LA POLITICA
La situazione è più complessa a Rimini. Il Pd al 40,9% (più 2,6 rispetto all’Ulivo del 2006) e con Di Pietro si arriva al 45,5. Ma gli altri alleati, la Sinistra Arcobaleno perde 8 punti secchi, prende il 2,6 e porta la coalizione solo al 48,1
– Il centro-sinistra deve stare attento. I risultati delle elezioni politiche dello scorso 13 e 14 aprile hanno fatto capire, chiaramente, che non vi sono quasi più posti sicuri. Il vento che ha portato in alto Berlusconi (e Bossi) soffia anche su Rimini. Qui, rispetto al 2006, il Partito democratico è cresciuto, anche più che in altre realtà, ma la coalizione ha perso. E il centro-destra, o più precisamente le forze non di centro-sinistra o di area, si sono avvicinate. In alcune territori si sono poste davanti o hanno rafforzato una leadership che già avevano.
Certo, il voto per le politiche è cosa diversa rispetto a quello per le amministrative, lì conta più il candidato che i partiti, ma la Provincia e 18 Comuni andranno alle urne già tra un anno, e se niente niente l’esecutivo entrante metterà a segno qualche colpo di teatro di quelli in cui il Cavaliere è maestro, la situazione potrebbe farsi dura. A meno che non si persegua la strada romana, di Rutelli, andando a cercare l’Udc. D’altra parte il territorio riminese è, storicamente, un laboratorio dei partiti di sinistra che aprono al centro (si ricordino le giunte Dc-Pci di Cattolica e Bellaria).
I numeri
La Provincia dovrebbe essere difficile da espugnare. Alla Camera (ramo del Parlamento per il quale i votanti sono sovrapponibili a quelli delle amministrative: per il Senato si vota da 25 anni), la Lega ha moltiplicato per 2,5 i suoi voti delle politiche 2006, arrivando a sfiorare il 6%. Il Popolo delle Libertà è a quota 35,7 per cento (due anni fa Fi, An e altri alleati avevano superato il 36), e quindi la somma tra i due porta al 41,6 per cento contro il 38,7 del 2006. Ma sommando anche i voti di tutte le altre forze politiche di centro-destra (Udc, La Destra-Fiamma Tricolore, Partito Liberale, “Aborto? No grazie” e Forza Nuova), si arriva al 49 per cento: nonostante il punto in più rispetto a due anni fa, il colpaccio difficilmente riuscirà.
Ma il centro-destra potrebbe trascinare, e sarebbe una novità. Il candidato di centro-sinistra al ballottaggio (con Nando Fabbri non ci riuscì nessuna delle due volte). Il centro-sinistra infatti, nel 2006 arrivò a quota 52 per cento con la somma di Ulivo, Italia dei Valori e i partiti che ora sono nella Sinistra Arcobaleno, e addirittura al 54,26 per cento con l’aggiunta della Rosa nel Pugno.
[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/maggio08/pd-elezioni-prov-rn.gif[/img] Alle Politiche il Pd ha sì raggiunto il 41,1 per cento, cioè un 1,8 per cento in più rispetto all’Ulivo nel 2006, e supera addirittura il 45 per cento con l’apporto dell’Italia dei Valori che ha più che raddoppiato i suoi voti, ma con la grave sconfitta della Sinistra Arcobaleno, che porta a casa solo il 2,7 per cento, tocca quota 48: quattro punti in meno rispetto a due anni fa. Per superare (e di appena uno “zerovirgola”) il fatidico 50 per cento bisognerebbe fare un accordo anche con il Partito Comunista dei Lavoratori e con quella Sinistra Critica i cui esponenti (Sandro Pizzagalli e Christian Conti) sono usciti dall’attuale maggioranza della Provincia. Insomma, come si dice da queste parti, toccherà badar lì.
