– Sentieri all’apparenza interminabili, radure a perdita d’occhio, piccoli paesini, questo è Santiago, o meglio “Il Cammino di Santiago”. Percorrere per 120 chilometri strade battute da milioni di persone di ogni nazionalità ed età fa senza dubbio effetto. Il cammino ha origini antiche, ma tuttora è ritrovo di fedeli da ogni parte del mondo.
Non occorre certo essere santi per compiere un pellegrinaggio e noi ne siamo la prova, si deve solo avere il coraggio di mettere in gioco le proprie certezze e la disponibilità di donarsi agli altri. Molti a questo punto potranno pensare che non sia facile, nessuno afferma il contrario, ma se c’è una cosa di cui siamo certi è che il segreto è dare sempre il meglio di se stessi.
Siamo partiti il 5-6 settembre, in due gruppi con aerei low cost da Bergamo. Anche se la preparazione è iniziata a marzo con la scelta del percorso, la realizzazione di diverse attività per autofinanziarci il viaggio, come la vendita di gadget della Notte Rosa “sponsorizzati” dai commercianti di viale Dante.
Sebbene il nostro gruppo fosse formato da 27 persone tutte differenti fra loro per idee, età , avevamo una cosa in comune: il desiderio di arrivare alla mèta. Durante il cammino si ha il tempo di fare i conti con se stessi, cosa non facile nella quotidianità, le lunghe ore per arrivare da un paese all’altro sono occasione di riflessione e maturazione, si ha anche la possibilità di confrontarsi con gli altri pellegrini, superando senza alcuna fatica difficoltà come la diversità della lingua. A proposito di fatica; è ovvio che durante un pellegrinaggio non manca, basti pensare ad alzarsi prestissimo il mattino o a percorrere a piedi decine di chilometri al giorno. Ci sono però due modi di porsi davanti alla fatica: uno è quello più comune, la sopportazione; l’altro invece è quello di usare la fatica come mezzo per dimostrare a se stessi quello che si è veramente, per capire fino a che punto se è disposti ad arrivare per quello in cui si crede. Un’altra cosa che si sperimenta durante il cammino è la condivisione: si è come una grande famiglia in cui tutti devono sentirsi responsabili del prossimo, soprattutto se è in difficoltà. Questo non vuol dire solo mettere a disposizione beni materiali, ma anche il proprio tempo. Molto spesso basta un sorriso a ridare vigore, a infondere negli altri la propria forza e serenità.
Quando infine dopo giorni di cammino si arriva a Santiago, si dimentica ogni fatica, ogni momento di debolezza e ci si lascia sopraffare dalla felicità, dalla gioia vera. L’euforia iniziale lascia presto il posto ad un profondo stupore, la città in sé e per sé è moderna, uguale ad ogni altra, ma ciò che toglie il fiato è ciò che rappresenta: la mèta fisica di un cammino interiore. Quello che conta alla fine è la consapevolezza di essere maturati, di aver trovato risposte a domande che sembravano insormontabili, di aver conosciuto decine di persone che come te credono in qualcosa. Insomma, dopo un’esperienza simile non si è più gli stessi.
I ragazzi della parrocchia San Pio V di Cattolica