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Home Rubriche L'inchiesta

Crisi, a luglio qualcosa si è mosso

Redazione di Redazione
10 Agosto 2009
in L'inchiesta
Tempo di lettura : 6 minuti necessari
A A

L’INCHIESTA

di Francesco Toti

[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/agosto09/vignetta-inchiesta.jpg[/img]

– “Dammi una bella notizia”. “Nessuna bella notizia, ma solo piccoli segnali. Lavoriamo con una sola azienda e io guadagno la metà rispetto a quando l’economia tirava, tuttavia ci sono giunti piccoli lavoretti”. E’ il dialogo tra due amici. Chi risponde lavora in una della maggiori imprese metalmeccaniche del nostro territorio. Un gioiello di azienda terzista che produce particolari di altissima tecnologia, come particolari per apparecchiature elettro-medicali, fino a pezzi per carri armati; in mezzo ci sta tutto. Per dare il senso dello spirito di quell’impresa c’è questo piccolo particolare. Il signore della risposta sta facendo corsi di formazione per quando arriveranno gli ordinativi. Insomma, roba da fantascienza, ma neppure tanto.
Nel frattempo il sindacato commenta così: “La crisi non segna il passo”.
Mentre il comparto turismo, troppo presto dato per morto, sta mettendo una signora pezza alla crisi economica della provincia di Rimini (luglio sembra sia un mese ottimo e lo sarebbe stato anche giugno se il maltempo non avesse gustato gli incassi dei fine settimana), il manifatturiero si sta interrogando su come affrontare settembre. All’orizzonte ci sono più nubi che squarci di azzurro, più dubbi che speranze, più umiltà che boria. Anche se l’umiltà è una caratteristica forte dell’imprenditore vero. Una domanda che aleggia come uno spettro sull’economia della provincia di Rimini: quante aziende non riapriranno in settembre?
Turismo, tessile-abbigliamento, metalmeccanica e nautica, rappresentano i bilanciati settori economici del territorio, come diversificazione sono una vera e propria ancora di salvezza; nel senso che è improbabile che tutt’e quattro possa crollare. Ma andiamo a sentire come si prospetta il prossimo autunno. Bruno Bargellini, titolare di Top Automazioni, nonché presidente di Api (Associazione della piccola e media industria della provincia di Rimini). La sua azienda è un po’ il termometro della metalmeccanica e del fare di chi ama la sua impresa. Da un anno si è tolto lo stipendo, da sei mesi ha abbassato lo stipendio ai due figli con lui in azienda del 30 per cento e non ha mai invetsito gli utili nel mattone o nella specualzione edilizia, ma sempre nell’impresa, “come un buon padre di famiglia”. Produce un robottino in grado di caricare le barre nei torni e farli lavorare 24 ore al giorno senza operatore. Top Automazioni è la seconda impresa del settore al mondo, dietro una svizzera che forse sta peggio. Racconta il signor Bargellini: “In luglio il calo continuo di fatturato del mese dopo mese, è stato arrestato. Ad esempio, se il mese prima si erano vendute sei macchine, sono diventate 10; si ricevono più telefonate; si fanno più preventivi. Era ferma la ricambistica, e in luglio si sono mossi anche i ricambi. Ho parlato anche con gli altri colleghi, e la metalmeccanica della provincia di Rimini vede muovere qualcosa”.
Bargellini alza gli sguardi anche sui mercati. Argomenta: “Il mercato italiano delle macchine utensili tiene meglio che nel resto dell’Europa. La mia affermazione è avvalorata anche dal fatto che le imprese straniere, giapponesi in testa, sono diventate molto più aggressive in Italia”.
Una buona notizia giunge da San Marino. Il Colorificio Sammarinese, tra i primi sei in Italia, da tre mesi non riescono a dare il resto.
Fabrzio Moretti, titolare del colorificio Mp a Viserba, nonché presidente di Cna Piccola Industria della provincia di Rimini, dice: “Noi già in maggio e giugno abbiamo riscontrato una piccola ripresa del mercato; soprattutto in Italia, l’estero è abbastanza fermo, ma da lì giungeranno, credo, le migliori opportunità di crescita. Dai miei colleghi ascolto più o meno la stessa analisi; eccetto la metalmeccnica dove ci sono stati paurosi cali di fatturato. Dopo la ferie di agosto, sono speranzoso, anche se tutto è una grossa incognita”.

I NUMERI

Camera di commercio, solo 10 aziende in meno

– Nel primo semestre 2008 erano iscritte alla Camera di commercio di Rimini 33.734 aziende. Nei primi 6 mesi del 2009, erano soltanto 10 in meno, 33.724. Ad usare la lente di ingrandimento nei settori, si ha che hanno cessato 83 imprese agricole (da 2.567 a 2.484) e che quelle di costruzioni sono aumentate di circa 100 unità (da 5.036 a 5.131). Quasi stabile il manifatturiero, con solo 20 unità in meno (da 3.441 a 4.421). Insomma, ed è cosa naturale, nessuno scossone dopo un anno di crisi; si cerca di resistere.