Rimini. La situazione è ancora più complessa per il Comune capoluogo. Anche il sindaco attuale, Alberto Ravaioli, nel 2006 vinse senza ballottaggio (nonostante la Rosa nel Pugno fosse all’opposizione). E in effetti anche alla Camera, nel 2006, le forze di centro-sinistra in città sfiorarono il 51 per cento (53 e mezzo con la Rnp). Gli avversari si fermarono al 45,3 per cento. Quest’anno il Pd ha collezionato il 40,9 per cento (più 2,6 rispetto all’Ulivo del 2006) e con Di Pietro è arrivato al 45,5 contro il 40,36 di due anni fa. Ma gli altri alleati, anche in questo caso, fanno la differenza. La Sinistra Arcobaleno perde 8 punti secchi, prende il 2,6 e porta la coalizione solo al 48,1.
Insomma anche per Palazzo Garampi per superare il 50 servirebbe la sinistra super-radicale. Certo, qui il condizionale è ancor più d’obbligo, poiché la legislatura di Alberto Ravaioli scade nel 2011. Ben lo sa il forzista Alessandro Ravaglioli, che si improvvisa sirena chiedendo di accorciare i tempi di Palazzo Garampi e di andare a votare assieme alla Provincia. Ma per il centro-sinistra sarebbe, tanto per usare un altro detto “nostrano”, come tagliarsi i gioielli per far dispetto alla moglie.
A Gemmano e Montefiore Popolo delle Libertà e Lega non hanno bisogno di nessuno per superare il 51 per cento. Con gli alleati il centro-destra arriva rispettivamente al 59,5 e al 61,7 per cento, contro il 51 e 56 di due anni fa.
A Morciano il sindaco uscente Giorgio Ciotti è un cattolico sostenuto da una lista di centro-destra, e ora si è avvicinato al Pd. Ha fatto due mandati e non può essere ricandidato. Pdl e Lega potrebbero fare il colpaccio senza di lui l’anno prossimo? Secondo la matematica sì: basterebbe allearsi con La Destra, o con L’Udc, per superare il 50; alleandosi con tutte le forze non di centro-sinistra si arriverebbe al 57, contro il 51 di due anni fa.
Situazione particolare anche a Saludecio: il Pd arriva al 43,8 per cento e con gli alleati al 51,3. Nel 2006 era addirittura al 60 per cento, ma non riuscì ad esprimere il sindaco poiché il centro-destra candidò Giuseppe Sanchini, uomo di centro che fece la differenza e che, essendo al suo primo mandato, difficilmente non farà un bis. Insomma anche stavolta i numeri ci sarebbero, ma per il centro-sinistra non si profila facile. Va detto però che quella vecchia volpe di Massimo Foschi è recentemente passato, assieme ai suoi, dai mastelliani ai dipietristi, e questo potrebbe cambiare il panorama.
A San Clemente Pdl più Lega hanno fatto il sorpasso rispetto a Pd più Di Pietro: 43,7 contro 42,4 (due anni fa Berlusconi e i suoi erano circa 5 punti sotto). Guardando le coalizioni, quella di centro-sinistra alle Politiche ha collezionato il 48,5, il centro-destra con tutti gli alleati arriverebbe a oltre il 51 per cento. Anche la coalizione nel suo insieme, guadagnando 9 punti, fa il sorpasso, e mantenere un sindaco di centro-sinistra potrebbe diventare una faccenda complicata.
Il Pd può stare, però, assolutamente tranquillo (ha la maggioranza assoluta solo con Di Pietro) a Mondaino e Montegridolfo. Ma sono 2 bandierine (3 con la dubbia Saludecio), su 9, in tutta la Valconca.
Da valle a valle, la Valmarecchia resta più fedele al centro-sinistra. A Poggio Berni, Santarcangelo e Torriana il Pd e l’Italia dei Valori possono fare anche da soli: hanno, rispettivamente, il 52,6, il 50,6 e il 50,7 per cento dei voti.
A Verucchio si fermano al 45,5: si arriva al 51,4 solo alleandosi anche con la Sinistra Critica e il Pcl, che insieme contano proprio per quell’1,4 per cento che servirebbe. Due anni fa il centro-sinistra aveva più del 56 e mezzo per cento.
