Quando la Romagna era terra di emigranti
LA COMUNITA’
– Negli anni ’50, centinaia di giovani attorno ai 20 anni di Riccione e Valconca andarono in Svizzera in cerca di lavoro. Grazie all’impegno, alla tenacia, alla fortuna, si sono fatti una posizione. Uno di costoro, Enzo Calesini, imparò a lavorare l’acciaio alla Franke, marchio di livello mondiale. Tornò a casa e fondò la Calesini Inox a San Clemente. Dopo molti decenni ha organizzato un pullman di ex emigranti per festeggiare i 50 anni del circolo ricreativo italiano di Aarburg (Borgo sul fiume Aar) che li accolse. Festeggiamenti il 24, 25 e 26 ottobre. Ecco in sintesi le emozionanti giornate.
– Con forza e determinazione dopo 50 anni abbiamo voluto incontrarci dove ci siamo conosciuti e festeggiare questo storico evento, almeno per noi, tutti insieme. Siamo arrivati da tutte le regioni d’Italia; merito di tutto questo va al presidente del gruppo sportivo Michele Gavini con tutto il suo staff; noi tutti gli dobbiamo un caloroso grazie.
Il Circolo nasce dalla comunità di emigranti italiani nel lontano 1958. Tanti di noi romagnoli erano presenti ai festeggiamenti, pochi come giocatori, molti come tifosi. Emozionante ritrovarsi con le vecchie amicizie senza confini dal nord al sud.
Capitanati da Enzo Calesini un pullman di 40 persone, con ex emigranti di Riccione, Misano, Cattolica e paesi limitrofi, si sono ritrovati con gli amici del Veneto e Friuli Venezia Giulia, guidati da Raffaele Buriola.
Venerdi sera, 24 ottobre, all’arrivo siamo stati accolti con commozione e entusiasmo. Poi la cena ai “wuerstel, servolat” e tanta birra. II sabato visita al Museo, pomeriggio una partita di calcio, la Santa Messa, per ricordare i tanti che non ci sono più. Il parroco nell’omelia ha fatto un sentito discorso d’integrazione, sapendo tutte le storie e i sacrifici di noi emigranti.
Alla grande festa delta serata c’è stata la partecipazione del sindaco di Aarburg, del console d’Italia di Basilea, quella dei vecchi datori di lavoro, ora molto anziani, ma felici di rivederci. Poi lo scambio di onorificenze da entrambi le parti, targhe e coppe: per meriti umani e serietà degli emigranti italiani. Partiti diciottenni, ora ci siamo ritrovati nonni: grandi emozioni.
Questa è integrazione.
A finire la serata spettacoli musica e ballo fino a tarda notte. I veneti, come sempre ben organizzati, sono arrivati con tanto vino, prosciutti e salami.
Noi romagnoli abbiamo portato allegria e spensieratezza con il trio Sangiovese capitanato da Severino Tentoni (professione bagnino, un ospite perché non è stato emigrante), Ciarly Sabattini (ex emigrante) e Pasquale Biaggi. Hanno cantato stornelli romagnoli, che hanno deliziato i presenti; naturalmente applausi a non finire.
Severino Tentoni, raffinato improvvisatore, da par suo, da attore mancato, ha inscenato l’emigrante degli anni ’50 con la valigia di cartone avvolta dallo spago; vestito con i miseri vestiti dei tempi, come realmente eravamo arrivati.
Poi c’è stata l’altra faccia della medaglia: dalle ristrettezze al benessere economico. Severino torna sul palco eleganti abiti firmati, raffinata valigia di cuoio al seguito. Le emozioni e applausi, applausi, da spellarsi le mani, per la sua bravura e simpatia.