– L’obiettivo per pennello, la fotocamera per tavolozza e la luce interpretata come una miriade di colori da stendere… poi la passione, quarantatre anni di esperienza nel lavoro di fotografo e tanta tecnica. Rebecca, la figlia che ne segue le orme ed apre a Morciano L’officina fotografica Tamburini, nella centrale via Marconi e lo coinvolge come collaboratore.
Tutto questo, in sintesi, è Amedeo Tamburini, un artigiano a tutto tondo dove per artigiano si intende colui che ha l’idea, la concretizza, mettendoci sempre del proprio. Come la perfezione di un tempio greco, o il dipinto di un maestro del Rinascimento, per Amedeo Tamburini la fotografia è una trama di assi ortogonali, che significano proporzioni, chiari e scuri, vuoti e pieni. Armonie. E forse non è un caso che nel Rinascimento i grandi artisti erano degli artigiani.
Di sé racconta: “Iniziai la mia avventura a Morciano durante le vacanze estive del 66 nella Bottega di Quinto Candiotti, definito “il mago della foto”, bottega che ha dato alla Valconca fior di fotografi. Oltre che lavorare in bottega, soprattutto in camera oscura, Quinto Candiotti, personaggio straordiario, mi portava con sé nelle trasferte quando realizzava le sue meravigliose cartoline illustrate! Ricordo ancora i puntelli di legno sotto i parafanghi del 1.100 Fiat ed il Banco Ottico di legno ancorato al treppiede, anch’esso di legno, sistemato a sua volta sul portapacchi dell’auto. Ero affascinato da questo vedere le immagini rovesciate sul vetro smerigliato con la testa avvolta nel panno nero in un tutt’uno con la enorme fotocamera… e prima di partire si “caricavano” le lastre negative di vetro, tutto nel buio assoluto! Dopo, al ritorno, avveniva la magia dello sviluppo… l’immagine compariva pian-piano come per magia, con la debole luce rossa alla quale l’occhio si abituava e vedevi come fosse giorno. Poi proseguii l’apprendistato presso lo studio di Mario Polverelli, sempre a Morciano, altra prestigiosa bottega dove Mario mi insegnò a stampare il bianco/nero in maniera raffinata e portandomi con sé mi insegnò a realizzare i primi matrimoni. Fu una vera scuola, non solo di fotografia ma anche di vita. Nel 1974 durante la naia a Torino, compresi che quella grande città offriva, rispetto alla provincia, opportunità più ampie per la mia professione e dopo il congedo vi rimasi dieci anni lavorando presso uno studio fotografico – pubblicitario nel quale si realizzavano progetti completi, ovvero, dalla ideazione della immagine, lo scatto, fino alla stampa finale, per clienti esigenti quali Armando Testa, Aeritalia, Fila, Zegna, Vestebene, Invicta, Superga, Fiat, l’Oreal ed altri che non ricordo. Nell’ 84, preso dalla nostalgia della Romagna, come tutti i romagnoli “emigranti” e ricco di un notevole bagaglio professionale e qualche risparmio, aprii la mia attività a Rimini. A Rimini indirizzai l’interesse verso i servizi fotografici di nozze ed il ritratto, terreno fertile per approfondire la mia passione nel ritrarre persone. Con le mie fotografie cerco di intrecciare delle storie, un po’ come un fumetto… i miei reportage sono raccontati. Non amo, ne sono capace, ad eseguire stereotipate foto di nozze dove nella prima pagina dell’album compare sempre ed inevitabilmente il viso della sposa che osserva una bella rosa rossa. (magari finta, sbucata dalla borsa dell ‘operatore). Non appena vedo un volto, nella mia mente si forma già la fotografia di quel personaggio…ed automaticamente, apparentemente senza sforzo, realizzo il ritratto che poi trasmette a chi lo osserva il carattere, l’intelligenza, l’anima del soggetto ritratto… Il tutto mi sembra semplice, poi mi rendo conto che anche osservando un muratore che schizza l’intonaco sul muro senza farlo cadere sembra facile! Ed allora mi dico: questo è l’artigiano, questo è il mestiere, questi sono anni di studio e di passione!”.
Tutte queste passioni ricevute, dal padre Leonardo, Amedeo Tamburini le ha trasmesse alla figlia Rebecca, la quale, di suo, ci ha messo altrettanto amore e il Liceo della comunicazione indirizzo spettacolo e cinema frequentato in un college a Sansepolcro.
E’ Rebecca che partorisce l’idea dell'”Officina fotografica”, pure lei appassionata di ritratto, di ritocco fotografico e computergrafica, oltre alla passione ci mette tutta la curiosità tipica della sua giovane età e porta una ventata di nuovo.
Amedeo Tamburini, dal canto suo, continua la ricerca, infatti, uscito nel 2006 dalla società Foto Renoir di Rimini, della quale era socio ideatore e fondatore, soggiorna per lunghi periodi a Biella, in quel Piemonte sua regione adottiva e mai dimenticata, per arricchire la sua esperienza presso due tra i più raffinati fotografi italiani: Claudio Burato e Piero Luca Dal Chiele. Il resto è storia di questi giorni.