Durante il pomeriggio, si è dato vita ad una coinvolgente caccia al tesoro che aveva come riferimento storico e ambientazione le atmosfere dei giorni immediatamente successivi all’arrivo dell’esercito alleato.
La rievocazione in chiave ludica ha ottenuto, nonostante la pioggia incombente, un grande successo e partecipazione da parte della popolazione locale e di persone di fuori arrivate apposta. I bambini e gli adulti che hanno voluto mettersi in gioco hanno dato vita ad otto squadre che rappresentavano le varie zone di Montegridolfo ed hanno seguito i percorsi ricchi di divertenti attività, tranelli ed enigmi.
Erano stati preparati per loro da un gruppo di giovani della Pro Loco, dall’amministrazione comunale e da volontari; avevano passato diverse serate insieme per progettare al meglio la caccia al tesoro che aveva lo scopo di smascherare e catturare una “pericolosa” spia che si aggirava per le vie del borgo. La squadra vincitrice, che rappresentava la frazione di Trebbio, si è aggiudicata, proprio durante la discesa della prime gocce di pioggia, il premio in palio: una cena in un ristorante del paese per tutti i componenti.
Infine, gli eroici membri della compagnia teatrale “Amici della Corte”, composta da cittadini di Montegridolfo e dintorni, hanno messo in scena la commedia dialettale “Mungridòlf, j’èra e’ sullión e piuvìva li bömb” (Montegridolfo, c’era il solleone e piovevano bombe”), che aveva come tema il passaggio del fronte in questi luoghi. La commedia, opera di Massimo Renzi, riflette la realtà di fine agosto e primo settembre del ’44 come appare dalle numerose testimonianze raccolte nel volume “La Linea dei Goti e la guerra” pubblicato dal Comune di Montegridolfo nel 2005.
Da undici mesi i tedeschi si erano dedicati alla costruzione di una robusta linea di difesa che correva lungo la fascia sinistra del fiume Foglia e coinvolgeva anche Montegridolfo. Soprattutto dopo la ritirata tedesca da Cassino si era accresciuto il fondato timore che queste terre, a ridosso di campi minati e di bunker, si sarebbero trasformate in un grande campo di battaglia.
Mentre alcune famiglie sono sfollate per lo più verso le colline marchigiane, altre hanno scelto di rimanere e di ripararsi durante la battaglia nei rifugi che avevano cominciato a scavare da alcuni mesi. In uno di questi si svolge la nostra storia. Tutti sono alle prese con i problemi quotidiani, connessi soprattutto con la presenza dei tedeschi; ma gli Alleati stanno arrivando preceduti da intensi bombardamenti; du ch’i tjapa i tjapa (dove prendono prendono), dice Aldo.
Al riparo dalle bombe, le preoccupazioni sono per la casa abbandonata e per tutta la roba. Ci sono anche altre preoccupazioni, come quella di Mario che, rientrato dalla Jugoslavia, vorrebbe sposare la Rusëina? per mètta sö famèja (per mettere su famiglia), ma ora giunge nel rifugio il frastuono delle bombe che segna il momento in cui è in gioco la vita. È dunque il momento in cui la preghiera può stemperare la paura; ci pensa la Dilëina a invitare tutti a recitare con lei il Rosario. Si susseguono a intervalli bombardamenti più intensi. Quando nel rifugio fa la sua breve comparsa un soldato tedesco, minato nel fisico e nel morale, la capacità distruttiva delle armi è tutta nelle sue poche parole: … fuori tutto kaputt! La battaglia di Montegridolfo è perduta.
Alla morte che sta falcidiando tante vite sul luogo della battaglia, nel rifugio fa riscontro un evento di grande significato simbolico per il futuro: la Tirésa ha partorito un bel burdlòt (un bel bambinone). Cariche di significato sono anche le parole di Piero che chiudono l’ultima scena: spirèna ta stiètre dë, speriamo nei prossimi giorni.
Applausi per tutti: per gli attori, per le voci fuori campo e per gli addetti alle luci e ai bombardamenti. (A cura di R. Ciuffoli e T. Maffei)