Una storia d’amore rinata attorno al 2000 quando le rughe della torre civica stavano diventando tanto grandi da provocare piccoli crolli. E in quell’occasione l’amministrazione comunale fu costretta all’ intervento. I primi cenni storici di un castrum sancti clementis risalgono al X secolo. Nel XII e XIII secolo diviene un nucleo senza fortificazioni citato nei documenti storici come Villa. Distrutto più volte nelle lotte fra guelfi e ghibellini torna ad essere castello quando i Malatesta decidono la sua ulteriore ricostruzione e fortificazione.
Nel 2000 l’amministrazione comunale affida uno studio all’architetto Andrea Ugolini di Rimini, attualmente docente di restauro dei monumenti presso la facoltà di architettura di Cesena e degli studi di Bologna. Tre anni dopo l’amministrazione intraprendeva una serie di nuove opere alla torre dell’orologio, ed ai tratti limitrofi delle mura. Queste opere hanno consentito di rinvenire merlature alla ghibellina che caratterizzavano la sommità delle mura, tracce di un fossato che si è voluto simulare assieme al quattrocentesco ponte levatoio. In quella occasione venne restaurato l’orologio settecentesco in pietra della torre e collocato un nuovo orologio sul fronte di piazza Mazzini ad opera del famoso ceramista Giovanni Urbinati.
Nel dicembre del 2004 ha inizio un ennesimo lotto di restauro che si conclude nel 2007. Gli interventi hanno interessato parte delle esili mura trecentesche del fronte Nord Ovest, il fronte Nord dove si trova l’ “ex macello” (il mattatoio) che fu nel ‘400 una torre angolare con bombardiere a protezione delle mura nonché parte del tratto Nord Est. Le mura e la “neviera” sono state ripulite, liberate dalla vegetazione infestante, asportati metri di terra accumulati dal tempo, stuccate e “ristilate”, ripulite anche dai maldestri interventi del genio civile successivi al terremoto del 1916.
L’ex sindaco e attuale assessore ai Lavori pubblici Mariano Guiducci, che di San Clemente è anche un medico condotto, sottolinea la soddisfazione di questa cura che è sempre stata per lui un obbiettivo primario. Rendere al capoluogo la sua storia, dare a San Clemente una identità. Guiducci descrive con orgoglio i prossimi sviluppi dell’intervento e traccia gli obbiettivi importanti e probabilmente complicati da uno sviluppo storico caotico e irrispettoso della storia. Abbattimenti, anche importanti, e ristrutturazioni sono ancora necessari. Una volta liberate le mura da ogni intrusione, completare la costruzione di arredi urbani. Ma l’obbiettivo ambizioso è la realizzazione nel più breve tempo possibile della ristrutturazione di tutto il percorso (il giro) della cinta muraria. Nel frattempo l’imminente proseguimento dei lavori impegnerà il comune per 250.000 euro. Quel che è strano è l’assenza di finanziamento di uno stato tanto munifico invece sulle colline montefioresi.
Claudio Casadei