Appassionata di fotografia, ha raccontato la sua città e la Valconca soffermandosi solo sulle bellezze, quasi a seguire il grido del grandissimo scrittore russo Dostojevskij: “La bellezza salverà il mondo”. Ha pubblicato sette libri, sei di fotografie. Il primo nell’87, “La mia Riccione”.
Albegatrice, moglie del compianto Italo Nicoletti, morto nella metà degli anni ’90 per un male incurabile, l’ultima apparizione pubblica di Rosita risale allo scorso anno. Pubblicò un bel libro, “E nascundèin de Tèmp” (Edizione Famija Arciunesa): racconti in dialetto riccionese. Il libro, oggi, assume il valore del commiato. Nella dedica si possono leggere i segni dell’addio: “Ai miei genitorti Nello e Maria, a mia sorella Rita, a mio marito Italo ai miei figli Luca e Mariagrazia e a mia nipote Greta. Per non dimenticare”. Le pagine raccoglievano ricordi personali che tratteggiavano un’epoca.
Una pagina era dedicata alla morte che qui riportiamo: “Bisognerebbe non aver paura di morire, imparare fin da bambini ad accettare la morte come un avvenimento che fa parte della nostra vita, come la nascita E poi perché aver paura? Quando c’è lei non ci sono io, quando ci sono io, non c’è lei!
Io penso: quando è finita, o finisce del tutto o altrimenti dove sono andati mio babbo, mio marito, i miei nonni, vado anche io e allora che bella festa sarebbe incontrarli di là! Quante cose avrei da dire che abbiamo fatto da quando loro se ne sono andati, e poi sapere che possiamo stare con loro per sempre”.
Che la terra le sia lieve.