– Una bella marea di persone, accolti dalle tambureggianti note della Banda di Gradara, hanno abbracciato il borgo malatestiano in occasione della festa del socio che è coincisa con l’inaugurazione della nuova sede, gli storici palazzi di mattoni a vista Gradari-Antonioli, oggi di proprietà della Banca di Credito Cooperativo di Gradara, a pochi passi dalla Torre dell’Orologio.
Il 7 settembre si può considerare una giornata speciale della banca; un momento per raccontare la sua filosofia: la mente, il cuore, l’anima. C’era la parte economica, quella sociale, quella culturale, quella popolare. L’innovazione nel solco dell’inestimabile valore del buon senso della tradizione. Perfino il tempo, capriccioso fino alle 16.30, si è schiarito ed ha portato il suo contributo. C’è stato chi ha trascorso le lunghe ore alle mostre di Vincenzo Cecchini e Guerrino Bardeggia. Davanti alle tele tante persone e l’opportunità di incontrarsi e scambiarsi opinioni, impressioni. Insomma, momenti per stare insieme e ritrovarsi. In fondo, l’arte è anche questo: incontrare gli altri attraverso se stessi.
Nel saluto di Fausto Caldari, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Gradara, c’è il valore del luogo: “Questa è una giornata speciale per i soci della Bcc e per i gradaresi. L’ambientazione è straordinaria. Una scenografia quasi perfetta valorizza la cinta muraria, aprendola verso il borgo. Una bella cartolina; resa ancor più interessante da variazioni cromatiche di particolare effetto e intensità. Una visione nuova del paese, che crea particolari suggestioni”.
Il valore della giornata, la simpatia che suscita l’istituto di credito, si possono leggere anche attraverso le autorità presenti: i sindaci di Gradara Franca Foronchi, di Gabicce Mare Corrado Curti, di Cattolica Pietro Pazzaglini, il vice-sindaco di Pesaro Ilaro Barbanti, Palmiro Ucchielli, presidente della provincia di Pesaro-Urbino e Rugoletti, presidente dell’Aspes Servizi di Pesaro. Tra gli ospiti istituzionali anche il presidente ed il direttore della Federazione Marchigiana delle Banche di Credito Cooperativo, Bruno Fiorelli e Silverio Dorsi.
Si diceva che il pomeriggio ha rappresentato la piazza dalla quale partono le tante strade dove si muove la banca. Nelle parole del presidente Caldari quella economica: “Gli ultimi anni, sono stati quelli del suo massimo sviluppo; un’espansione, che ha portato la nostra banca ad operare su due province e due regioni, su un territorio di oltre mezzo milione di abitanti. E’ diventata, una delle realtà locali più importanti, motivo di orgoglio per tutti i gradaresi, e non solo per loro.
Ha contribuito, e contribuirà ancora, alla formazione di nuovi imprenditori, all’affermazione dei nostri giovani, alla scoperta di nuovi talenti, promuovendo lavoro e ricchezza. Solo governando il cambiamento, possiamo rafforzare il nostro ruolo di banca a misura d’uomo, che investe nello sviluppo dell’economia locale, che promuove l’inclusione e favorisce la coesione”.
“I nostri obiettivi – ha sottolineato Caldari – puntano a creare il vantaggio del socio, ad incrementare servizi alla persona, a promuovere una maggiore concorrenzialità, a favorire lo sviluppo sociale e culturale del territorio. In questi anni, non abbiamo lavorato solo per la Bcc, ma per la società locale, ed in particolare per la società che dovrà venire”.
“Numerosissime le iniziative nei vari settori – ha continuato il presidente -: la cultura, la scuola, lo sport, il tempo libero, la sanità, la prevenzione della salute, la promozione e sviluppo del territorio, il miglioramento sociale della comunità, la famiglia, la persona, la valorizzazione dei giovani, restano al centro del nostro interesse. Investiamo cifre rilevanti, restituendole sotto forme diverse a questa comunità ed a questi luoghi”.
La conclusione è avvenuta all’Hostaria del Castello con la cena sociale, al ritmo di musica, ballo e spettacoli. Apprezzatissimo il ricco e vario buffet.
BCC GRADARA – CULTURA
Rimini, quel porto mercantile di respiro internazionale
La Banca di Credito Cooperativo di Gradara ha presentato il primo volume al Teatro degli Atti, il 4 ottobre. Scritto dalla storica Maria Lucia De Nicolo, si intitola “Rimini marinara: istituzioni, società, tradizione navale. Secoli XIII-XVIII”. Testo fondamentale, va a colmare un vuoto
– Nei geni di Rimini c’è la vocazione internazionale. Da sempre. Per i Romani era uno snodo viario di primaria importanza verso il Nord e l’Est e lo è stato anche il porto di Rimini nell’era moderna. Lo documenta Maria Lucia De Nicolò nel libro “Rimini marinara: Istituzioni, società, tradizione navale. Secoli XIII-XVIII” (320 pagine arricchite da 52 immagini). Edito dalla Banca di Credito Cooperativo di Gradara, è stato presentato al Teatro degli Atti lo scorso 4 ottobre.
Professoressa all’Università di Bologna, la De Nicolò è uno dei maggiori studiosi italiani sulla marineria. Il libro va a colmare una lacuna su un tema, quello del porto, affrontato troppo poco dagli studiosi che hanno spulciato la storia della città. Con molta sorpresa si legge: “Per tutto il Medio Evo e ancora nei secoli dell’età moderna, fino ai tempi nostri, il porto è stato oggetto di costanti attenzioni e progetti che hanno permesso alla città in particolari momenti storici, nonostante gli ostacoli opposti da Venezia, di assurgere alla funzione di importante polo mercantile, anche con respiro internazionale”.
E questo, fa notare la studiosa, nonostante il pugno imperiale di Venezia. Scrive: “L’attività commerciale del suo porto si attesta però in altri momenti come una spina nel fianco della Serenissima, perché capace di sfuggire ai controlli con vari stratagemmi e con la pratica di traffici internazionali di contrabbando. E’ il caso per esempio del ‘negozio’ del ferro e del rame estratti dalle miniere del centro Europa di cui i mercanti di Rimini nel Cinque e Seicento gestivano un traffico ad ampio raggio e che costituì materia e strumento di una significativa vocazione emporiale del porto, divenuto, appunto in quel lasso di tempo, base logistica di smistamento dei carichi di ritorno da Trieste e da Fiume con la ‘ferraraccia’, attraverso gli appuntamenti scanditi dal calendario delle fiere da mar dalla banda sottovento”.
Studiosa rigorisissima, i libri della De Nicolò si basano sulla documentazione, con le immagini che hanno lo stesso valore delle carte scritte.
Nel Dna della Banca di Credito Cooperativo di Gradara la cultura ha un ruolo fondamentale per la crescita del territorio. Da molti anni finanzia ricerche, studi, sia di alto profilo, sia della tradizione più popolare, ma non meno importante. Ha istituito, inoltre, delle borse di studio che abbracciano i ragazzi delle medie fino agli universitari.
“La Banca di Credito Cooperativo di Gradara – scrive il presidente Fausto Caldari nell’introduzione del libro – è stata indicata da più parti come ‘un’officina della cultura’ per l’impegno che continua a profondere costantemente al fine di trasmettere anche ai non addetti ai lavori quel ‘patrimonio intangibile della cultura mediterranea’ la cui riscoperta e tutela sono state dichiarate dall’Unesco estremamente urgenti ed importanti per proteggere le tradizioni e le identità culturali delle comunità”.