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Home Rubriche L'inchiesta

Zamagni: crack finanziario, figlio dell’avidità

Redazione di Redazione
10 Ottobre 2008
in L'inchiesta
Tempo di lettura : 2 minuti necessari
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L’INTERVISTA

– Chi scrive ha telefonato al professor Zamagni per domandargli cose su Rimini (si veda alla pagina a fianco), lo studioso ha alzato gli orizzonti ed ha messo a fuoco il crack finanziario di questi giorni. Attraverso il suo pensiero si possono capire molte cose. Zamagni è un raffinato intellettuale ed una bella persona. La telefonata per l’intervista è stata fatta alle 18.15; ma era irragiungibile. Attorno alle 19, richiama: “Sono Zamagni, chi mi ha cercato?”. “Buona sera, la disturbo per…”. Risentiamoci tra 10 minuti, richiamo tutti coloro i quali non mi hanno trovato”.

– “Questa crisi finanziaria non è figlia della scarsità, ma dell’abbondanza. Le banche hanno prestato soldi senza garanzie, da una parte. Dall’altra, il risparmiatore, causa l’avidità che maschera la solitudine, non si accontenta di un rendimento del 6-7% del proprio capitale, ma chiede alle banche il 15-20%. Dunque, l’attivita speculativa non è stata innescata soltanto dalle banche, dalle istituzioni. Negli Stati Uniti, la politica, col governo repubblicano hanno allargato, la concessione dei mutui senza garanzie per ottenere consenso popolare, dovuto al fatto che la politica voleva occultare le sue scelte sbagliate.
C’è una corresponsabilità della classe finanziaria, della classe politica e dei cittadini. E’ impossibile che il risparmiatore possa ottenere dei rendimenti superiori al 6/7% che è poi la produttività media. I cittadini sono corresponsabili perché non dovevano accettare le proposte delle banche. E’ vero che c’è la vecchietta che non sa, ma la classe media queste cose le sa. Presi dalla frenesia, dall’avidità hanno preteso dai risparmi l’impossibile. Una persona normale non prende titoli che non possono garantire quei rendimenti. Ora è chiaro che ci sarà una nuova regolamentazione”.
Ma chi ci ha guadagnato? ‘E’ chiaro che chi ha venduto un giorno prima del crollo ci abbia guadagnato; i furbi che hanno le informazioni sottobanco, i familiari e gli amici di coloro i quali hanno le informazioni di prima mano. Si arricchiscono solo i furbi ed è così da sempre; ci perdono i risparmiatori, i dipendenti licenziati e tutti coloro i quali vivevano attorno a queste attività.
La morale è che ancora una volta non bastano le regole giuridiche, ma ci vogliono regole etiche, altrimenti non c’è niente da fare. Credo che tale batosta possa far rinsavire le persone, come il dopo malattia per l’ammalato. La crisi finanziaria poi ha messo in ridicolo gli economisti che non avevano previsto per tempo, che si affannavano a rassicurare il mondo. Fino a ieri predicavano le lodi ma era una falsità. Il mercato è un gioiello importante e prezioso, ma va assolutamente regolamentato”.
E l’Italia?
“Noi ne usciamo bene in confronto ad altre nazioni. Abbiamo molti difetti, ma il ruolo di controllo della Banca d’Italia è fondamentale. Una volta tanto possiamo camminare a testa alta. Fino a poco tempo fa gli economisti hanno sempre detto che il nostro sistema finanziario era antiquato e che andava modernizzato come quello anglo-sassone. Niente di meno vero”.

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