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Una nazione sazia e disperata

Redazione di Redazione
10 Aprile 2008
in L'opinione
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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Le signorine di buona famiglia aspirano a divenire non spose e madri o, volendo, impiegate o professioniste, ma “veline”, per presentarsi seminude negli spettacoli televisivi e così lucrare il vantaggio della loro mercificazione.

IL PUNTO DI VISTA

Il male non è poi così oscuro. Siamo una Nazione economicamente in declino, avviata, dicono, verso la recessione. E moralmente degradata.
Si avvicina l’elezione del Parlamento, il giorno in cui sceglieremo la nostra classe dirigente.
I programmi elettorali (scrive Sartori) “promettono quel che non dovrebbero” e “occultano i veri problemi” che sono “la parte sommersa delle campagne elettorali”.
Nessuno dice come si fa a ridurre fortemente il debito pubblico, che ammonta al 105 per cento del prodotto interno lordo e comporta la spesa di 70 miliardi di euro ogni anno per pagare gli interessi.
“Nessun programma si impegna in una guerra alla mafia”, perché “il voto mafioso condiziona e inquina la politica e le elezioni di metà Paese. Nel 2001 Berlusconi vinse in Sicilia in 61 collegi su 61”. “Strade e ferrovie sono infrastrutture disattese da decenni”
Il Ministro Pecoraro Scanio si è distinto nel bloccare a Napoli i termovalorizzatori “perché il suo collegio elettorale è, appunto, Napoli” “…sia Berlusconi che Prodi del riscaldamento della Terra si sono strafregati e nemmeno Veltroni si stravolge più di tanto”.
” …il costo del federalismo promesso a Bossi … nei programmi è un costo non contemplato, come se spezzettare il Paese in parecchie Sicilie aggiuntive non comportasse un aggravio di sprechi clientelari e di ogni sorta di disfunzioni”. (Giovanni Sartori, Corriere della sera del 13 marzo 2008).
Uno dei candidati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri vuol costruire il ponte sullo Stretto di Messina, pabulum ghiotto (dice Sartori) per la Mafia. E abolire l’ICI (ANSA, 27 febbraio 2008) con la riserva mentale di reperire con altre tasse il fabbisogno dei Comuni.
Dall’altra parte si propongono: riduzione progressiva di tutte le aliquote Irpef; aumento delle detrazioni da lavoro dipendente, da avviare già dal 2008; dote fiscale per i figli che sostituisce gli attuali assegni familiari e le attuali detrazioni, a partire da una base di 2500 euro con variazioni progressive secondo la situazione reddituale della famiglia; detassazione di quella parte di stipendio legata alla contrattazione di secondo livello; credito d’imposta per le donne lavoratrici.
E nessuno indica dove reperire le risorse necessarie. Neppure quelle, aggiuntive a quanto già sperperato, per eliminare lo scandalo dell’immondezzaio di Napoli e dintorni.
Piero Ostellino (Corriere della sera 13 marzo 2008), parlando dell’ultimo libro di Giulio Tremonti, scrive: (secondo Tremonti) ” non sono più i Paesi poveri a fare le spese della globalizzazione, bensì quelli ricchi. Privi di valori; esposti alla concorrenza di nuove economie; oberati da costi di produzione più elevati; in crisi di competitività; alle prese con il malessere delle popolazioni che hanno subito un calo delle loro condizioni di vita”.
Così stando le cose, “che ne pensa il mondo imprenditoriale…? E’ per la distruzione creativa del capitalismo, che accantona le aziende invecchiate per liberare capitali e farne crescere nuove, o è con Marx, Colbert, con il ministro dell’Economia del probabile prossimo governo che (si dice) liberale?”
