L’INCHIESTA
di Francesco Toti
– Prima di scagliare la prima pietra contro gli extracomunitari ci dobbiamo arrabbiare con il forsennato sviluppo economico, che senza se e senza ma attira uomini che vogliono dare opportunità di dignità a se stessi ed ai figli. Un po’ come il miele per gli orsi. Nella globalizzazione, dovessero cambiare direzione i venti dello sviluppo, farebbero armi e bagagli per altri approdi.
Domani potrebbe anche chiudere. La “Melograno”, Santarcangelo di Romagna, è uno dei gioielli imprenditoriali del tessuto economico riminese: imbusta insalate per la grande distribuzione. Ha oltre 100 dipendenti, il 90 per cento sono extracomunitari.
Il 90 per cento
Dati che non ti aspetti. Gli immigrati nel manifatturiero rappresentano quasi il trenta per cento della forza lavoro. Sono il 6,7 per cento della popolazione, ma pesano per il 12,5 per cento delle imprese della provincia di Rimini: 2.384 su un totale di 19.135. Attive soprattutto nel settore costruzioni e commercio, rispettivamente con 971 e 839 imprese. Di queste però circa 650 appartengono a comunitari, svizzeri e sammarinesi.
Nell’artigianato circa il 20 per cento delle ditte sono extra-comunitarie.
Meris Soldati, segretario della Cgil della provincia di Rimini, sottolinea il peso degli extracomunitari nella nostra economia: “Non lo dice solo il sindacato, ma anche le associazioni di categoria. In alcuni settori, come l’edilizia ed il turismo, se non ci fossero, sarebbe difficilissimo. Molti extracomunitari, nell’edilizia, sono chiamati ad iscriversi come artigiani, ma questa non è una libera scelta; ma una costrizione dell’imprenditore che si va a liberare della responsabilità”.
“Attraverso il lavoro – continua Soldati – c’è abbastanza integrazione”.
Dato gli inizi, le dimensioni delle imprese extracomunitarie, le associazioni di categoria più sensibili sono quelle artigiane: Cna e Confartigianato. Hanno creato due apposite strutture: Cna World, la prima ed Extra Point, la seconda. Tra i loro associati hanno anche imprese che si stanno strutturando. Ad esempio, nelle costruzioni, la Confartigianato ha un associato in Valconca che è già una società a responsabilità limitata (una srl).
Mentre la Cna ne ha una con una decina di dipendenti, più i quattro fratelli di origine albanese come soci-lavoratori, sempre nelle costruzioni.
Il 27,7 per cento
Nel 2007, dati del Centro dell’impiego, sono stati avviati al lavoro 68.454 unità, 18.962 erano stranieri; il 27,7 per cento del totale: 11.189 le femmine (il 59%) e 7.773 i maschi (il 41%).
Turismo
Nella ripartizione per settori nel 2007, si ha che nel turismo sono 9.036 unità, pari al 48%. Presenza forte nelle costruzioni: 2.073, che rappresenta l’11 per cento del totale.
Nel 2003, gli stranieri avviati al lavoro erano il 15,9 per cento; dopo quattro anni quasi raddoppiati.
Come ben diceva quel vescovo di Milano, “Nella nostra comunità sono benvenuti tutti coloro i quali sanno fare qualcosa e creano ricchezza”, la via dell’integrazione attraverso il lavoro è la scuola; i figli rappresentano una delle strade più agevoli. Si conosce meglio l’altro e piano piano comincia il cammino. Ad esempio, a Misano più famiglie hanno ospitato, a turno, il sabato mattino, una bambina albanese perché i genitori lavoravano. Ricordano gli italiani: “Una famiglia molto educata, che entrava in casa in punta di piedi, con la paura di disturbare”.
E a leggere i bambini nelle scuole si ha un dato che racconta meglio di tanti altri l’incremento degli extracomunitari. Nell’arco di 7-8 anni, la popolazione scolastica extra-comunitaria è quasi triplicata: da 989 alunni a quasi 3.000, in percentuale 3,2 e 8,7 del totale.
Alberto Brighi è un imprenditore di cultura cattolica, molto attento al sociale. Si occupa di stampaggio di materie plastiche, una cinquantina di dipendenti, argomenta: “Oramai gli extracomunitari, nel manifatturiero rappresentano il 30 per cento del totale. Dalla mia esperienza sono giunto alla conclusione che dappertutto c’è del buono ed il suo contrario. Tale percentuale è la stessa tra la forza lavoro italiana e quella forestiera”.
“Per la nostra economia – continua Brighi – sono una risorsa importantissima. Come imprenditori non abbiamo altre strade: se vuoi produrre devi assumere manodopera extracomunitaria; i nostri non si trovano. Sarebbe ottima cosa effettuare una formazione di base nei paesi di provenienza, penso soprattutto per il settore metalmeccanico”.
Alessandro Rapone, direttore di Api (Associazione della piccola e media industria della provincia): “La loro presenza è positivissima: tutto quello che fa impresa, fa bene all’economia. Gli stranieri danno un contributo prezioso al nostro sviluppo. Nella ristorazione, con i chioschi, si guadagnano da vivere portando la loro cultura ed è anche un modo di realizzare l’integrazione. Già abbiamo piccoli imprenditori dell’Est nel settore costruzioni; quelli più attenti e che si sanno organizzare, vanno bene”.
