azdore” avevano lavato, e in alcuni casi lavavano ancora i panni cantando e sbecerando, il cemento era liscio e scuro mentre gli angoli avevano ancora un aspetto chiaro come la cenere che un tempo si usava per lavare le lenzuola.
D’inverno poi, il presepe di casa lo si faceva usando il muschio strappato a quei muri, o tra i fili d’erba della zona circostante. Erano così vivi quei presepi. Il tempo che passava portò via prima l’acqua che finalmente arrivò in casa; cancellò la possibilità di andare ancora in quel posto divenuto quasi improvvisamente una millantata proprietà privata, fece sì che l’incuria allontanasse gli ultimi romantici. Se adesso il lavatoio dell’Acqua Viola, come i tanti altri sparsi nel comune, tornerà sarà un regalo, un regalo gradito fatto al paese e ai suoi ultimi romantici.