L’AZIENDA

Ferretti Craft, 26 posti barca-lavoro, ma se ne fanno cinque

– E’ consolante vedere che i ricchi hanno una coscienza, smettono di acquistare beni di lusso come gli yacht nella crisi economica. Ferretti Craft, il colosso mondiale della nautica con i suoi 9 marchi (Ferretti, Pershing, Itama, Bertram, Riva, Apreamare, Mochi Craft, Crn e Custom Line), 980 milioni di fatturato, oltre 4.000 dipendenti diretti, creato da quel gran piglio imprenditoriale di Norberto Ferretti, è in ginocchio, ma con la voglia di scommettere su se stessa. La prova forte è lo storico cantiere di San Giovanni in Marignano. Nel grande capannone ci sono ben 24 posti barca-lavoro. Solo che ne stanno allestando cinque e due sono quasi finite. Il cantiere impiega 160 dipendenti, ma al momento c’è lavoro per 50-60 unità. Se dalle fiere di settembre-ottobre (Cannes, Montecarlo, Genova) non giungeranno ordini le conclusioni si possono già tirare. E lo spirito di Ferretti, “quando il gioco si fa duro, entrano i duri”, serve a poco. Ma l’azienda da un punto di vista industriale, del prodotto, dello spirito, è più che mai viva. Nelle fiere porterà modelli innovativi, da una parte; dall’altra negli ultimi mesi con un attento lavoro commerciale è riuscita a collocare sul mercato tutte le barche in acque e nei piazzali prodotte, nonostante che non ci fossero gli ordinativi. Positivi anche gli ultimi indicatori economici. Nel 2008, ha fatturato 980 milioni di euro, con utili a 180 milioni. Inoltre, è riuscita a mettere una pezza ai debiti, giunti a 1,35 miliardi di euro. Lo ha fatto facendo entrare nel capitale la potentissima Mediobanca. Da parte sua, Norberto Ferretti ha partecipato all’aumento di capitale. L’ultima crisi della Ferretti Craft risale al ’92; allora uscì dalle secche, fino a diventare leader mondiale.

I NUMERI

Fonderia Scm, meno 30%

– La fonderia Scm di Villa Verucchio aveva 48 dipendenti. Tredici sono in cassa integrazione zero ore. I restanti 35, negli ultimi tre mesi non hanno lavorato un mese a testa; a turno hanno usufruito della cassa integrazione. In giugno, i 35 lavoratori furono invitati a scioperare, ma soltanto tre aderirono.

CASSA INTEGRAZIONE,
la meccanica vale l’87,4 per cento

Coinvolti negli ammortizzatori sociali 5.500 lavoratori

I NUMERI

In cassa anche oltre mille impiegati; per 800 lavoratori sospensione completa. Dagli indicatori mancano gli addetti “invisibili”

[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/agosto09/vignetta-inchiesta2.jpg[/img]

– Nel primo trimestre di quest’anno hanno perso il lavoro 515 persone, più 152 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; il 63,5 per cento sono maschi. La fonte è il Centro dell’impiego.
[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/agosto09/numeri-inchiesta.jpg[/img] Altro dato, l’87,4 per cento della cassa integrazione riguarda il settore delle meccanica, che ha subito un vero e proprio tracollo, trascinato fondamentalmente dalla Scm, l’azienda leader mondiale, il cui destino va a coinvolgere anche quello di una miriade di piccoli artigiani.
Nel panorama di crisi la provincia di Rimini se la cava peggio del resto dell’Emilia Romagna. Nei primi cinque mesi di quest’anno, il ricorso alla cassa integrazione guadagni (cig) è cresciuta dell’872%. Un indicatore doppio rispetto a quello registrato nella regione (+472%) e triplo rispetto al valore nazionale (+296%).
Un trend esplosivo: le ore concesse sono passate da poco meno di 21mila a oltre 531mila segnando una variazione del 2.449%.
Nel complesso, i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione sono 4.029 di cui 3.026 operai e 1.003 impiegati; entrambi costituiscono oltre il 63% dell’occupazione dipendente delle imprese che hanno fatto ricorso a tale ammortizzatore sociale. A questo vanno aggiunti gli artigiani, un altro migliaio. Più, ma questo dato non è quantificabile, coloro i quali non avevano il salvagente degli ammortizzatori sociali. Afferma il sindacato: “Facendo affidamento sull’esperienza pregressa, l’Eber (Ente bilaterale Emilia Romagna) stima che per ogni accordo siglato vengono coinvolti in media circa 3,5 dipendenti artigiani (325 accordi su 418 sono del settore metalmeccanico). Su questa base, i lavoratori implicati potrebbero ragionevolmente ammontare a circa 1.000 unità”.
La tipologia di intervento più frequente è data dalla combinazione di cassa integrazione ad orario ridotto e a zero ore: tale applicazione rappresenta oltre il 35% delle ore richieste.
Poco meno di 800 lavoratori sono stati viceversa interessati dalla sospensione completa della loro occupazione. Di questi 139 sono in cassa integrazione straordinaria con preoccupante prospettive di disoccupazione.
Utilizzando le fonti fin qui analizzate è possibile stimare la dimensione della forza lavoro complessivamente interessata dal ricorso agli ammortizzatori sociali. Il suo ammontare è prossimo alle 5.500 unità e corrisponde ad oltre il 6% della forza lavoro dipendente. E’ necessario tuttavia precisare che si tratta di un dato parziale che sottostima la reale portata della crisi in corso poiché non tutti i lavoratori censibili sono stati intercettati e non tutti dispongono della protezione data dagli ammortizzatori sociali.
In riferimento al primo aspetto si pensi solo che i dati relativi alla mobilità sono riferiti solo al primo trimestre mentre l’indagine è estesa al periodo gennaio – maggio. Non bisogna poi dimenticarsi di tutti quei lavoratori invisibili che si trovano in una situazione precaria poiché hanno occupazioni temporanee a forte rischio di rinnovo, o già disoccupati in quanto alla scadenza del contratto non è più stata offerta loro una nuova opportunità di lavoro.

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