L’ECONOMIA
– Nel dialogo tra sordi, Cna e Confartigianato insieme hanno organizzato una giornata con le banche del territorio per mettere sul tavolo le ragioni degli imprenditori come futuro vero dell’economia di questa provincia. Hanno scelto un titolo volutamente provocatorio: “Banche e imprese da dove ricominciare”. Si è tenuto lo scorso 29 ottobre, tra gli intervenuti Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini e Luigi Marattin, giovane professore di economia dell’Università di Bologna, nonché buon conoscitore del tessuto produttivo del Riminese. E a sorpresa viene fuori che il 72 per cento degli imprenditori sono soddisfatti del comportamento della propria banca in merito ai finanziamenti.
“E’ una giornata importante – ha argomentato Salvatore Bugli, direttore Cna della provincia di Rimini – ad un anno della nascita di Unifidi, la cooperativa regionale di garanzia delle imprese artigiane, per continuare il nostro ragionamento. Siamo la prima cooperativa d’Italia e finora abbiamo già garantito 750 milioni di euro, che diventeranno un miliardo entro la fine dell’anno. Nella nostra provincia, siamo a 70 milioni per 5.000 imprese. Penso che siamo interlocutori importanti per il sistema creditizio. Dopo il disorientamento iniziale, il rapporto banca-impresa sta dando dei frutti, anche se non come ci aspettavamo. Il credito deve continuare ad essere sufficiente per la piccola e media impresa. Devono guardare con pacatezza e realismo le necessità di chi produce e non prendere alla lettera i parametri di Basilea 2; perché in questo contesto di crisi il rischio è che siano le piccole imprese a pagare il prezzo più alto”.
“La crisi – è intervenuto appena dopo Bugli, Mauro Gardenghi, segretario Confartigianato della provincia di Rimini – è un nemico unico per tutti: per le imprese e per le stesse banche. Non si salvano quest’ultime se le imprese spariscono. O viceversa. C’è la necessità di un rapporto di collaborazione, altrimenti che cosa farebbero le banche senza l’economia? Quella vera, non quella finanziaria. Voglio ricordare che il 95 per cento delle imprese italiane sono piccole e questa è una delle ragioni della collaborazione; per le dimensioni hanno maggiori difficoltà a traghettarsi fuori. Lo possono fare però con i grandi numeri di Unifidi. In questo momento la crisi economica si può affrontare solo col coraggio delle imprese e col coraggio delle banche. Le banche devono fare tutto quello che possono; le associazioni di categoria fanno il massimo e Unifidi ne è la dimostrazione. Però alla fine Unifidi non può salvare le banche”.