E’ una vera e propria “Costituzione” provinciale alla quale si devono adeguare i 20 Comuni
Ptcp, approvato il futuro di 300mila cittadini
– Nulla di nuovo sul futuro dei 300.000 abitanti e delle 33.000 imprese della provincia di Rimini. La qualità della vita, quella fatta dalla soddisfazione dei bisogni primari, casa, lavoro, ambiente, relazioni e sviluppo economico, sono state approvate dal consiglio provinciale lo scorso 23 ottobre. Il malloppo di carta che gestirà il destino per almeno 30 anni si chiama Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale). E’ passato alla piccola storia con il voto favorevole della maggioranza di centrosinistra. Hanno votato contro il Pdl e i due consiglieri di Sinistra critica, già Rifondazione comunista, Giorgio Pizzagalli e Cristian Conti. In pratica è la “costituzione” della provincia di Rimini, dove dentro ci sta tutto e alla quale le 20 amministrazioni comunali devono adeguarsi e sottostare. Altrimenti, i vari Psc (Piani strutturali comunali) verrebbero bocciati dall’ente superiore che è la Provincia.
L’iter del Piano prende avvio all’inizio di questa legislatura provinciale (2004), adottato nel luglio del 2007, è stato approvato lo scorso 23 ottobre.
Nando Fabbri, presidente della Provincia, lo pennella così: “In questo atto di governo di grande valore abbiamo coinvolto 4.000 persone. E’ la cornice del territorio provinciale dei prossimi 20 anni. Abbiamo proiettato il numero degli abitanti a 350.000, tenendo conto dei consumi di acqua, dell’energia della produzione dei rifiuti e dei servizi primari. Tutela le zone fluviali, le risorse idriche e la qualità urbana. Si affronta tutto il tema della mobilità e le sue infrastrutture per i prossimi 30-40 anni, con l’obiettivo di tenere insieme il territorio, di compattarlo”.
“Naturalmente – continua Fabbri – il Piano va applicato e non è un documento fermo. I Comuni hanno l’obbligo di adeguarvisi nei prossimi 24 mesi. E’ un Piano che dice no all’espansione, stabilendo delle linee nell’interesse del territorio e dei cittadini. Se vogliamo essere competitivi come offerta turistica dobbbiamo salvaguardare l’ambiente e le sue colline”.
Condivisibili anche le riflessioni di Alberto Rossini, assessore alla Pianificazione territoriale: “Il punto qualificante del Ptcp è la sostenibilità. La scelta netta e radicale di fermare l’ulteriore consumo del territorio. I comuni dovranno prendere atto delle proprie previsioni urbanistiche dalle quali si dovrà partire per attuare esclusivamente politiche di riqualificazione e redistribuzione dei carichi ubanistici”.
Molto critico Mario Garattoni, uno degli esponenti di punta della Lega nord in Valconca. “Questo Piano – attacca – immobilizza Morciano per almeno 15 anni. Ha messo dei vincoli illegittimi sull’area della zona Montaldosso. Se il sindaco non dovesse impugnare il provvedimento provinciale davanti al Tar (Tribunale amministrativo regionale), la Lega chiederà le sue dimissioni”.
Sandro Pizzagalli è consigliere comunale in quota Sinistra critica ma entrato in consiglio con Rifondazione comunista. Ha presentato tre ordini del giorno e 40 emendamenti al Piano: nessuno accolto. Ha motivato così il suo voto contro: “E’ inutile che io dica che il documento è sostanzialmente diverso dal documento di indirizzi presentato in Consiglio provinciale il 22 marzo 2005, allora aveva il principio della sostenibilità come regola dello sviluppo, della qualità e con il conseguente impegno di arrestare una crescita frenetica che nella Provincia di Rimini ha portato ad una disarmante dequalificazione del paesaggio… Si diceva di arrestare il ciclo dell’incremento quantitativo degli insediamenti residenziali, appare strano però che questo Ptcp in questo settore è molto avaro con la collina e invece generoso con la costa. E’ è un piano contraddittorio che non parla di riequilibrio della densità abitativa, che finisce con la vittoria dell’aggiuntivo al sostitutivo, che a ha norme contraddittorie e tanta interpretazione, che recepisce la lista della spesa dei padroni del mattone, che non rilancia l’edilizia pubblica, che smonta un caposaldo importante, quale la conservazione dei varchi liberi residui che rappresentavano i pochi varchi ecologici della costa riminese”.
