A 26 anni, nel maggiore teatro del mondo.
Affianca altri tre morcianesi: Mario Marzi, anch’egli sassofonista, Mirco Palazzi, basso e Edoardo Sanchi, coreografo mondiale
– L'”a solo” del sassofono nella dolce e virile sensualità timbrica di Stefano Pecci sale dal Golfo Mistico del Teatro alla Scala. Il suono corre nello spazio del Piermarini accompagnando Roberto Bolle apollineo protagonista della Suite per balletto di George Bizet.
E’ “L’Arlesienne”: storia di amore affatturato e morte tratta da “Lettre de mon moulin” di Alphonse Daudet.
La Scala teatro esaurito per tutte le repliche, delirio degli appassionati – celebra la carriera di Roland Petit, più che ottantenne pietra miliare della storia del balletto. Con “L’Arlesienne” appunto, alla quale seguono “Le jeune homme e la mort” di Bach-Respighi, Cocteau insegna a Sartre e la famosa “Carmen” raccontata al “viceversa”: danza l’Habanera un Don Josè sedotto dalla seduzione? sconvolgente intuizione del grande coreografo francese 1949.
Trittico da Grand Galà per Etoiles di generazioni che ignorano la forza di gravità, in reciproco omaggio all’Arte di esperienza e giovinezza,di geometria e di perfezione. Sul podio il maestro David Garforth.
“E’ meraviglioso – dice Stefano Pecci – sì, il mondo del balletto è affascinante, suonare alla Scala è un onore e una gioia”.
Essere, a ventisei anni, nel più famoso Teatro del mondo, è il premio più bello ad un percorso affrontato con impegno; brillante risultato di preparazione serissima e studio autentico per consapevole profondità.
Nel susseguirsi degli impegni, per fortunata coincidenza, una bella serata era stata offerta dal maestro nel Concerto al Teatro Astra di Misano: programma accuratissimo, esecuzione esemplare (al pianoforte l’impeccabile Manila Santini).
Stefano Pecci: allievo con lode di Federico Mondelci al Conservatorio Rossini di Pesaro, e al Verdi di Milano con il celebre concittadino Mario Marzi per il dottorato.
Ora è pienamente consapevole delle responsabilità di un autentico musicista: studio, ampiezza di repertorio, trasmissione del sapere, e, nella perfetta intonazione della bellezza timbrica: suonare, suonare, suonare? Il suo debutto è avvenuto lo scorso 16 settembre.
PS
Ma Pecci è soltanto il quarto morcianese ad aver affrontato le sacre tavole della Scala.
E se fosse record mondiale? E’ mai possibile che una cittadina di 6.000 abitanti come Morciano abbia portato sulle sacre tavole del palco della Scala, la Wimbledon dei teatri mondiali, quattro ragazzi e mezzo. Andiamo con ordine.
Lo scorso 16 settembre si è esibito il giovanissimo Stefano Pecci (il babbo Oreste è il direttore del Coro di Morciano). Lo scorso 16 marzo invece ha cantato il basso Mirco Palazzi. Mentre Mario Marzi da molti anni è il sassofonista dell’orchestra della Scala (il fratello Stefano, clarinettista, è altrettanto raffinato).
Invece, si è cimentato molte volte col maggiore palcoscenico mondiale il coreografo Edoardo Sanchi. E siamo a quattro.
di Carla Chiara