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Politica sì, politica no: essere o non essere

Redazione di Redazione
17 Gennaio 2008
in L'altra pagina
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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– Dalla mia finestra aperta sul mondo arrivano ogni giorno tantissime riflessioni, messaggi, storie e modi di dire.
Uno di questi ultimamente mi ha colpito, forse per le varie contingenze cittadine nelle quali mi trovo a vivere. E’ un modo di dire brasiliano che dice che “ESTAR POLITICO” con qualcuno significa aver litigato, quindi un’accezione negativa.
Allora politica sì o politica no?
L’esperienza collettiva, sulla politica, che si percepisce in tutti i Paesi è quella di un balletto di sigle, di nomi, di nuovi riordini che creano una situazione di sfiducia, di disprezzo e di indignazione. La corruzione, la falsità delle promesse elettorali, l’inerzia e la sottomissione dei governi e dei politici alla macro-dittatura del mercato e del neoliberismo ha ucciso la politica vera!
Si è fatto della politica un affare, la risorsa di elites che si susseguono, sempre le stesse, consacrando lo status quo. Dice una barzelletta: “Basta fare politica con la politica! Lasciatela essere quello che è: fare affari!!!”
QUESTA POLITICA DEVE MORIRE.
Abbiamo visto che non funziona: i pochi ricchi son sempre più ricchi, i poveri non ne condividono ormai neppure le briciole e? e la Natura stessa non riesce più a sopportare né a supportare nessuno. Ci si continua a convocare in luoghi e modi diversi per una “mondializzazione equa” che distribuisca benessere, rispetto della natura, sopprima la miseria? ma l’appello finale è sempre lo stesso da anni: CAMBIAMO politica e stili di vita o si finirà male, PERO’ NESSUNO è disposto a dare l’esempio e ad iniziare!
Bisogna fare della politica un esercizio basilare di cittadinanza e non lasciare che il cittadino subisca la colonizzazione della propria soggettività da parte dei politici conquistatori di consensi elettorali, occasionali. Ci vuole una politica “altra”: di giustizia, di trasparenza, di servizio, di partecipazione, programmata e vissuta sia a livello mondiale che locale.
Ruben Alves dal Brasile, in un articolo intitolato “Sulla politica e il giardinaggio” dice: – Di tutte le vocazioni, la politica è la più nobile, di tutte le professioni è la più vile.”
Passa quindi ad una piccola analisi della politica nella Bibbia. Gli ebrei nomadi, nel deserto, non sognavano città, sognavano giardini. Colui che vive nel deserto sogna oasi. Dio non creò una città. Creò un giardino. Se domandassimo ad un profeta ebreo “Cos’è la politica?” ci risponderebbe “L’arte del giardinaggio applicata alle cose pubbliche!”
Il politico è quindi un giardiniere, ma deve stare attento a rimanere giardiniere per vocazione e non per professione. Il giardiniere per vocazione ama il giardino di tutti, il giardiniere di professione usa il giardino di tutti per costruire il suo giardino privato. Così spesso è la politica: molti sono politici di professione e la rendono vile. Il politico per professione pensa in minuti e non guarda al futuro se non in vista della prossima tornata elettorale. Così il giardiniere per professione prende piante già cresciute e le usa a suo modo senza aspettarne né vederne la crescita.
Chi pensa in minuti non ha pazienza per piantare alberi. Un albero ha bisogno di molti anni per crescere. E’ più redditizio tagliarli. I giovani si devono lasciare sedurre dalla politica, forse ci sono giardinieri addormentati dentro di loro che aspettano di svegliarsi! Devono costruire i loro giardini, anche se piccoli, e non aspettare che il destino del loro giardino venga deciso da lontano e da altri. La politica “altra” non può morire, perché l’umanità non può vivere senza. La politica è l’organizzazione della vita umana, essa ha più di una dimensione e abbraccia tutta la vita sociale. Allora?
La politica è morta… viva la politica.
(Riflessioni di Magda Gaetani liberamente tratte da Agenda Latinoamericana 2008)

di Magda Gaetani

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