Fabbri, presidente della Provincia: “l Piano va applicato e non è un documento fermo. Dice no all’espansione, stabilendo delle linee nell’interesse del territorio e dei cittadini”
Rossini, assessore alla Pianificazione: “Il punto qualificante è la sostenibilità. La scelta netta e radicale di fermare l’ulteriore consumo del territorio. I comuni dovranno prendere atto delle proprie previsioni”
Pizzagalli, Sinistra critica: “Si diceva di arrestare il ciclo dell’incremento quantitativo del residenziale, appare strano però che questo Ptcp in questo settore è molto avaro con la collina e invece generoso con la costa”
IL PUNTO DI VISTA
Quando la speculazione fa stare male il cittadino
– Quali vantaggi avranno i cittadini e gli imprenditori da questo Ptcp che dovrebbe regolare la loro vita? E’ al loro servizio affinché ne agevoli la vita e stimoli la ricchezza. Se si parte dai fatti e si giunge alle idee, e non viceversa, pochi, se non nessuno. La loro vita sarà infuenzata dagli speculatori immobiliari. Dai palazzinari.
Cittadino e l’imprenditore, vengono abbrustoliti dal falso mercato e continueranno a pagare a peso d’oro le case e gli stabilimenti produttivi. Roba da comunità arretrata. I cittadini e gli imprenditori veri dovrebbero essere il centro degli atti amministrativi e non subire gli intrighi degli speculatori. Insomma, c’è la speculazione finanziaria, ma c’è anche quella legata al mattone. Entrambe hanno un complice fondamentale: la politica. Il professore di economia Stefano Zamagni dice che i riminesi si sono impadroniti di pensieri tristi.
La politica, delle solide radici morali, dovrebbe cambiare atteggiamento, innovare lo sviluppo urbanistico ma non si vede nulla all’orizzonte. Oramai tutto il territorio è gestito da affaristi rapaci che si recano dai sindaci propongono un rapporto pubblico-privato e tirano su zone urbane assolutamente tristi ed invivibili. Ed a prezzi che costringe la famiglia media e la piccola e media azienda tirare la cinghia per tutta la vita. A soffrire. A lavorare per i furbettini. La politica vera è chiamata a battere un colpo, altrimenti i cittadini si devono assumere responsabilità e non delegare il proprio futuro agli altri. Dopo tutto, spesso, non ci si fida dei familiari, perché dei politici sì?
Pierpaolini, Pdl: “Il modello sarebbe stato Montegridolfo2”
– Massimo Pierpaolini è consigliere provinciale del Pdl. Afferma: “Il nostro voto contro non è per strategia politica; non mi sembra che la maggioranza abbia accolto le nostre indicazioni per una astensione. Ora che abbiamo cementificato il mondo, costruito sopra i crinali, si dice di farlo sotto. Personalmente sono per costruire e non bloccare ma così è assurdo: si premiano gli amici e si penalizzano i nemici, si premia la costa a discapito dell’entroterra. Per fortuna il mercato sta uccidendo la bolla speculativa. Il Ptcp non cuce il territorio provinciale ma continua a dividerlo. Ma tutto questo non è avvenuto per malizia ma per cultura, mentalità. Bastavano poche cose chiare e semplici: addolcire le curve che portano nei comuni dell’entroterra per non far scappare i giovani che optano per le cittadine in pianura, dare il limite delle altezze alle case , con un piano colori e materiali. Invece, grazie alle deroghe, e agli speculatori si è costruito nelle strade comunali e provinciali. In provincia, a Montegridolfo, c’è un modello da seguire. Nei primi anni del 2000 è stato costruito un nuovo paese perfettamente in armonia con l’ambiente”.
L’INCHIESTA DI DICEMBRE