1773 – La prima fecondazione artificiale
Fino alla metà dell’800 il processo della riproduzione resta un mistero. Come pure si credeva che gli animali, l’uomo compreso, avessero la prole ‘in piccolo’ nell’ovaio femminile, senza che ci fosse bisogno del seme maschile. A confutare, con esperimento, tutto questo fu Lazzaro Spallanzani (1729-1799). Lo scienziato emiliano dimostra nel 1773 che è necessario l’unione del seme maschile con l’ovulo femminile per generare una nuova vita. La prova scientifica la compie su un rospo. Aspira con una siringa il seme dell’animale e feconda. La controprova la ottiene calzando una mutanda ad un altro anfibio. Infine, ottiene una fecondazione artificiale con i cani. Tuttavia gli esperimenti dello scienziato non diventano credenza comune; tanto che anch’egli dubita della sua scoperta. Bisogna arrivare al 1875, attraverso lo scienziato Hertwig
1774 – L’ossigeno
L’ossigeno è figlio di un teologo inglese, Joseph Priestley, che lo isola nel 1774. Lo ottiene scaldando l’ossido di mercurio. Capisce che è essenziale per la respirazione, ma non riesce ad elaborare la completa teoria bio-chimica. Alla quale ci penserà Lavosier, famoso per aver detto che in natura nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma (Lavosier sarà ghigliottinato durante la Rivoluzione francese). La scoperta dell’ossigeno però era avvenuta qualche anno prima ad opera di Karl Wilhelm Scheele. Chiama il gas “Aria di fuoco”, solo che pubblica il suo esperimento nel 1777, causa la lentezza dell’editore. Quando nella vita ci vuole un po’ di fortuna.