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Primi per cultura, 28^ per competitività

Redazione di Redazione
10 Aprile 2008
in L'inchiesta
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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INDICATORI

– Nei prezzi e nella promozione l’Italia è in coda alle statistiche mondiali sull’attrazione turistica. I numeri li ha dati il World economic forum nel suo ultimo “Travel & Tourism”. E’ difficile crederlo a naso, ma è così. Le mete più attraenti e competitive del mondo sono quelle svizzere, austriache e tedesche.
L’Italia è invece al primo posto mondiale per il patrimonio culturale censito dall’Unesco (nel Belpaese almeno il 60 per cento delle opere d’arte mondiali). A livello complessivo è al 28° posto. Si può sempre far peggio nella vita. Ci superano persino l’Estonia (26^), il Belgio (27°). Senza contare gli Stati Uniti (settimi), Malta (25^) e Norvegia (17^).
E che cosa dire dei cugini spagnoli (quinti) e dei portoghesi (15.mi)? La Grecia è ventesima.
Il rapporto è desolante. Tratteggia: “…il governo non ha valorizzato questo settore”.
Se non si riesce ad investire in un comparto dove l’Italia non è copiabile, non è imitabile, ed ha pochi concorrenti, il futuro è fosco. Nel senso che se qualcuno nel mondo vuole visitare la Torre di Pisa, o il Cupolone, o le ville sui laghi, oppure i mosaici di Ravenna, deve per forza di cosa fare armi e bagagli e venire in Italia. Non è una macchina utensile o un automobile, o la semplice vacanza legata al sole, che hanno in giro per la terra dei surrogati.
Le debolezze portate sotto i riflettori dal Wolrd economici forum affermano che per la competitività dei prezzi l’Italia è 124^ su un totale di 130 nazioni sotto la lente; è ben dietro, alla 113^ piazza, per la sostenibilità dello sviluppo dell’industria turistica. Va un po’ meglio per l’efficacia della promozione del settore: 103.mi. Dove è finità la creatività italiana nel campo della comunicazione?
Il Paese ha anche risvolti positivi. E’ nelle prime posizioni per le società che affittano le automobili, per le condizioni sanitarie e l’acqua potabile (maggiore produttore mondiale e maggiore imbottigliatore). Inoltre, quinta per le aerolinee e sesta per fiere ed esposizioni.
Nonostante che il sisetma faccia acqua in molte parti, da un punto di vista della produzione della ricchezza arte, natura ed opere d’arte sono una miniera d’oro. Il giro d’affari è di 86,487 miliardi di dollari, che vale il 4,2 per cento del Pil (Prodotto interno lordo). Pil che toccail 10,2 (pari a 208,706 miliardi di dollari) per l’indotto che crea, inclusi gli investimenti in infrastrutture e l’export. Gli occcupati diretti sono oltre un milione; 2,65 milioni allargata all’intera economia del turismo.
Il World economic forum ha anche avanzata la crescita italiana del settore: 1,1 per cento dal 2008 fino al 2017.
Come principio economico, il valore di un bene è l’equilibrio tra la domanda e l’offerta. Dunque, se questi sono i nostri prezzi potrebbe andare anche bene…

NUMERI

Ultimi nei prezzi: 124° su un campione di 130 nazioni

Il comparto vale 86,4 miliardi di dollari (il 4,2 del Pil)

– Numeri impietosi, da rabbia e tristezza, quelli sulla capacità competitiva dell’Italia stilata dal World economic forum in “Travel & Tourism”. Ecco i numeri su 130 nazioni.
Capacità competitiva: 124°
Sostenibilità dello sviluppo turistico: 113°
Efficacia della promozione: 103°
Regole e normative: 57°
Investimenti diretti: 109°
Giro d’affari diretto:
86,4 miliardi di dollari (il 4,2% del Pil)
Giro d’affari complessivo: 208,7 miliardi di dollari (10,2 del Pil)

OPINIONI

Povere potenzialità ineguagliabili

– Thomas Barrak, 60 anni, è presidente e amministratore delegato di Colony capital (conta un patrimonio globale di oltre 38 miliardi di dollari ed è tra i principali investitori al mondo nel settore alberghiero di lusso). In Italia possiede il polo turistico a 5 stelle lusso di Porto Cervo. Intervistato dal Sole-24Ore, ha detto: “Sono molto dispiaciuto e sconcertato di quel che accade in Italia. Sta perdendo l’opportunità di essere un Paese guida in campo turistico. Ha delle potenzialità ineguagliabili: dalla bellezza del paesaggio ai valori della cultura, dello stile di vita e dell’imprenditorialità. Essere imprenditori in campo turistico in Italia è veramente difficile. Ci si trova soli, manca un progetto per il Paese, Governo e pubblica amministrazione non lavorano nella giusta direzione, anzi spesso frenano. L’Italia si confronta con tanti Paesi che, a livello politico, credono molto di più nelle potenzialità dell’industria turistica. Mi chiedo come sia possibile che in un Paese a vocazione turistica le infrastrutture siano così carenti. Il sistema dei trasporti è troppo inefficiente. Il Governo dovrebbe impegnarsi di più e dare certezze sul piano organizzativo e strategico agli investitori. Oggi ci sono grandi opportunità di sviluppo dall’Asia all’Africa, al Medio Oriente. C’è una montagna di liquidità pronta ad entrare in scena. Ma senza un cambio di rotta l’Italia resta irrimediabilmente spiazzata”.

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