Tutti, sinistre comprese, inneggiano alle liberalizzazioni e al Mercato, sostenendo che, in prospettiva, aumenterebbe la ricchezza da distribuire fra i componenti della collettività. Ma l’effetto non sarà immediato, e sorge il problema di provvedere a coloro che, a causa delle liberalizzazioni e degli assestamenti del mercato (chiusura delle aziende non competitive) rimarranno sul lastrico. “Nel lungo periodo – diceva John Maynard Keynes – saremo tutti morti”.
Sul piano della moralità pubblica e privata siamo una Nazione “sazia e disperata”, parole del Cardinale Giacomo Biffi.
Siamo il popolo del Mulino Bianco, dei Quiz televisivi più o meno milionari, del Grande Fratello, ossia della televisione spazzatura di fronte alla quale si inebetiscono grandi e piccini. La pornografia serale e notturna non manca nei “palinsesti”.
Siamo la Nazione di Tangentopoli, ossia della più gigantesca diffusione della corruzione del Secolo XX, dalla quale siamo usciti vituperando i magistrati che l’hanno combattuta e facendo leggi in difesa dei corruttori e dei loro complici.
La giustizia è al collasso. Si discute di separare le carriere dei magistrati del pubblico ministero dai giudicanti (cosa che non abbrevierà di un’ora la durata dei processi), ma non di provvedere le risorse necessarie a far fronte alle lacune organizzative (le udienze hanno termine alle 14 perché non c’è il denaro per pagare gli straordinari ai cancellieri, mancano i computer, manca la carta, si scrivono i verbali con la penna biro, manca la benzina per le automobili, eccetera).
Intanto i magistrati sono additati al popolo coma una congrega di tiranni che praticano l'”oppressione giudiziaria”. Lo stesso dicevano quelli dell’altra parte quando gridavano, contro i giudici: “Pagherete tutto, pagherete caro”.
Siamo il popolo dalle centinaia di Licei e dalle decine di Università, veri e propri spazi di parcheggio di giovani disoccupati e “bamboccioni” (quelli che restano in famiglia fino a oltre trent’anni).
Nelle scuole il latino è indigesto e ancor più la matematica. Legioni di ignoranti si avviano verso la laurea per formare la grande moltitudine dei disadattati.
In un recente concorso per la nomina di magistrati, la Commissione esaminatrice non ha potuto coprire i posti messi a concorso, a causa degli strafalcioni scritti dai candidati. Il latinetto «Nulla poena sine lege» è stato modificato in «Nullum pene sine lege». Una candidata ha scritto la parola «veperata» anziché “vexata”, dove la x è stata letta come “per”. Dal linguaggio dei cellulari provengono anche abbreviazioni come «cmq» che sta per «comunque». C’è anche un «riscuotere» con la “q”. La Corte dell’Aja è divenuta con la «Corte dell’Aiax».
Anche la Chiesa cattolica è «snaturata» al suo interno dalla secolarizzazione e da una «deriva verso la superficialità e l’edonismo».
Lo ha detto, l’8 marzo?2008, Benedetto XVI al Pontificio Consiglio per la Cultura, aggiungendo che la «secolarizzazione non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. Essa snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti».
Si apprende che, dei boy scout, anche quelli cattolici, “il 90 per cento accettano il sesso prima del matrimonio, il 39 per cento non escludono l’aborto, l’82 per cento ritengono possibile ubriacarsi e (il 47 per cento) fumare marijuana (Corriere della sera 16 mazo 2008)
Le signorine di buona famiglia aspirano a divenire non spose e madri o, volendo, impiegate o professioniste, ma “veline”, per presentarsi seminude negli spettacoli televisivi e così lucrare il vantaggio della loro mercificazione.
Questo – e altro – è il “male oscuro” della nostra Italia.
Siamo Italiani: “Le energie italiane (scrisse Giuseppe Prezzolini in L’Italia finisce, ecco quel che resta) non sono mai state spese per il bene dello Stato o della legge”.
E neppure ber il bene comune, se si fa eccezione per una minoranza di santi, poeti, eroi, navigatori.

di Romano Ricciotti
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