– Alberto (Bertino) Montanari scende in campo. Si rende disponibile a correre come sindaco di Morciano. Dopo il decisionista Giorgio Ciotti, un uomo di mediazione e di squadra per il Pdl? Forse. Alberto Montanari si fa avanti così: “Sono disposto a scendere in campo”. Cinquantanove anni, un figlio, tra i maggiori commercianti della provincia di Rimini (Mofa), Bertino Montanari è stato sindaco dal ’90 al ’95; Ciotti allora era un capriccioso e giovane vice-sindaco (tolse anche la targa di vice davanti al suo ufficio). Prima ancora, Montanari, era stato assessore al Commercio. Appartiene ad una famiglia di socialisti mai pentiti; anche il babbo Luciano fu sindaco, ma negli anni Settanta.
Dopo la bufera Tangentopoli, fu tra i primi ad abbracciare Forza Italia, nel ’93. L’uomo è persona perbene; un gentiluomo che si diverte con la politica e fa ragionamenti con l’etica della responsabilità. E’ convinto che le classi benestanti abbiamo prima ancora che dei diritti, doveri e che non debbono profittare. Che devono essere cittadini maturi e consapevoli; che debbono pagare le tasse ed essere a disposizione degli altri. Negli ultimi anni è passato da molte strettoie di salute.
Come sta ora?
“Direi bene. Certamente negli ultimi tre anni è stata dura; forse lassù qualcuno mi vuole bene. Ho superato uno dei momenti più difficili della mia vita: tre interventi chirurgici, 70 giorni di ospedale e in contemporanea anche la grave malattia di mio babbo, che orgogliosamente posso dire di aver saputo portare avanti come lui desiderava: morire serenamente a casa sua”.
Perché scendere in campo?
“Prima, perché ora ho tempo e la politica la vivo come servizio. Come un gruppo di amici che insieme lavora per il bene del paese. Sicuramente abbiamo davanti una crisi economica che dal mio punto di vista non si risolverà nel giro di un anno. E a me questi momenti difficili piacciono. Non sarei il sindaco che come sempre più accade andrebbe a cambiare piazze, illuminazioni, rotatorie. Non sono quello che vuole mettere la firma sotto una grande opera da lasciare ai posteri. Intendiamoci, le grandi opere ci vogliono, ma mi piace partire dalle piccole cose: pulizia delle strade, sicurezza, lampioni funzionanti e marciapiedi senza buche. Mi concentrerei più sul sociale che sulle piazze. Più su Morciano Città Mercato, Morciano Città del Commercio. Insieme, Comune e commercianti possono esprimere grandi potenzialità”.
Qual è il peccato più frequente in politica?
“Quando non si vuole più mollare la poltrona”.
Chi è il politico Montanari?
“Un uomo di centro. Uno che vuole bene al proprio paese. Ad esempio mi incazzai ragionando con mio babbo quando tolsero le tasse sulle barche. Se non paga il benestante, chi paga il poveraccio?”.
Candidato col Pdl oppure?
“Col Pdl è naturale, ma anche con persone affezionate a Morciano”.
A Mario Garattoni, esponente della Lega Nord, che dice?
“Mario come tutti sanno è un combattivo. Sembra un rompiscatole, ma molte sue idee sono valide e vanno concretizzate. E’ un uomo abituato ad approfondire; qualche volta però dovrebbe controllare l’irruenza”.
Che cosa non rifarebbe come sindaco tornasse indietro?
“I miei 5 anni non sono stati rose e fiori; l’esperienza mi ha insegnato che si può fare meglio. Ad esempio non firmerei su dei piccoli lotti di 500 metri quadrati, grandi abitazioni; chiederei aree di almeno 1.500 metri quadrati. Metterei le mani su piazza Boccioni. E’ la grande incompiuta di Morciano; i sindaci ne hanno sempre molto discussso, ma è mancato il coraggio per metterci le mani. E pensare che basterebbero pochi interventi”.
Invece, che dire a Battazza, il segretario del Pd della Valconca?
“Me lo ricordo quando facevamo i sindaci insieme: lui a Montefiore, io a Morciano. Sulle cose importanti, sugli interessi comuni, eravamo sempre d’accordo. Persona intelligente”.
Un consiglio a Giorgio Ciotti?
“Preparato, colto, ad uno come Ciotti è difficile dare consigli. Politicamente introdotto ed abile come un settantenne, gli direi di vivere Morciano nella sua quotidianità e di riscoprire l’umanità”.
La lottizzazione Montaldosso risale alla sua amministrazione, come erano le cose?
“Doveva essere l’ingresso di Morciano; pertanto bello e fatto da villette. Ricordo ancora che allora facemmo arrabbiare una famiglia che non rispettava le semplici altezze. Oggi, leggo che ci vogliono costruire decine di appartamenti. Mi sembra che vogliano un altro ingresso”.