STORIA
di Silvio Di Giovanni
– San Giovanni in Marignano è il grazioso Comune confinante col fiume Conca, col torrente Tavollo, con Saludecio, con Morciano e con Cattolica che, nel dicembre del 1895 si è staccato in Comune autonomo, dopo che questa zona nel 1817 era stata dichiarata comunità appodiata e San Giovanni comunità principale.
Mio nonno, nato nel 1865, mio padre nato nel 1902, suo fratello nel 1892 (poi morto in combattimento nel 1915 durante la grande strage di giovani nella prima guerra mondiale) erano tutti nati a San Giovanni in Marignano ed ivi cresciuti fino al 1920, anno in cui questo “getto”, della numerosa famiglia patriarcale dei “Tanfol”, era uscito dal podere per venire ad abitare a Cattolica in Via Brescia.
Io sono ovviamente nato a Cattolica, ma San Giovanni o in dialetto: “San Gian”, ovvero “Sin Gian”, come nel nostro dialetto cattolichino, è la mia terra d’origine.
E’ quella terra di confine tra l’Emilia-Romagna e le Marche il cui dialetto, quale lingua di natura per cui si fondono le varie e impercettibili forme a cavallo dei torrenti che scendono al mare e che, succhiato fin dalla prima infanzia dalle mammelle della madre, è quello che ha plasmato gli abitanti delle nostre zone.
Già, San Giovanni in Marignano. Io mi sono sempre chiesto perchè nell’identificare San Giovanni (l’identificazione è d’obbligo giacché c’è ne sono poco meno di venti di Comuni in Italia con questo nome), sia stato abbinato il termine “Marignano”.
La mia domanda tende a sapere: – gli è stato attaccato dopo? Oppure anticamente questo piccolo borgo, nel tardo impero romano, si chiamava già “Marignano” ovvero dal latino “Marinianus” e poi in seguito, ad esempio nel VII oppure nell’VIII secolo all’incirca, la comunità cristiana che era venuta ad affermarsi al seguito della decadenza del paganesimo gli ha affibbiato questo altro toponimo di: “San Giovanni”?
Infatti, in quei tempi era tutt’altro che insolito, lungo le principali arterie romane innalzare dei sacelli e chiamarli con l’appellativo di santi della cristianità come ad esempio San Clemente, San Lorenzo, ecc…
Ne sarebbe così risultato una specie di nome dicotomico che potrebbe poggiare su una toponimica a due strati, se ciò che azzardo fosse plausibile, ad esempio un agiotoponimo.
E se così fosse, perchè il primo ed antico termine “Marinianus”? Per la vicinanza alla marina? Che in latino, se così fosse, dovrebbe essere “Marinus” anziché “Marinianus”?
Nello studio della storia d’Italia all’inizio del XVI secolo mi inquieta e mi sprona il ritrovamento di un’altra località che si chiama “Marignano” ma è lontana dal mare, è una cittadina in provincia di Milano (che però è bagnata dal fiume Lambro, affluente del Po), che in seguito ha cambiato il suo toponimo di Marignano in quello di “Melegnano”. E’ in questa cittadina che l’esercito francese nel 1512 con al comando il ventiduenne Gaston de Foix, terrà testa all’esercito della Lega cosiddetta Santa, anzi Santissima, di Giulio II (Papa guerriero dal temperamento bellicoso), con truppe spagnole comandate dal viceré D. Raimondo di Cadorna e come Governatore Fabrizio Colonna e con truppe pontificie comandate dal Cardinale Giovanni de Medici (il futuro Papa Leone X) e dai luogotenenti Marc’Antonio Colonna, Giovanni Vitelli, Malatesta Baglioni e Raffaello dei Pazzi.
Gastone de Foix, dopo aver impedito che le forze della Lega si impadronissero di Bologna, morirà pochi mesi dopo in una battaglia campale a Ravenna. Fu un terribile scontro, pregno di massacri e di saccheggi e tutte le trattative per giungere ad una pace, provate da Luigi XII re di Francia, furono mandate a monte dal Papa il quale il 3 maggio 1512 riunì in Laterano 83 vescovi in un bellicoso Concilio che si addiceva in pieno ad un uomo d’arme come lo era il Papa Giulio II, che era sicuramente al di fuori di ogni ideologia cristiana e che più che un concilio, fu un “Consiglio di guerra”.
A Melegnano, ex Marignano, nel 1515, il 13 e 14 settembre ebbe luogo una memorabile battaglia, cosiddetta “dei Giganti” per le grandi personalità d’arme che, da entrambi gli schieramenti vi presero parte.
I francesi erano al comando del re Francesco I, che nel frattempo era succeduto a Luigi XII, morto il primo giorno di quell’anno ed il Papa non era più l’infido politico e uomo d’arme Giuliano Della Rovere; alias Giulio II; ma il suo degno successore Leone X il quale era senz’altro buon successore anche del precedente Alessandro VI e, quando gli urbinati si ribellarono alla Chiesa nel 1519 il mediceo Papa li punì smantellando la città ed incorporandola nei domini della Chiesa di Roma quindi, sulle orme dei suoi due precedenti altrettanto augusti personaggi diede luogo ad un seguito di usurpazioni in tutte le nostre zone: (il Montefeltro, Ferrara, Perugia, Fermo, Recanati, ecc…) a danno dei signorotti locali, alcuni dei quali giunti a Roma in Vaticano, per cercare di trattare col Pontefice, furono incarcerati e decapitati.
Anche i nostri luoghi marignanesi subirono in quegli anni le incursioni e le angherie dei potenti, dei francesi, degli spagnoli, della Chiesa di Roma e di tutte quelle truppe di passaggio che non disdegnavano di darsi al saccheggio, all’assassinio e allo stupro. Quelli erano i tempi. Oggi abbiamo sempre problemi da risolvere ma le cose sono molto cambiate in meglio.
L’insegnamento, il sacrificio e l’esempio dei liberi pensatori che furono i migliori uomini, ad un tempo padri e figli del transalpino Illuminismo, hanno lasciato il loro seme nel nostro mondo occidentale ed il grado di civile maturazione dei nostri popoli è ad un livello cui non sono ancora giunti i popoli che tale opportunità illuministica non hanno mai conosciuto.