Resta qualche fotografia a dire che ci sei stato: un giovane soldato, un giovane marito, un giovane padre, un fabbro nella sua officina, sempre più anziano, un vecchio con gli occhiali che soffia su una torta piena di candeline. Attimi, rubati al tempo che è passato. Poi, più niente; nell’armadio i vestiti che nessuno metterà più, la forgia della tua officina che nessuno accenderà più, i martelli a terra, immobili.
Questo è tutto: tracce del tuo passaggio. Ma nulla resta di quello che sei stato: un uomo, col suo carattere, i suoi pregi e i suoi difetti, le sue impuntate, le sue battute, le sue passioni, le sue delusioni. Un uomo che ha amato, ha sofferto, sperato, si è incavolato, è stato triste, a volte allegro. Un uomo che rideva delle mie fobie: la paura dei temporali, delle cavallette. Se penso a quello che sei stato e che non sei più si apre una voragine dentro di me, una voragine di assenza; ma , in fondo, è proprio questa vertigine a farmi sentire viva. Non ti lascerò sparire nella nebbia del tempo. Non ti dirò mai addio.
Francesca Vaselli