TRADIZIONI
Per secoli ha custodito un prezioso Cristo ligneo della scuola riminese del 1300. Probabilmenmte questa la ragione del profondo attaccamento della comunità
– La chiesolina dell’Agina è uno dei monumenti più antichi ed eleganti di Misano e non solo. Si trova sul poggio dell’omonimo fiumiciattolo a un centinaio di metri dalla strada nazionale, ma in un silenzio particolare. L’edificio religioso per secoli ha ospitato il Crocifisso dell’Agina, un’opera d’arte della scuola riminese del ‘300 che ora si può ammirare sull’altare maggiore della chiesa di Misano Adriatico. Nella piccola chiesa si trova una fotografia.
Forse proprio per il Crocifisso, per secoli si è celebrata una festa molto sentita, alla quale accorrevano anche da fuori territorio.
Festa soppressa, da alcuni anni un gruppo di misanesi e don Marzio cercano di darle un forte senso di religiosità e comunità. Come sempre l’appuntamento è per il Lunedì di Pasqua. Quest’anno cade il 13 aprile. La lunga giornata. Messa il mattino alle 8 e 10.45; alle 18 benedizione. A mezzogiorno funziona uno stand gastronomici che vale i migliori ristoranti. Per ragioni di praticità servono lasagne, strozzapreti e secondi molto romagnoli. Poi, l’orchestra, balli della tradizione romagnola e la pesca di beneficenza. La Festa dell’Agina, è preceduta il Venerdì Santo dalla processione alle 21; si parte dalla Statale per giungere alla chiesa. A fine cerimonia, per tutti ciambella e vino.
Fondamenta forse su una costruzione romana, l’attuale venne ricostruita grazie ai Cavalieri di Malta alla fine del ‘700, dopo il terremoto del 1786. Di mattoni a vista, la facciata è impreziosita da un elegante e semplice campanile a vela. La festa è anche lo spunto per visitarla.
[u] La chiesolina[/u]
di Mario Tonini
Un pò for d’mena, su per una viola,
meza la campagna l’esist una Cisola,
e Lundè ad Pasqua uj si fa la festa,
a prov a dì qualcosa c’ho tla testa
ancora, ad esempie um per d’arcurdel
c’la era cum la é tl’era ad Sulfanel,
s’an mi sbaj isé ij giva me cuntaden che steva tached, e ver nom un mi ven.
Un campanil a vela se tett uj dà favela
per fes santì si rintocc d’na campanela, Misanis, Arciunis, jeva che riferiment
te Lundé ad Pasqua, l’era un aveninent,
già la Matena la c’aspiteva per la Mesa, un an per cl’elt quasi uj si feva la prumesa
ma la Cisa dl’Agna, una prumesa sincera per Che Lundé dl’an dop, quasi un per vera.
Cumé tut at ste mond e va e l’artorna, an deg dla festa che uj si fa ades d’intorna c’la è più sgnora, us bé, us magna, us bala enché te scur quanté che e sol e cala.
E depmizdé enché alora, un è una diceria, la bela festa dl’Agna la era menca pia,
giù sla naziunela tl’usteria ad Marchin
in era poc quej chi feva festa s’un cichin,
al machine agl’era rede si né i la feva bela Quej ch’in era a post senza fé la gambarela, t’jocc ho ancora i tint ch’jarviva a pid
da Arciun a grupp, alegre ai vidiva rid.
I canteva, i suneva olta ma la streda,
s’la chitara un cert “Pinati” uj tniva beda e arvat già diverse cumpagnie il ciameva per cui cantesa, intent che i magneva,
qualcosa. “Padre Formicola” sempre ad sigur e ripitiva, la tevla l’era l’erba e i fiur che giù te Rì uj n’era in abundenza,
l’era un ucasion per cuntanté la penza.
E ragaz e curiva dré ma la ragaza,
e sistema ancora in voga in ogni raza, chisà che di murus te fé la scampagneda
la prumesa d’amor in la ava anticipeda
s’la Bindizion ad Sta Cisa c’la è antiga, per Chi u la cerca la è sempre amiga, l’Imagine d’Un Crest mes in Crosa
enché da Cla Cisola e manda la Su Vosa.
E Signor c’l’aspeta tut e un fa scont,
fra Chi Mur Te Sent c’l’é sempre pront
a utì l’om che ved drenta un Crucfess
la Su salveza s’l’é enché giù m’un abess.