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Home Rubriche L'altra pagina

Benvenuti: a chi vive felice, a chi ama, a chi è sofferente

Redazione di Redazione
14 Gennaio 2009
in L'altra pagina
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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“Questo Bambino, questa notte, ci dice che dobbiamo essere seri, che non dobbiamo prenderci un giro: e se vogliamo celebrare la sua nascita è necessario che ci prepariamo a rinascere noi”

“Questa notte lasciamoci sedurre da quel Dio che si impoverisce così tanto da farsi Bimbo per essere alla nostra portata”

– Benvenuti!? a tutti voi che avete scelto di partecipare a questa celebrazione, venendo dalle diverse parti della città.
Benvenuto alle persone che amate e che portate in cuore, a quelle per cui soffrite o per cui sperate e trepidate. Benvenuto anche alla gioia di quanti sono sereni; a chi è innamorato e vive felice e con passione l’amore. Benvenuto al dolore e alla sofferenza di quanti soffrono a causa dell’amore infranto o deluso o fattosi pesante; in modo particolare a quanti portano nella carne e nel cuore i segni della separazione, del divorzio o dell’incomprensione: il vostro posto questa notte è qui per scaldarvi insieme a Gesù nudo nella mangiatoia sorgente di consolazione e di tenerezza. Benvenuto a chi è solo e soffre di solitudine, a chi si sente perseguitato per i propri orientamenti sessuali, a chi è emarginato, vilipeso e ucciso per le stesse tendenze, a chi è oppresso per la religione o per il colore della pelle, o per la condizione di immigrato, di esule, di rifugiato, di donna, di bambino e bambina sfigurati dalla pedofilia dentro la società e dentro la Chiesa. Benvenuto a chi vive nell’equivoco e nella menzogna di se stesso: qui, questa notte, se si lascia afferrare dal Vangelo della liberazione potrà iniziare a scoprire la verità di sé e il proprio vero volto. Questa notte, insieme, vogliamo riconoscere il mondo intero, e pensare che nel momento in cui Gesù diventa uomo, fa suo ogni anelito e attesa di umanità come lo sono, a distanza di venti secoli, i «Diritti Universali dell’Uomo».
Questa sera noi ricordiamo un Bambino a cui furono negati tutti i diritti umani fondamentali fino al punto di essere, appena nato, perseguitato come destabilizzatore del regno di Erode e di ogni potere: sappiamo che egli dovette poi fuggire all’estero, se fosse vissuto oggi, in Italia, le nostre leggi lo avrebbe espulso e rinviato alla frontiera. Questo bambino vivrà tutta la sua vita per dare fiducia e speranza a tutti gli emarginati e gli infelici del suo tempo, di ogni tempo: starà con i poveri, diventerà impuro con i lebbrosi, parlerà con i pagani, che sono i non credenti di oggi e i cultori di altre religioni, si lascerà avvicinare da prostitute e pubblicani, che erano considerati come la peste, e darà alle donne per prime i messaggi più importanti della fede. In una parola, Gesù era, ed è, un liberatore mite e rispettoso di ogni fatica del credere e del vivere che in questa notte viene a liberarci dal nostro perbenismo e dalla droga di una religione funzionale al sistema e fredda come un sepolcro.
Questo Bambino, questa notte, ci dice che dobbiamo essere seri, che non dobbiamo prenderci un giro: e se vogliamo celebrare la sua nascita è necessario che ci prepariamo a rinascere noi. Questo possiamo farlo in diversi modi: rifiutando ogni discriminazione nei confronti di chiunque, e accogliendo l’umanità di Dio presente in tutti: immigrati, gay, eterosessuali, rom, divorziati, separati, prigionieri. Anche se nel mondo ci fosse una sola persona diversa da tutte le altre, essa ha diritto ad essere tutelata e garantita come ogni altro. Diversamente il nostro essere cristiano sarebbe solo acqua calda o zucchero filato. Questa notte è la notte in cui noi facciamo una professione di fede nell’uomo-Dio, ed affermiamo la nostra passione d’amore per tutti gli uomini e le donne, senza distinzione di sesso, di religione, di cultura, di nazione, di condizione sociale. Cerchiamo, allora, di uscire da questo eremo e di scendere in città talmente e totalmente appassionati per l’umanità tutta da sentirci parte di un tutto universale e cittadini di un mondo senza muri e senza confini. È l’unico modo che abbiamo per celebrare l’incarnazione di Dio che si fa uomo per rivelarci il volto del Padre.
L’essenza del cristianesimo è tutta qui: più scopriamo il volto umano di Dio, più la nostra fede è reale, profonda e spirituale. Lasciamo fuori i sentimenti banali e osceni della bontà e del buonismo del Natale, dell’inganno dell’essere buoni per obbligo o a tempo determinato, del pensare precariamente ai poveri, a chi ha fame, sete, o è senza casa e dignità, o di difendere la natura solo quando è nel giardino di casa. No, se lo facciamo oggi soltanto, e ce ne dimentichiamo negli altri 364 giorni, commettiamo un peccato in più: sarebbe, cioè, un inganno alla nostra coscienza, a noi stessi e agli stessi poveri. Gesù ci ha detto: «i poveri li avrete sempre con voi».
Allora, questa notte lasciamoci sedurre da quel Dio che si impoverisce così tanto da farsi Bambino per essere alla nostra portata. E chiediamo a Dio di liberare i fili dell’accanimento a coloro che, come Eluana e i sofferenti dell’impossibile, sono più vicino alla gloria di Dio che alla vita dell’uomo: lasciamoli salire al cielo come palloncini sfuggiti dalle mani tenere dei bambini, perché la verità senza tenerezza è crudele e dispotica. Se qualcuno pensa di essere indegno o indegna di stare qui, perché il suo cuore gli rimprovera qualcosa, ebbene sappia, una volta per tutte, che Dio è più grande del suo errore, del suo limite, e dei suoi peccati; sappia che è Dio a stare davanti a lui o a lei per dire: non avere paura, questa notte tu puoi rinascere perché io sono già nel tuo desiderio; e per ripeterci con dolcezza: convertitevi, cambiate mentalità e credete al Vangelo, Io-Sono Gesù Cristo e sono venuto apposta per te, per voi, per tutti e vi voglio felici, responsabilmente felici. Buon Natale a tutti con tutto il cuore!

di padre Benito Fusco
Già direttore della San Pellegrino di Misano

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