TRADIZIONI
di Claudio Casadei
– C’era la Romagna povera e contadina di pochi decenni fa nel piatto che le frazioni sanclementesi dovevano preparare per contendersi il XVI palio gastronomico. I “quadret s’i bsarel” (pasta e piselli) hanno riempito i piatti delle nostre tavole accompagnandoci nella nostra prima infanzia senza riuscire mai ad accendere i nostri entusiasmi.
Rivedere quella minestra servita a importanti chef che avrebbero dovuto giudicarla ha strappato qualche sorriso e qualche battuta ironica. Ma la giuria del premio quest’anno era straordinariamente tecnica. Con l’aiuto essenziale di Giancarlo Pasquinelli, chef sanclementese, sommelier e dirigente dell’Amira e dell’ associazione “Rimini pizza” sono stati contattati personaggi straordinari della ristorazione regionale che si sono dimostrati disponibili ad un coinvolgimento totale non solo nel giudizio del piatto in gara ma anche nella proposta e nella garanzia di collaborazione per fare crescere finalmente una manifestazione che, al di là della coinvolgente competizione, è nata per riproporre e garantire la memoria di quello che un tempo veniva preparato sulle tavole della poverissima Romagna marchignola. La giuria composta da Adamo Guidi (albergatore), Claudio Moras (chef), Solindo Semprini (chef), Mario Celotti (ristoratore) e da Giancarlo Pasquinelli, si è dimostrata particolarmente disponibile e si è lasciata coinvolgere in maniera totale dalla gara. Inoltre, sempre con la collaborazione di Pasquinelli, si è messo a punto un nuovo metodo di giudizio più tecnico e completo di quello di un tempo. Nel pomeriggio di domenica 8 giugno quindi San Clemente, detentore del Palio, Castelleale, Casarola & Ca’ Bachino e Sant’Andrea, hanno preparato la loro minestra e a intervalli regolari e li hanno sottoposti al giudizio della giuria. Importantissimo e gradevole il breve dialogo fra tutti i giurati e i rappresentanti delle frazioni. Dialogo che ha posato le basi per una futura collaborazione e un ambizioso progetto di raccolta di dati con l’ottica della salvaguardia della tradizione gastronomica locale.
Particolarmente gradita alla giuria, e lodevole sia graficamente che per il contenuto, è stata la ricerca che il solo San Clemente aveva svolto sul piatto in gara. La lettura della stessa è stata più volte interrotta dai giurati che ne hanno sottolineato spesso l’esattezza e qualche volta, in contrasto anche fra loro, indicazioni di difficile realizzazione soprattutto se inseriti nel contesto della ristorazione per i lunghi tempi di realizzazione.
La sera poi quale ultimo atto del “Com’ una Volta” lasciate le orchestre e gli spettacoli, la piazza sentiva abbassarsi le voci dei partecipanti e dal palco, conditi da un po’ di sana ironia, venivano letti i giudizi. I punteggi venivano trascritti a mano a mano che le buste chiuse e controfirmate da giurati e rappresentanti delle frazioni venivano aperte ed alla fine era Castelleale vinceva il suo testa a testa con la sempre valida preparazione di San Clemente. Urla di gioia per i rappresentanti della frazione, qualche piccolo broncio, spumante e tutti sul palco a festeggiare. Il palio resterà un anno intero a Castellelale, poi la preziosa realizzazione del maestro Umberto Corsucci tornerà nella sua mensola in Comune in attesa della XVII edizione.