Reca un passaggio del Vangelo: siamo tutti stranieri e pellegrini in questo mondo. Ed anche di passaggio. La nostra patria è nei cieli.
CURIOSITA’
Albania,
Ucraina,
Cina
– Nella provincia di Rimini nel 1993 i residenti non italiani erano per il 38% sammarinesi e per il 23% provenienti dai paesi del Nord Europa. Ecco invece le percentuali odierne.
– Albania 5.412 (27,4%)
– Ucraina 1.572 (7,9%)
– Cina 1.339 (6,8%)
– Romania 1.267 (6,4%)
– Marocco 1.168 (5,9%)
– Senegal 1.150 (5,8%)
– Macedonia 971 (4,9%)
– Tunisia 788 (4,0%)
– San Marino 516 (2,6%)
– Russia 396 (2,0%)
– Moldavia 381 (1,9%)
– Perù 379 (1,9%)
– Polonia 339 (1,7%)
– Ecuador 288 (1,5%)
– Brasile 261 (1,3%)
– Colombia 247 (1,2%)
– Germania 227 (1,1%)
NUMERI
Costruzioni e commercio, quasi mille
– Andiamo a vedere in quali settori sono presenti le imprese straniere.
Costruzioni: 971
Commercio: 839
Manifatturiero: 185
Trasporti: 91
Alberghi e ristoranti: 91
Servizio alle imprese: 75
Agricoltura: 65
Intermediazione: 12
Istruzione: 4
Imprenditoria straniera:
il 12,5 per cento
– Le imprese straniere rappresentano il 12,5 per cento del totale: 2.384 su 19.135 al 31 dicembre del 2007. I numeri, per nazioni.
Albania: 465
Senegal: 233
Cina: 215
Romania: 148
Russia (e Csi): 144
Svizzera: 131
Macedonia: 97
Marocco: 95
Tunisia: 86
San Marino: 78
Francia: 74
Germania: 74
Bangladesh: 65
Argentina: 51
Oceania: 9
La Provincia di Rimini
si muove sulla strada dell’integrazione
Stranieri, città di 20mila abitanti
NUMERI
– Integrazione. La Provincia di Rimini sta lavorando ad un piano per inserire da un punto di vista sociale gli stranieri che arrivano nel nostro territorio in cerca di migliori opportunità di vita per sé e per i propri figli. Lo fa di concerto con i comuni e le associazioni di volontariato.
Queste ultime, quest’anno hanno insegnato l’italiano a 760 persone presso la Casa della Pace di Rimini. Gli insegnanti, pensionati e giovani, lo hanno fatto a titolo gratuito. Commenta Fabrizio Piccioni, assessore provinciale all’Immigrazione: “E’ un bel segnale, perché la lingua, insieme al lavoro ed alla casa sono i maggiori ostacoli per gli stranieri. Ci dobbiamo preparare culturalmente ad essere una società multi-etnica. Con gli stranieri che arrivano che devono rispettare le regole, da una parte; mentre da parte delle istituzioni ci deve essere un percorso di integrazione. Se la società si chiude è chiaro che ci sarà uno scontro. Il lavoro più grosso va fatto all’interno delle scuole con i bambini. Da parte degli insegnanti ci vuole una forte predisposizione; anche se non è assolutamente facile”.
L’immigrazione significa due facce: una serie di problemi ed una serie di benefici per le imprese che richiedono manodopera; spesso sono lavori che gli italiani si rifiutano di fare.
“La Provincia di Rimini – continua Piccioni – si sta muovendo su vari piani, insieme ai comuni. Si parte dagli sportelli informativi, dove vengono date tutte le informazioni fondamentali. Gli sportelli fungono anche da monitoraggio su eventuali forme di discriminazione. Dopo il naufragio del Consiglio provinciale degli immigrati, si sta lavorando per costituire una Consulta, come luogo di confronto e ponte tra le diverse culture. Lo scopo è una sana convivenza e controllare il territorio. Credo che possa essere operativa a fine 2008, o più tardi nel 2009”.
Le previsioni affermano che entro 15 anni, la popolazione extracomunitaria nella provincia di Rimini debba triplicare, raggiungendo le 60.000 unità: una piccola città.
Lo storico afferma che negli ultimi tre anni, la popolazione extracomunitaria è raddoppiata, passando da 10.613 del 2003 ai quasi 20.000 del 2007. Il Comune con la percentuale più alta è Torriana con quasi il 10 per cento; fanalino di coda invece San Giovanni in Marignano.
Undici anni fa, nel ’97, sul territorio c’erano 4.570 stranieri. Dunque, in un decennio sono aumentati di quasi cinque volte.
Curiostà. Nel ’97, nei 20 comuni della provincia la popolazione residente ammontava a 266.000; oggi sono quasi 300.000. Un aumento pari ad una città come Riccione.
Fabrizio Piccioni, assessore provinciale all’Immigrazione: “Ci dobbiamo preparare culturalmente ad essere una società multi-etnica. Devono rispettare le regole; dalle istituzioni ci deve essere un percorso di integrazione”
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