Restando a nord ma scendendo al mare si arriva a Bellaria: altra situazione curiosa. Qui il centro-destra è maggioranza da un po’, ma non riesce mai ad esprimere il sindaco. Alle Politiche di due anni fa arrivò al 53,58 per cento poi Gianni Scenna la spuntò al ballottaggio. La situazione opposta di Saludecio. Questa volta Pdl e Lega sfiorano da soli il 52, e con tutti gli alleati salgono al 59,3 per cento. Insomma qui anche un’eventuale trattativa con l’Udc, che ha il 4 per cento, non basterebbe al centro-sinistra, e per di più Scenna non è ricandidabile. A Bellaria, insomma, il centro-destra potrebbe mettere la sua unica bandierina sulla costa. Anche se poi, pure a Riccione e Cattolica non è che si possa dare proprio tutto per scontato.
Nella Perla Verde il Pd arriva a quota 44,9 per cento, e avrebbe bisogno di tutti (compresi Sinistra Critica e Pcl, che insieme hanno l’1,3) per arrivare al 50,4 per cento. Due anni fa la coalizione ottenne il 54 e mezzo. La perdita è di 4 punti.
Nella Regina il Pd da solo fa il 45,3, con l’Idv, fa 50,1, guadagnando 4 punti e mezzo rispetto a due anni fa. La Sinistra Arcobaleno ne perde 9 di punti, ma quasi 2 se li pigliano Sinistra Critica e Pcl; e poi va detto che l’Arcobaleno cattolichino (la lista civica che alle ultime amministrative per soli 139 voti non trascinò il sindaco ad un ballottaggio da sinistra) non lo si può identificare semplicisticamente con la lista nazionale. Potrebbe tornare, contro il sindaco uscente Pietro Pazzaglini (o altro candidato) e guadagnare di più. Molto di più. Anche qui poi, a livello di coalizioni, c’è un travaso di 4 punti e mezzo a favore del centro-destra.
Per concludere la costa, a Misano il Pd con l’Idv arriva al 45,7 e con gli altri alleati al 52,2 per cento (due anni fa era al 57,58), e quindi in maggioranza anche senza l’1,4 di Sinistra Critica e Pcl.
E se a San Giovanni in Marignano Pd e Di Pietro da soli sfiorano quota 52 per cento, a Coriano si fermano a 46, ma con gli alleati superano i 53 punti: insomma nonostante il centro-sinistra abbia perso per strada 2 punti percentuali in due anni non dovrebbero esserci problemi (anche perché dovrebbero essere ricandidati i sindaci uscenti dopo il primo mandato).
Tirando una botta di conti conclusivi, radicalizzando i dati statistici sui voti, il centro-destra potrebbe puntare, l’anno prossimo, a far suoi 6 Comuni (Bellaria, Gemmano, Montefiore, Montescudo, Morciano e San Clemente), contro i 4 attuali (avrebbe i numeri anche a Monte Colombo ma non si vota). Al centro-sinistra ne resterebbero 12, e tra i più grandi (Riccione, Cattolica, Misano, San Giovanni, Coriano, Santarcangelo, Torriana, Verucchio, Poggio Berni, Mondaino, Saludecio e Montegridolfo) contro gli attuali 16, ma avrebbe i numeri anche a Rimini dove non si dovrebbe votare, e non dovrebbe aver problemi, come detto, per la Provincia.
A che gioco giocherà l’Udc? Il partito di Casini potrebbe essere fondamentale per far perdere qualche ente in meno al centro-sinistra. Qualora decidesse di appoggiarlo, nulla potrebbe a Bellaria, Gemmano, Montefiore, Montescudo e Morciano, ma potrebbe invece portare dall’altra parte San Clemente, e soprattutto essere assai utile in vari Comuni, e non tutti piccoli, in cui il risultato è in bilico.
D’altra parte la cosa non sarebbe neanche del tutto inedita: nel 1997 il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, quando vinse la prima delle sue tre elezioni nel capoluogo (al ballottaggio, contro Mario Gentilini) aveva dalla sua l’Udc di Maurizio Nanni (e non Rifondazione). Chissà, a volte ritornano?
di Francesco Pagnini